Quanto dura la batteria del nuovo iPhone? Ha una autonomia maggiore o minore del nuovo Pixel o del nuovo Galaxy? Fino a ieri, capire quanto possiamo contare sulla batteria di uno smartphone e capire se fa meglio o peggio di un concorrente era questione di stime, impressioni, test soggettivi e scenari scelti dai produttori praticamente mai paragonabili.
Oggi, con l’arrivo delle etichette energetiche europee anche per smartphone e tablet, c’è un parametro oggettivo. A partire dal 20 giugno 2025, l’autonomia si misura infatti con un test unico per tutti, obbligatorio per norma e pensato per simulare un utilizzo reale.
Basta marketing
Il parametro chiave si chiama “Battery Endurance per Cycle” e indica in ore e minuti, quanto a lungo un dispositivo resta acceso con una carica completa, eseguendo un carico di lavoro definito e ripetuto.
Il test simula un uso reale, alternando attività come navigazione web, riproduzione video, pause, chiamate simulate e altri comportamenti tipici, fino al completo esaurimento della batteria, là dove fino a ieri, volendo evitare le informazioni cucinate dal marketing, si poteva solo contare su video in loop o dati vaghi.
Oltre a questo possiamo anche fare qualche confronto con i concorrenti.
L’autonomia reale degli iPhone
Venendo a noi, possiamo avere una idea precisa delle prestazioni della batteria degli iPhone, andando oltre le scelte compiute da Apple nella sua comunicazione non certo generosa né particolarmente precisa in merito.
Cupertino, infatti, quando ci presenta l’autonomia degli iPhone usa essenzialmente due parametri: riproduzione video (in locale e in streaming) e riproduzione audio. Apple afferma che questi due elementi vengono misurati in laboratorio ricalcando uno scenario oggettivo che rappresenta i maggior interessi del suo pubblico.
Oltre a questo i dati pubblicati da Apple dicono quasi sempre che più si spende più autonomia si ottiene. Un iPhone 16 Pro Max, ad esempio, dura più di un iPhone 16 Plus e un iPhone 16 Pro più di un iPhone 16.
Senza dubitare dell’onestà dei test, in realtà gli iPhone vengono usati anche per fare molto altro, ad esempio telefonare oppure navigare in Internet o per il GPS e dell’incidenza dio questo mix di operazioni sull’autonomia non sappiamo nulla se non quello che deriva da impressioni soggettive.
Usando le etichette dettate dall’Ue ed elaborate da Apple secondo i parametri richiesti ecco l’autonomia degli iPhone oggi in commercio.
- iPhone 16 Pro Max: 48 ore
- iPhone 16 Plus: 48 ore
- iPhone 16e: 41 ore
- iPhone 16 Pro: 37 ore
- iPhone 16: 37 ore
- iPhone 15 Plus: 45 ore
- iPhone 15: 34 ore
iPhone 16 Pro Max e iPhone 16 Plus: stesso risultato, costo molto diverso
I dati dicono cose che sapevamo (in particolare che iPhone 16 Pro Max è il campione assoluto di autonomia negli smartphone Apple) ma snocciolano anche un serie di informazioni inedite. Ad esempio, vediamo che iPhone 16 Plus offre una autonomia identica a quella di iPhone 16 Pro Max, un dato che smentisce i valori indicati da Apple stessa, secondo cui il Pro Max sarebbe utilizzabile più a lungo.
iPhone 16e, basso costo alta efficienza
Altra sorpresa e informazione controcorrente con quella Apple, deriva dalla etichetta di iPhone 16e. Con 41 ore, il cosiddetto low cost supera in autonomia sia il 16 sia il 16 Pro (entrambi fermi a 37 ore).
iPhone 15: la vecchia generazione accusa il colpo
iPhone 15, vecchio, modello 2023, arriva 34 ore, staccato di oltre 10 ore rispetto al nuovo 16 Pro Max e al 16 Plus e anche di 3 ore rispetto al iPhone 16. Stesso gap tra iPhone 15 Plus (45 ore) e iPhone 16 Plus (48 ore).
Qui abbiamo la conferma che i nuovi modelli hanno una batteria migliore e una superiore resa.
