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Tim Cook è il nuovo Steve Ballmer?

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Business Insider prova a fare un parallelismo tra il CEO di Apple, Tim Cook, e Steve Ballmer, ex CEO di Microsoft. Dopo avere guidato la sua azienda per 25 anni, Bill Gates lasciò le redini a Steve Ballmer nel gennaio del 2000, che gestì il colosso di Redmond per i successivi 14 anni.

Se si misura un’azienda dal punto di vista delle vendite, Ballmer ha fatto un lavoro spettacolare triplicando le vendite e più che raddoppiando i profitti passati sotto la sua guida da 9 miliardi di dollari a 22 miliardi di dollari. Il lancio di Xbox, Kinect e l’acquisizione di Skype e Yammer, sono operazioni avvenute sotto il suo controllo. L’azienda è cresciuta trimestre dopo trimestre ma guardando a lungo termine, le mosse di Ballmer possono essere viste come un fallimento, giacché si è preoccupato della crescita a breve termine, incapace di individuare opportunità che avrebbero pagato a lungo termine.

Steve Ballmer
Steve Ballmer

L’ex CEO di Microsoft ha la colpa di non avere capito l’importanza di Google nel settore delle ricerche, non è riuscita a comprendere il mondo dei nuovi smartphone lasciando il settore ad Apple/Google, non è riuscita ad avere voce nel mondo dei media lasciando il settore ad Apple/Netflix, non è riuscita a capire cosa stava avvenendo nel cloud lasciando lo scettro ad Amazon.

Nel 2000 il 95% dei sistemi operativi desktop era in mano a Microsoft; quindici anni e due miliardi di smartphone dopo, il market share di Microsoft nel settore mobile OS è pari all’1%. L’azienda ancora adesso paga lo scotto di non essere riuscita a capire in che direzione stava andando il mercato. Microsoft ha perso opportunità nel settore della ricerca, del mobile, del cloud e altri settori ancora perché Ballmer ha puntato sempre tutto principalmente su Office e Windows, i due business portanti di sempre. Progetti che puntavano su altre direzioni non hanno mai attirato la sua attenzione o hanno faticato a essere imposti, Xboxì inclusa.

Il fallimento di Microsoft in settori nei quali altri hanno ampiamente avuto modo di operare e lavorano, è dovuto alla mentalità di Ballmer (un laureato a Harvard e un venditore di prim’ordine) che non ha fatto altro che proporre all’infinito un modello di business esistente in un mondo che stava cambiando e sconvolgendo le regole, non capendo cosa sarebbe accaduto a lungo termine.

Nel 2014 al posto di Ballmer è arrivato Satya Nadella, uomo che ha intuito che l’obiettivo verso il quale stava puntando l’azienda era sbagliato e ha diretto il timone verso nuovi lidi, pensando al cloud, alla realtà aumentata, alla disponibilità universale delle soluzioni su più piattaforme e altri settori che mai Microsoft avrebbe esplorato sotto la direzione Ballmer. Nadella, insomma, ha probabilmente salvato l’azienda, dal rischio irrilevanza.

Satya Nadella e Steve Ballmer
Satya Nadella e Steve Ballmer

Un CEO visionario non è solo una persona in grado di assicurare l’esecuzione di prodotti di prim’ordine ma è anche qualcuno capace di spingere sul pedale dell’innovazione. È in grado di creare un mercato, intercettando prima di altri le esigenze dei clienti. Un esempio di imprenditore visionario universalmente riconosciuto è Steve Jobs che è riuscito a trasformare Apple da azienda di nicchia ad azienda in grado di generare i maggiori profitti al mondo. Dal 2001 al 2008, Jobs ha reinventato Apple più volte: creando nuovi canali di distribuzione come gli Apple Store, sconvolgendo il business dell’industria musicale con l’iPod e iTunes nel 2001, rivoluzionando la telefonia con iPhone nel 2007, con l’App Store nel 2008, spingendo entrate e ricavi sempre verso nuovi livelli.

Le operazioni di Jobs non sono state transizioni ma modelli di business anche diversi tra loro, con nuovi canali, nuovi clienti, nuovi mercati e nuova enfasi a livello organizzativo. Un CEO visionario è in grado di capire i prodotti, la loro coerenza, avere una visione costante dell’industria/modello commerciale di riferimento e delle necessità dei clienti, traghettando l’azienda verso nuove opportunità.

