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Scandalo Facebook, 200 euro richiesti per ogni utente coinvolto

Altroconsumo e simili organizzazioni dei consumatori di Belgio, Spagna e Portogallo hanno lanciato azioni collettive risarcitorie contro Facebook in questi quattro paesi. La richiesta al giudice è di un risarcimento di almeno 200 euro per ciascuno degli utenti del social network, a causa dell’uso improprio dei dati.

La class action poggia le basi sulle contestazioni mosse dalle Organizzazioni di consumatori nelle scorse settimane e confermate dall’Autorità Antitrust italiana con l’apertura del procedimento per pratiche commerciali scorrette: «Tutti gli utenti Facebook sono stati vittime di un continuo e massivo uso improprio dei dati da parte del social network o di altre app che operano sulla piattaforma» fa sapere Altroconsumo. «Con la raccolta di grandi volumi di dati e la loro condivisione con parti terze senza che l’utente avesse dato il consenso in modo pienamente consapevole, Facebook ha violato sia la normativa sulla protezione dei dati, sia la fondamentale legislazione sui consumatori, traendone indebiti e ingentissimi guadagni»

Questo il link per pre-aderire all’azione. L’atto di citazione sarà depositato entro breve dagli avvocati di Altroconsumo presso il Tribunale di Milano. Spetterà al giudice valutare il danno e calcolare l’importo finale del risarcimento che comunque gli esperti dell’Organizzazione hanno già valutato essere almeno di 200 euro per ogni consumatore sul social network, sommando il valore economico prodotto dall’utilizzo dei dati, più il danno morale.

Nello specifico l’associazione di consmatori contesta a Facebook la pratica commerciale scorretta e aggressiva per:

• aver violato gli artt. 20, 21 e 22 del Codice del Consumo: «in fase di attivazione dell’account è mancata un’informativa chiara e immediata al consumatore riguardante la raccolta e l’utilizzo per finalità informative e/o commerciali dei dati ceduti, sottolineando invece il messaggio di utilizzo gratuito del social».

• aver violato gli artt. 20, 24 e 25 del Codice del Consumo: «gli utenti registrati sono costretti a consentire che Facebook e altri soggetti terzi raccolgano e utilizzino i loro dati (ad esempio le informazioni del profilo o quelle derivanti dall’uso di app presenti nella piattaforma) per finalità informative e/o commerciali, pena il non poter utilizzare il social. La raccolta e l’utilizzo dei dati avvengono in modo automatico senza che i consumatori ne siano consapevoli: il sistema, infatti, prevede una casella già spuntata che dà il consenso alla cessione e all’utilizzo dei dati e la scelta eventuale di deselezionare tale casella comporterebbe un utilizzo limitato della piattaforma».

Per Ivo Tarantino, responsabile Public Affairs & Media Relations per Altroconsumo: “Dovrebbe essere chiaro che i dati utilizzati da Facebook appartengono ai consumatori e solo a loro. Diventa necessario che ciascun utente abbia il controllo sui propri dati, sappia esattamente per quale scopo siano utilizzati e possano ottenere una parte equa del valore creato dalle società che utilizzano le informazioni. E quando i consumatori sono tratti in inganno devono ottenere un risarcimento adeguato, come in questa vicenda. Con la nostra azione non intendiamo boicottare Facebook, al contrario pretendiamo un Facebook migliore che riconosca finalmente il ruolo centrale delle persone che popolano tale piattaforma, il rispetto dei loro diritti fondamentali, della loro libertà di scelta e dei loro legittimi interessi economici, i consumatori infatti non sono burattini con i quali Facebook può giocare a suo piacimento”.

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