Il mercato dei monitor professionali è affollati di marchi e modelli con diverse vocazioni ma da sempre Asus presenta una linea di schermi denominata ProArt che è pensata per i creativi e questo modello ha come target non secondario l’utenza Mac. Asus ProArt Display 5K PA27JCV lavora bene però con tutti i sistemi operativi portando qualità, numero di connessioni e comodità d’uso, per una buona alternativa ai monitor di Apple con la possibilità di utilizzare la risoluzione nativa.
Elegante sin dalla scatola
Il monitor Asus ProArt Display 5K PA27JCV arriva in una semplice scatola di cartone, con all’interno, ben piazzati, tutti i pezzi per comporre il monitor intero.
Il montaggio è semplice anche per chi non l’ha mai fatto ma, ad ogni modo, ci sono delle grafiche all’interno della scatola che illustrano la sequenza iniziale.
Nella scatola trovano posto il pannello, l’albero, il piede rettangolare, il gancio per il pannello, un cavo HDMI, un cavo d’alimentazione e un cavo USB-C per il collegamento.

Le dimensioni sono 61.22 x 53.81 x 21.50 cm, che diventano 61.22 x 36.29 x 4.41 cm senza lo stand, parlano di un display da 27 abbastanza piccolo, considerato che i bordi sono minuti, seppure alla prima impressione sembri più grande.
Il peso è di 5.91 kg (4.14 kg senza stand), anche in questo caso nella media dei monitor da 27, forse solo leggermente più pesante, ma stabile sulla scrivania.
Il montaggio si esegue in pochi minuti, così come la prima connessione: la versatilità del monitor è alta, come vedremo, per cui è possibile non solo connetterlo a più dispositivi ma utilizzarlo pure come HUB, il che favorisce una semplificazione importante dei cablaggi della scrivania.

Versatile
Altro e accurato il numero delle porte disponibili: il monitor può funzionare bene tramite il connettore HDMI 2.1 o in DisplayPort 2.1 (ma per quest’ultimo manca il cavo), ma potendo è meglio connetterlo tramite il connettore USB-C, che da una parte permette di usare l’HUB integrato di 3 USB 3.2 Gen 1 Type-A e 1 USB 3.2 Gen 1 Type-C per collegare qualunque altra cosa, come mouse, tastiere, SSD esterni, cuffie, microfoni o webcam.
In particolare, le due porte USB-C sul retro possono funzionare come Switch KVM, alternando i segnali delle porte USB-A da un dispositivo all’altro, in sincronia con quello del segnale monitor.
Una delle prese USB-C è anche Power Delivery, capace quindi di alimentare un portatile sino a 96W, il che comprende tutti i MacBook Air, MacBook Pro sino 14 e 15 e anche praticamente tutti i PC commerciali attualmente disponibili, una grande comodità considerato che in questo modo il monitor funziona da Docking Station.
Chiude la rassegna delle porte disponibili un Jack analogico da utilizzare per cuffie o speaker esterni, considerato che l’audio integrato, tramite due speaker da 2W, è da utilizzare solo per l’audio di sistema e qualche musica di sottofondo, per un audio profondo e di qualità meglio utilizzare un sistema esterno.
I controlli OSD si manovrano tramite sei pulsanti posti alla base, accompagnati da un piccolo joystick: il menu OSD è chiaro e anche in Italiano, ma alle volte legga un po’.
Quelli che il 5K…
Il display propane una risoluzione di 5120×2880 pixel, un valore di 5K decisamente più interessante della media dei 4K che ci sono in commercio. Il Pixel Pitch di appena 0.116 mm propone una buona definizione e anche gli spazi colore sono interessanti, tutti pensati per il mondo della grafica, sRGB, Rec709, DCI-P3, Adobe RGB e DICOM.
Con un valore di Luminosità di 500 cd/㎡ e un valore di contrasto massimo del 3000:1, il monitor è adatto a chi ha esigenze di qualità nel colore, definizione in fase di disegno oppure anche per chi si occupa di verifiche di design.
Il tempo di risposta di 5 ms con un valore massimo di refresh di 60 Hz chiude ogni velleità di gioco, il monitor funziona bene con chi gioca occasionalmente e non pensato appositamente un per il gaming.
Nella prova abbiamo usato perlopiù il profilo “Nativo”, che è quello predefinito di fabbrica, ma anche il più luminoso. In realtà sul display in questo modo si presenta molto bene, con una buona luminsità e una buona fedeltà del colore, e suggeriamo agli utenti di cambiare modalità solo con cognizione di causa.
L’HDR, pur presente, non eccelle, e l’impressione è che questo modello non sia pensato per un HDR professionale, per il quale serve sicuramente spendere di più, ma può essere valutato occasionalmente, seppure serva una grande conoscenza della materia per un utilizzo “concreto”.

