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Nuovi documenti svelano che Quick Links di Apple è stato copiato in Android

Tra i 5 brevetti di cui Apple contesta l’infrazione da parte di Samsung c’è anche Quick Links, in grado di trasformare semplice testo in numeri di telefono cliccabili, indirizzi per Mappe e appuntamenti nel Calendario, tutti utilizzabili con un solo click o un tap da parte dell’utente. Nuovi documenti interni di Samsung presentati dai legali di Cupertino in tribunale dimostrano non solo che l’ispirazione per questa nuova funzione per cellulari e smartphone (ma non solo) proviene direttamente da iPhone e iPad, ma che il funzionamento alla base di questa tecnologia, molto più complessa da sviluppare e implementare di quanto si possa credere, sono stati praticamente clonati da progetti di Cupertino che risalgono addirittura gli anni ’80.

Il processo di “ispirazione” se così lo possiamo definire si spinge ben oltre, tanto che il documento interno di Samsung denominato “UX Roadmap” per il 2011-2012 che indica le direzioni guida per migliorare l’interfaccia utente dei dispositivi mobile sud coreani, riprende concetti e idee sviluppate da Apple nell’arco di oltre 20 anni. In calce in questo articolo riportiamo uno dei documenti riservati pubblicati da AppleInsider. Secondo i legali di Cupertino circa il 25% dell’intero documento di Samsung dedicato ai possibili miglioramenti dell’interfaccia di smartphone e tablet Galaxy, ricopre tecnologie e soluzioni di Apple indicate come Apple Data Detectors, il nome originale utilizzato negli anni ’90 per indicare quella che è poi stata rinominata Quick Links.

Inizialmente la tecnologia Apple Data Detectors è stata ideata da ATG, sigla di Advanced Technology Group, piccola società di esperti e scienziati fondata nel 1986 e controllata da Apple per sviluppare tecnologie e soluzioni del futuro, senza alcun legame con i prodotti e le soluzioni allora in produzione a Cupertino.

quick links 2 samsng contro apple

E’ proprio verso la fine degli anni ’80 e all’inizio degli anni ’90 che è stata inventata e brevettata la soluzione per riconoscere nel testo link e informazioni utili per l’utente, che vengono evidenziati in automatico del sistema in modo indipendente dalla loro posizione e anche dalla lingua del documento. Microsoft ha cercato di creare una tecnologia simile con gli Smart Tag all’interno di Office e di Windows all’inizio degli anni 2000 ma senza successo: nell’implementazione di Redmond l’utente veniva infatti sommerso da elementi e informazioni inutili che rendevano l’uso impossibile; soluzione quindi poco dopo rimossa in seguito alle numerose lamentele degli utenti.

Il riepilogo della nascita e della storia di Apple Data Detectors o Quick Links, illustra le difficoltà non solo di sviluppare una tecnologia innovativa e utile, ma anche nell’escogitare una implementazione realmente utilizzabile. Prima dell’arrivo di iPhone e iPad Apple Data Detectors è rimasta nell’ombra ma è stata rispolverata e aggiornata per essere integrata in iOS e anche in OS X, ma è proprio sui dispositivi mobile della Mela, e con l’implementazione funzionale e del tutto trasparente per l’utente in iOS che ADD o Quick Links hanno mostrato tutto il loro reale potenziale.

In conclusione per questo secondo grande processo Apple contro Samsung, i legali di Cupertino hanno richiesto una condanna per la violazione di 5 brevetti scelti accuratamente tra il patrimonio di centinaia e migliaia di tecnologie patentate detenute da Apple. Nel corso di anni di ricerche e di miglioramenti, oltre che di stop forzati, per poi riapparire in dispositivi rivoluzionari, Apple cerca di dimostrare l’originalità delle proprie idee e delle proprie soluzioni che Samsung e Google hanno poi replicato piuttosto rapidamente per competere nel settore smartphone e tablet.

I legali di Cupertino hanno però un lavoro difficile da compiere: non solo devono dimostrare che le soluzioni di Google e Samsung sono state copiate dalle proprie ma dovranno anche essere in grado di far valere le richieste di rimborsi e risarcimenti. Sembra chiaro infatti che giudici e tribunali non siano disposti a concedere blocchi completi per le vendite dei dispositivi in causa, temendo di provocare danni agli utenti. Così anche nel caso in cui venisse stabilita una reale infrazione da parte di Samsung-Google, la soluzione scelta sarà con ogni probabilità un pagamento ad Apple per l’uso di tecnologie proprietarie, una soluzione che forse Apple preferirebbe evitare, perché corrisponde di fatto a una cessione obbligatoria di uso in licenza. Dall’altra parte l’obiettivo dei legali di Samsung sembra più semplice: sminuire il più possibile il valore economico dei brevetti e delle tecnologie di Apple, così anche nel caso di una sentenza sfavorevole poco o nulla cambierebbe nello scenario attuale dei dispositivi mobile.

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