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Tracker per diabetici: se reale, Apple dovrà dimostrare di essere riuscita dove altri hanno fallito

Da qualche tempo circola voce che Apple è al lavoro su un glucometro utilizzabile senza lancette pungidito, probabilmente un cinturino o accessorio per Apple Watch che potrebbe far fare i salti di gioia a centinaia di milioni di persone con diabete di tipo 2 che quotidianamente (anche più volte al giorno) devono pungere i polpastrelli per prelevare una goccia di sangue con la quale verificare l’iperglicemia, vale a dire una concentrazione eccessiva di zuccheri (glucosio) nel sangue.

Ammesso sia vero che Apple stia lavorando a questo dispositivo, Cupertino sta affrontando un problema scientifico e tecnologico di non facile soluzione. Ne parla The Verge spiegando che un dispositivo in grado di misurare correttamente la glicemia senza pungere le dita diventerebbe una sorta di “Sacro Graal” per i diabetici. Non è ad ogni modo un problema di semplice soluzione, spiega Mark Rice, anestesista ed esperto di diabete della Vanderbilt University «Tutti pensano vi sia un modo di farlo, e tutti quelli che ci hanno provato finora, hanno fallito».

Il problema è che finora non si è trovato un modo per misurare la glicemia senza plasma; il glucosio, inoltre, è una molecola “piuttosto noiosa”, minuscola, incolore e senza particolari tratti distintivi. È per questo che i glucometri ricorrono ad esempio a strisce reattive con le quali attivare una reazione chimica che determina un cambiamento di colorazione in base alla reale concentrazione di glucosio nel sangue. L’alternativa è una modalità di misurazione più precisa e ricercata che richiede sempre una goccia di sangue e permette di determinare il livello di glicemia quantizzando la presenza e l’intensità di una corrente elettrica creata da una reazione chimica. Alcune aziende propongono di sistemi da installare semipermanentementi (3-6 mesi) con un piccolo taglio come Eversense di Senseonics – Roche.

Tutte le misure che è possibile rilevare a casa sono approssimative e non sono ad ogni modo sempre accurate; alcuni medicinali possono inoltre interferire con la reazione chimica, così come microorganismi e tessuti possono interferire con il corretto funzionamento di sensori che eseguono il monitoraggio in modo continuo e costante. Detto in poche parole, senza la goccia di sangue, non sembra al momento possibile misurare con buona approssimazione il tasso di glucosio nel sangue.

Apple Watch Series 2

Tra le tante aziende che hanno cercato di creare dispositivi di misurazione alternativi, c’è anche Google ma delle sue lenti a contatto smart per il controllo del diabete non si sente più parlare, forse anche perché non tutti sono disposti a indossare lenti per misurare la glicemia.

Nel 2000 la Food and Drug Administration (FDA), l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, ha approvato un dispositivo denominato GlucoWatch, una sorta di orologio che dovrebbe offrire ai diabetici la possibilità di tenere sotto costante controllo il livello di zucchero attraverso un processo indolore (grazie ad una striscia permeabile rimovibile). Il dispositivo in questione ha però evidenziato problemi: l’80% dei diabetici che ha provato a usarlo, ha lamentato eruzioni cutanee indossando l’orologio. Altro problema di questo dispositivo è che è necessario indossarlo per almeno tre ore prima che sia in grado di visualizzare misurazioni attendibili. Sembra inoltre che non funziona bene se indossato da persone con braccia particolarmente villose.

Anche se Apple ha trovato un’alternativa ai metodi di misurazione non invasiva tentati da altre aziende, dovrà comunque passare il vaglio dell’approvazione da parte della FDA. «Proporre un dispositivo con funzionalità mediche è diverso da proporre un dispositivo consumer» spiega Brad Bonnett, valutatore di dispositivi medici presso l’ECRI Institute. «Possono certamente farlo, ma comporta un bel cambiamento». Un glucometro non invasivo rientrerebbe probabilmente tra i dispositivi medici Classe 3, quelli che potrebbero mettere a rischio la vita del paziente, e in quanto tali richiedono una prima approvazione, un procedimento che potrebbe richiedere anche anni. Completata questa fase, non è ancora facile commercializzare un dispositivo di questo tipo. Inizialmente (almeno negli USA) è necessaria una prescrizione medica e l’azienda produttrice deve convincere le assicurazioni della bontà del prodotto per cautelarsi in caso di problemi. Riuscirà Apple a fare tutto questo? Lo vedremo nei prossimi mesi (o forse anni)….

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