Il problema delle aziende guidate dai visionari è che sono troppo legate a una singola persona. Un uomo come Jobs si è saputo circondare da dirigenti in grado di controllare hardware, software, design dei prodotti, catene dei fornitori e produzione, trasformando la sua visione in progetti, procedimenti e procedure. Quando i visionari vanno via o muoiono, i sottoposti credono tocchi a loro guidare l’azienda. In Microsoft, Bill Gates affidò le redini a Steve Ballmer, e in Apple Steve Jobs disse chiaramente che spettava a Tim Cook il compito di guidare l’azienda.

Tim Cook
Tim Cook

Arrivati al vertice, i sottoposti tendono a liberarsi di caos e turbolenze nell’organizzazione. I CEO esecutori valutano la stabilità, i processi produttivi e la possibilità di replicare l’esecuzione di prodotti di successo. Da una parte semplifica la prevedibilità ma ciò implica la cosiddetta “spirale della morte della creatività”. Le persone creative cominciano a lasciare l’azienda e altri esecutori (non guidati da un vero leader) continuano a svolgere il loro ruolo di dirigenti senior, coinvolgendo più persone nel processo produttivo allentando la forza dei talenti creativi.

Tim Cook è alla guida di Apple da cinque anni, abbastanza per dire che l’azienda che vediamo ora è frutto della sua gestione e non più di quella dell’era Jobs. Il confronto tra Cook e Ballmer è inquietante ma non errato: sotto la guida di Cook, Apple ha raddoppiato entrate e profitti. L’iPhone continua a vendere come non mai, aggiornato anno dopo anno ma l’unica cosa veramente nuova dell’era Cook è Apple Watch. Apple vanta 115.000 dipendenti, eppure finora è riuscita a malapena a proporre modesti aggiornamenti hardware sul versante laptop e desktop.

Business Insider avverte i dirigenti della Mela che il mondo è pronto a sconvolgere Apple, sulla falsariga di quanto avvenuto con Microsoft sotto la guida di Ballmer. Apple ha al momento dalla sua il vantaggio di avere un prodotto dominante come l’iPhone ma Google e Amazon stanno scommettendo sui dispositivi del futuro con integrati servizi che ricorrono all’intelligenza artificiale, oggetti pensati per agire nella casa dell’utente e che potrebbero rappresentare l’ondata di dispositivi che saranno la normalità nelle case del futuro. Cupertino non sembra al momento avere una visione diversa. Apple si vocifera stia lavorando a progetti nel campo delle auto a guida autonoma, di intelligenza artificiale, nei campi della Salute, della Realtà Aumentata e della Realtà Virtuale ma di concreto, finora, non si è visto nulla.

Il problema per tutte le aziende che perdono un CEO visionario è sempre lo stesso: innovare o preoccuparsi del core business riducendo al minimo i rischi e massimizzare i dividendi degli azionisti? Molte aziende sono legate al loro storico fondatore, guida visionaria: Steve Jobs, Jeff Bezos, Mark Zuckerberg, Jeff Immelt, Elon Musk, Mark Benioff, Larry Ellison: sono tutti uomini legati ampiamente all’azienda che hanno creato, guidato e gestito e da sempre all’esterno c’è la paura che persone diverse non siano capaci di avere la visione del leader.

È successo con Walt Disney, Edward Land in Polaroid, Henry Ford, Lee Iacocca alla Chrysler, Jack Welch alla General Electric, Alfred Sloan alla General Motors. Tim Cook probabilmente anche oggi quando deve decidere cosa fare, pensa: “Che cosa avrebbe fatto Steve Jobs?” anziché agire in modo indipendente e da visionario a sua volta. Visionari però si nasce. E uomini come Jobs nascono di rado. I suoi scatti di immaginazione, come riportato nella biografia di Isaacson a lui dedicata, avevano a che fare con l’istinto, la sorpresa, talvolta con la “magia”. Jobs è stato un esempio di quello che il matematico Mark Kac ha chiamato “il genio mago”, una persona le cui intuizioni sorgono all’improvviso, più per intuito che per la semplice forza dei processi mentali. Jobs aveva la capacità di assorbire informazioni, fiutare il vento e intuire ciò che si celava all’orizzonte. Non si può dire la stessa cosa di Cook ma dovrà avere l’umiltà e il coraggio di seguire la sua strada, combinando prodotti innovativi, combinando la forza della poesia e dei processori, infondere quel senso del design, del perfezionismo e quell’inventiva che hanno reso Apple unica e che per decenni hanno permesso e permetteranno all’azienda di essere la realtà imprenditoriale più a suo agio nel punto di vista tra arte e tecnologia.

Steve Jobs e iPod

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