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Apple Store Firenze, applausi e maretta: polemico benvenuto di APR locale

Apple Store Firenze sta suscitando una grande attesa, probabilmente la maggiore di tutti gli ultimi Apple Store italiani. Sarà per la dimensione, sarà per la città ma proprio per questi stessi motivi, che significano visibilità, intorno all’inaugurazione nel capoluogo toscano c’è anche un po’ di maretta. Ce n’è traccia nei giornali locali dove si sta discutendo, ad esempio, della disparità di trattamento tra lo store della Mela e McDonald’s.

Dell’argomento si è parlato recentemente, con un’iniziativa del sindacato, che si chiede polemicamente, sulle pagine di Repubblica, le ragioni per cui si sia dato l’OK ad Apple in piazza della Repubblica e no al fast food in Piazza Duomo. Secondo l’amministrazione in realtà vige un regolamento del commercio approvato nel 2011 che di fatto vieta i nuovi fast food nell’area dell’Unesco.

Ma in Consiglio Comunale c’è stata anche polemica sulla deroga, concessa ad Apple, per l’insegna altrimenti vietata dall’articolo 93 del regolamento edilizio approvato solo nel luglio scorso.

Si sono sollevate contro le scelte del comune anche associazioni come Città Ciclabile, FirenzeInBici e Salvaciclisi, che lamentano la decisione di togliere una rastrelliera per il parcheggio delle biciclette che si trovava proprio di fronte al negozio. Un’operazione, dicono le associazioni, attuata per fare un favore alla Mela ma che si ritorce contro chi privilegia la bicicletta. Palazzo Vecchio ha ribattuto sostenendo che in realtà è solo un trasloco (in via Lamberti) che aumenterà anche i posti disponibili.

No manca neppure chi, come la Filcam Cgil (il sindacato dei dipendenti del commercio) “vuol vedere chiaro nelle assunzioni”. “Devono essere applicati i contratti e gli stipendi nazionali” dice Erico Talenti. In particolare si chiede che il 72% degli assunti sia, entro un anno, contrattualizzato in forma stabile, uscendo dal precariato. Secondo alcuni calcoli i dipendenti potrebbero essere 70 da subito, ma  a regime arrivare anche 150 o 200 «Quanti assunti in via definitiva, è tutto da vedere».

Ma in questo contesto l’operazione più mirata e ficcante, almeno per chi conosce la storia di Apple, contro Apple Store è quella messa in atto da Data Port, Apple Premium Reseller in via Fra’ Giovanni Angelico 6/r (e con altri negozi a Bientina e Pisa). Il suo patron, Dario Conti, è probabilmente una delle figure italiane con maggior esperienza nel settore della Mela (il suo negozio, poi diventato APR, fondato 35 anni fa è il più vecchio ancora attivo in Italia) ed è noto per il suo amore, contrastato ma anche grandissimo, per il mondo dei computer della Mela. I suoi interventi non sono mai banali o scontati, spesso sono polemici, giustificati da uno spirito combattivo e ribelle che l’ha spinto a fare battaglie controcorrente, imprenditorialmente difficili, come quella di restare vicino ad Apple negli anni più contrastati e bui.

Anche questa volta Conti con la sua impresa non manca di farsi ascoltare con un polemico benvenuto in città messo nero su bianco sui media cittadini;  in un pagina di pubblicità acquistata alla vigilia dell’inaugurazione del negozio di piazza Repubblica, DataPort ricorda gli anni in cui  solo pochissime persone erano rimaste accanto ad Apple, gente che “pensava differente”. Imprenditori, è il succo del discorso, che hanno contribuito a tenere in vita, spesso a proprie spese e apparentemente  con poche prospettive, un ideale informatico che era anche una filosofia di vita ed imprenditoriale. Ma ora che Apple è tornata grande dice DataPort, tutto è dimenticato e schiaccia chi le ha dato la possibilità di sopravvivere e poi di risorgere. «Vieni a scaricare la tua potenza di fuoco – si legge in una pubblicità che ha sullo sfondo a sua volta la publicità “dedicato ai folli” – nel cuore stesso di Firenze. Ma noi non vogliamo abbandonarti, neppure se tu vuoi cacciarci. Resteremo nella nostra chiesetta e tu nella tua cattedrale».

Data Port

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