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Quella Apple innovatrice che spaventa ancora la concorrenza

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La narrazione dominante è quella cosa che ci condiziona e che, secondo l’insigne linguista Noam Chomsky, dà letteralmente forma alle nostre idee. La narrazione dominante per Apple è che le innovazioni dell’azienda da quando è morto Steve Jobs non siano più tali e che, se ci sono, comunque derivano da progetti che lui stesso aveva messo da parte per i tempi duri.

Il problema è che Apple è rimasta una azienda fortemente innovativa, capace di scelte coraggiose sia dal punto di vista delle tecnologie che anche e soprattutto da quello delle strategie. E la costruzione di un telefono come iPhone è proprio questa: una partita a scacchi contro il mercato di cloni di Android che combattono per dominare e schiacciare il ruolo di iPhone, più Nokia, Microsoft e BlackBerry che cercano di venire fuori dal buco in cui l’innovazione turbo di questi ultimi anni li ha schiacciati e quasi sepolti.

Adesso la vocina che esce dagli anfratti di Qualcomm dice che Apple A7 ha scatenato il panico nell’industria, come scriviamo in un articolo qui. Dice: “Il chip di Apple a 64-bit ci ha colpiti allo stomaco. Non solo noi, ma tutti, davvero. Siamo rimasti a bocca aperta, storditi e impreparati”. La reazione è stata (nell’ordine) quella di cercare di sminuire, sancire l’irrilevanza dei 64-bit, buttarla in risate, piangere, venir quasi licenziati (l’ex CMOdi Qualcomm, Anand Chandrasekher), annunciare che ci si sta lavorando da tempo (Samsung), che entro metà dell’anno prossimo qualcosa uscirà (Qualcomm stessa).

Il punto è che in questo modo non c’è più altro da dire: Apple ha fatto il suo lavoro, ha innovato e lo ha fatto più degli altri. La sua capacità di innovazione con gli iPhone 5s è spettacolare: a parte Apple A7 c’è anche iBeacon, c’è anche Touch ID, c’è una costante ricerca e capacità di produrre oggetti che sono migliori della migliore concorrenza. Poi, possono piacere di più questi telefoni o altri (magari il 5c?) ma non è questo il punto. La cosa che disarma veramente sono i mesi di campagne per “dimostrare scientificamente” che l’iPhone 5s non è altro che un prodotto evolutivo, privo di appeal tecnologico, un clone dell’anno precedente. Stessa ramanzina per l’iPad mini Retina, “colpevole” forse di avere lo stesso fattore di forma della precedente generazione di iPad mini, pur essendo radicalmente diverso e radicalmente più efficace e performante.

L’unico prodotto che “si salva” è l’iPad Air, perché ha cambiato forma ed è leggermente dimagrito. Ok, fantastico. Però le rivoluzioni non hanno a che fare solo su “come sono fatti” i prodotti, ma anche come si usano, come si comportano, come vanno. E nel caso del chip a 64-bit di Apple, la rivoluzione è stata veramente un calcio nello stomaco dei suoi avversari, presi con la guardia abbassata, mentre portavano avanti tutto un altro tipo di conflitto centrato su altre logiche. Sei core, otto core, ventiquattro core, ma sempre a 32-bit.

apple a7

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