Il dubbio della risoluzione e la soluzione
La risoluzione massima di 5120×2880 pixel per questo modello è un gran bel vantaggio, un passo sicuramente migliore rispetto alla media dei modelli 4K presenti nel mercato, per diversi motivi.
Il Finder di macOS arriva a utilizzare solo una parte della risoluzione massima, quindi sino a 3360×1890 pixel (nella configurazione più piccola), ma i vantaggi sono ben altri.
Tutti gli elementi dell’interfaccia di macOS sono ottimizzati per valori di PPI di 110 (per monitor non retina) e 220 PPI (per monitor retina), il che significa che ogni valore di risoluzione impostata che proponga un valore diverso da questi due, rallenta il Mac, perché appunto il sistema deve “ridisegnare” tutti gli elementi per adattarsi al valore in PPI specifico.

Per ottenere questo valore serve utilizzare risoluzioni specifiche, che seppure non lo pareggino, almeno si avvicinino: ad esempio, un classico 4K a 27” (un valore molto comune nel mercato) propone una densità di pixel di 168 PPI, che è abbastanza lontano dai due valor di cui sopra (110 o 220) e di conseguenza “sforza” costantemente la scheda video per adattare tutti gli elementi alla nuova risoluzione.
Lo sforzo in questione si sente, tanto più il Mac è vecchio (quindi con un processore tipicamente meno potente) e tanto più i valori sono lontani da quelli standard.
Per fare un esempio, in un MacBook Pro con M3 Pro l’adattamento di dimensione è appena appena percepibile, perché il Mac è comunque abbastanza recente e lo potenza profusa è importante, mentre con un Mac mini del 2018 con processore Intel e scheda video integrata, la differenza di prestazioni è notevole, con una minore responsività generale del sistema.
Il valore di 218 PPI di questo monitor aiuta molto, perché il Mac mostra già un valore simile a quello di default di macOS, e non è un caso che tutti i display dei Mac e di Apple siano 5K (e non 4K, una differenza che è sia commerciale che tecnica) o con risoluzioni a volte anomale per il mercato.
Ovviamente, la risoluzione 5K è anche ottima per chi opera con prodotti professionali, come la suite Affinity o Adobe, laddove il proliferare di finestre e pannelli prevede l’uso di molto spazio.

Come funziona
Asus ProArt Display 5K PA27JCV è realizzato esternamente in plastica, con un look piacevole anche nel lato posteriore: il design è classico, ergonomico e funzionale.
La zona che ospita i connettori è posizionata in basso e non nasconde i cavi se non parzialmente, ma è comoda e con icone che chiariscono a che cosa servono tutti i connettori.
L’albero è ben realizzato e sostiene il display in modo solido: il movimento è facilitato, si trova facilmente la posizione corretta anche con una mano sola e il portacavi è comodo, considerando che se usate il Monitor anche come HUB USB il numero di cavi aumenta sensibilmente.

Come abbiamo detto, se possibile il monitor va utilizzato via USB-C, perché se disponente di un Laptop, si elimina la necessità di avere un secondo cavo per l’alimentazione (e l’alimentatore può rimanere tranquillamente nello zaino).
Il monitor si accende e si spegne in automatico con il computer, e con esso l’alimentazione di tutte le prese USB, così molti accessori che sono alimentati dal monitor spesso, smettono di funzionare a computer spento (evitando di consumare energia elettrica inutile).
Il funzionamento in altri orientamenti come quello verticale ne propone un uso interessante, ad esempio con due Asus ProArt Display 5K PA27JCV affiancati in verticale si ha una superficie davvero incredibile di circa 10K, con una spesa comunque contenuta rispetto a molte alternative nel mercato.

Conclusioni
Abbiamo potuto provare Asus ProArt Display 5K PA27JCV per qualche settimana in vari ambiti opertativi, ma ovviamente è con l’utilizzo intenso delle applicazioni professionali che ne abbiamo apprezzato le peculiarità.
Il monitor, pur se acceso diverse ore al giorno non scalda apprezzabilmente, è molto luminoso e si adatta, nel caso, a profili più professionali per utenze esigenti.
Il costo, formalmente sotto gli 800 Euro, è molto concorrenziale rispetto ad altri modelli 5K, che nel mercato ci sono ma non sono poi così tanti: se avete un Mac recente, il problema dell’ottimizzazione del segnale, con conseguente guadagno in termini di prestazioni, non è così sentito (ma lo sarà in futuro), mentre con un Mac un po’ datato l’effetto è sensibile e la scelta di optare per questo modello al posto di un più classico 4K mostrerà sicuramente una grande differenza anche nelle fasi di utilizzo più elementari.
Pro:
• Elegante e versatile
• La risoluzione 5K è comoda in ottica professionale
• Ottimizzato per macOS
• Ottimo rapporto prezzo/prestazioni
Contro:
• HDR migliorabile
• Qualche dettaglio di design è più comodo che bello
Prezzo:
• 799,00 €
Asus ProArt Display 5K PA27JCV è disponibile a partire dal sito web italiano della casa madre ma lo potete trovare più anche presso Amazon.it ad un prezzo al momento più alto.