Autonomia degli iPad
Passando agli iPad ci sono meno sorprese e meno spunti di interesse, ma qualcuno lo si trova a cominciare dal fatto che Apple nelle sue comunicazioni di marketing non presenta alcuna differenza di autonomia tra i vari dispositivi. Differenze che invece in realtà ci sono. Ecco qui che dicono le etichette
- iPad Pro M4 13″: 77 ore
- iPad Pro M4 11″: 73 ore
- iPad Air M3 13″: 72 ore
- iPad Air M3 11″: 62 ore
- iPad mini: 67 ore
- iPad A16 (10a gen.): 67 ore
Per Apple gli iPad sono tutti uguali, per i test no
Come detto, Apple non fornisce alcun elemento per distinguere l’autonomia degli iPad. Sono tutti classificati come 10 ore di navigazione via Wi-Fi o 9 ore via rete cellulare, ma in realtà gli iPad con processore M4 sembrano essere generalmente più efficienti degli iPad con processore M3.
In più le dimensioni della batteria, che dipendono dalle dimensioni dello schermo, sono un fattore che incide sull’autonomia: gli iPad più grandi hanno un’autonomia superiore, nonostante il display che consuma di più.
Altra cosa di cui prendere nota sono i buoni risultati degli iPad rimasti ai processori della classe “A” che durano di più rispetto all’iPad M3 11″ e non molto meno degli iPad M4.
Gli Android fanno meglio
Il confronto tra iPhone e alcuni dei migliori modelli Android basato sul test UE offre altri spunti interessanti. Se è vero che iPhone 16 Pro Max e iPhone 16 Plus segnano un record nel mondo iPhone, nel campo dei dispositivi di fascia alta, ci sono concorrenti che fanno molto meglio.
Ad esempio il Pixel Pro XL arriva a 50 ore e 44 minuti e Honor Magic Pro addirittura a 56 ore e 27 minuti, lo Xiaomi 15 Ultra tocca addirittura la vetta di 58 ore e 58 minuti. Fanalino di coda dei telefoni top è il Samsung S25 Ultra con solo 44 ore e 54 minuti.
Qualche altro esempio? iPhone 16 Pro perde contro Pixel Pro (50 ore e 44) e Galaxy 25 Plus (43 ore e 48), iPhone 16 resta dietro al Pixel 9 (49 ore) e Galaxy S25 (37 ore e 12 minuti)
È più difficile fare il confronto con tra iPad e tablet Android. Sono pochissimi i prodotti che possiamo paragonare a quelli di Apple. Ma volendo analizzare l’autonomia di Galaxy Tab S10 Ultra con iPad Pro 13″ leggiamo di ben 85 ore e 18 minuti mentre il Galaxy Tab S10 FE, concorrente di iPad 11″, arriva addirittura a 96,32 ore.
Le perplessità di Apple e il valore delle etichette
Come abbiamo accennato altrove, Apple ha accolto con una cautela e probabilmente recalcitrando (come successo con la porta USB-C) l’obbligo di stilare le etichette energetiche europee su smartphone e tablet.
Del resto se nel caso della porta si smontava il controllo della filiera e di una parte dell’ecosistema, con le etichette Apple perde il controllo su un elemento di narrazione importante per il marketing e si offre l’opportunità di un confronto oggettivo che va oltre i confini della piattaforma.
Non stupisce quindi che Apple esprima in un PDF tecnico, i suoi dubbi provando a fondarli su qualche ragione concreta. Il motivo principale di contestazione riguarda il fatto che il test standardizzato non rifletterebbe i reali scenari d’uso degli utenti Apple.
Il carico di lavoro definito dall’Unione Europea, dice Apple, prevede infatti una sequenza di operazioni generiche – navigazione web, streaming video, download di file, uso della fotocamera – intervallate da momenti di inattività.
Secondo Apple, l’approccio dell’Ue penalizzerebbe l’ottimizzazione specifica del sistema iOS, progettato per sfruttare in modo intelligente il chip, la batteria e il sistema operativo in funzione delle abitudini d’uso individuali. Inoltre, l’azienda sottolinea che i test vengono eseguiti con impostazioni predefinite e in ambienti simulati, lontani dalle reali condizioni di utilizzo quotidiano.
Nonostante queste obiezioni, le nuove etichette rappresentano un passo avanti decisivo nella trasparenza: per la prima volta, l’autonomia viene quantificata secondo un metodo unico per tutti e non legato alle scelte di comunicazione e di misura del produttore.
L’utente può leggere nero su bianco quante ore un dispositivo resta acceso con una carica completa, e quanti cicli di ricarica sono garantiti prima di un calo delle pestazioni della batteria e fare confronti.
A nostro giudizio, quindo, una svolta che va presa positivamente perché trasforma l’autonomia da un bollino pubblicitario a dato oggettivo a tutto beneficio dei consumatori.