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Steve Jobs e Bill Gates, keynote a confronto

Domenica per entrare dentro la sala del casinò The Venetian dove si teneva l’evento organizzato per il lancio della 40esima edizione del Consumer Electronic Show (CES), ci volevano oltre a parecchia pazienza e una certa resistenza fisica. Sala piena, duemila o più partecipanti, persino tre deputati del Congresso in prima fila ad assistere alla più grande (e inconcludente) manifestazione di Bill Gates durante l’anno. L’uomo, che è sia il più ricco al mondo che il meno brillante in pubblico quando si tratta di mostrare carisma e desiderio di ammaliare il pubblico, ama dividere il suo palco con una decina o quasi di ospiti – di solito vicepresidenti o funzionari di Microsoft che cambiano tutte le volte. Questa volta, la sua decima al CES, si è trattato di tirar fuori dal cilindro un’idea, qualche prodotto da dieci anni relegato nei laboratori di ricerca e soprattutto tanto niente. Vuoto pneumatico.

Introdotto da una serie di video che lo rappresentavano nei momenti più imbarazzanti (con l’esclusione delle volte in cui si impallano le macchine Windows su cui vengono fatte le sue presentazioni, ovviamente) Bill Gates ha giocato la carta della visione di lungo periodo aprendo la danza con “l’epoca della connettività  tra apparecchiature diverse” (che poi sarebbero quelle di Microsoft), mostrato un centro di storage per la casa, qualche gadget dentro Vista, il fatto che Vista renda i Pc compatibili con i joypad della Xbox 360, la compatibilità  tra Xbox e Pc Vista in termini di usi e funzioni, e poco altro. Anche la casa del futuro, una demo che mostrava una parete di maxischermi cambiare immagine animata alla pressione di un tasto del telecomando, rappresenta una sorta di “umiliazione” del pubblico in sala. La tecnologia, pareva indirettamente dire il keynote, è talmente avanti che voi popolino e volgo non la potete capire: prendete ciò che vi è dato, stupitevi di quel che viene annunciato e non disturbate il manovratore.

Steve Jobs, che ha tanti pregi ma non quello di essere l’uomo più simpatico o amabile della terra (almeno, secondo le testimonianze di chi ha potuto lavorare con lui o intervistarlo in epoche diverse), ha almeno tuttavia un rispetto sufficientemente alto del suo pubblico da volerlo intrattenere, stupire, lusingare e mai offendere o mancare di rispetto. La dimostrazione, alle volte anche un po’ furba o scenografica, delle tecnologie e visioni dell’azienda di Cupertino non viene infatti mai portata al livello di mancanza di rispetto del pubblico. I prodotti ci sono, i dati vengono offerti, la visione viene spiegata per convincere e portare clienti potenzialmente soddisfatti al proprio fianco.

Inoltre, a parte le differenze di retorica e prossemica dei due uomini che sono già  note da tempo (Gates sempre un po’ imbarazzato ma in realtà  molto attento e presente; Jobs brillante e per fortuna anche in ottima forma fisica questa volta, con buona pace delle voci che accompagnano i suoi keynote negli ultimi due anni), c’è da notare che quel che viene fatto da Steve Jobs e dai suoi uomini è un attento lavoro simile alla professionalità  degli uomini di spettacolo per realizzare uno show che dia soddisfazione.

Quando, verso la fine del suo keynote, il “clicker” di Jobs utilizzato come telecomando per far girare le slide si è rotto, e così pure del backup sempre presente, in attesa di riprendere il controllo delle slides Jobs ha raccontato a braccio un aneddoto sugli anni del liceo con Steve Wozniak che sdrammatizzasse la situazione, cogliendone il collegamento dalla cronaca stessa del momento: Wozniak aveva costruito a suo tempo un apparecchio per creare interferenze con le onde televisive, che quando acceso bloccava la visione nella camerata del campus della tivù e quando spento riportava tutto alla normalità . Mimando il comportamento di chi cercava di risintonizzare la trasmissione, sotto la regia invisibile di Wozniak che accendeva e spegneva l’apparecchietto a seconda della posizione del corpo dello sventurato che alla fine risultava annodato in una sorta di kamasutra dei dervishi danzanti, Jobs ha confermato una volta di più il suo talento da showman, pronto quasi per andare a condurre una trasmissione televisiva tutta sua.

Bill Gates, invece, non solo evita di dare informazioni concrete o esercitare un rispetto funzionale allo spettatore, ma talvolta mostra anche un lato del suo carattere apparentemente ben nascosto. Quando il vicepresidente di Ford Motors domenica scorsa, invitato sul palco per presentare l’integrazione operata da Microsoft con gli apparecchi di terze parti per musica, telefonini e altro sulle auto, ha citato “Zune, iPod e gli altri”, Gates ha irrigidito i muscoli del volto e smesso di parlare per più di cinque minuti: un adulto irato e a malapena controllato, messo di fronte a qualcosa che lo fa arrabbiare.

I due “amici-nemici”, padri dell’informatica personale, non potrebbero cioè essere più diversi. E al tempo stesso, non potrebbero essere più diverse le spinte che ciascuno ha dato alla rispettiva azienda. Insieme, hanno fatto molto. Ma in modo più diverso forse non avrebbero potuto.

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