Google vuole impedire in tutti i modi la vendita di Chrome nell’ambito del processo antitrust che determinerà soluzioni o “rimedi” (come vengono chiamati in gergo legale) per spezzare il monopolio nella ricerca di Big G.
A quanto pare ci sono già diversi pretendenti per l’acquisto del browser, inclusi OpenAI e Yahoo, tutti pronti ad aprire il portafoglio sicuri che si tratta di una mossa che permetterà di ripagare in breve tempo l’investimento, allargando il market share delle ricerche.
Big G sta cercando di tutto per non essere costretta a vendere la gallina dalle uova d’oro, e nell’ambito di una testimonianza al processo in corso, Parisa Tabriz, general manager di Chrome, ha dichiarato che solo Google è in grado di sviluppare il browser, tenendo conto dell’interdipendenza con altri servizi dell’azienda di Mountain View.

L’audizione ha avuto luogo davanti al giudice Amit Mehta, che ha ribadito più volte che il colosso di Mountain View detiene un monopolio sul mercato della ricerca online. “Chrome rappresenta 17 anni di collaborazione tra le persone che sviluppano il browser e il resto di Google”, ha dichiarato Parisa Tabriz, sottolineando che cercare di dissociare i due sarebbe “senza precedenti”.
Funzionalità quali ad esempio la Navigazione Sicura o quella che indica le password compromesse sfruttano l’infrastruttura di Big G, per questa ragione la dirigente ritiene che ricreare da zero queste funzionalità sarebbe quasi impossibile o richiederebbe molti mesi.
Secondo Parisa Tabriz molte funzioni non possono essere ricreate, aggiungendo ancora che oltre il 90% del codice di Chromium è stato scritto dai team di Google dal 2015. Oltre a un investimento di diverse centinaia di milioni di dollari, stima che circa 1.000 ingegneri di Google abbiano messo le mani nel codice e altre aziende non avrebbero partecipato “in modo rilevante”.
Parisa Tabriz ha parlato anche dell’integrazione di funzionalità ‘IA in Chrome. Se il browser ora dispone di estensioni per ChatGPT o Perplexity, ha ammesso che Gemini era al momento l’unico assistente offerto di default.
Google vorrebbe rafforzare questa integrazione a lungo termine cercando di rendere Chrome un browser “con agenti” AI, automazioni che potrebbero semplificare alcune operazioni, come ad esempio gli acquisti o la compilazione di moduli. Quest’ultima tecnologia non è ancora pronta e bisognerà capire se Google sarà ancora proprietaria di Chrome quando sarà il momento di implementarla.
Secondo un consulente del Dipartimento di Giustizia, Google potrebbe trasferire la proprietà di Chrome senza interrompere le funzionalità, e dunque il disinvestimento è fattibile dal punto di vista tecnico. L’azienda californiana avrebbe a disposizione diversi incentivi per continuare lo sviluppo di Chromium e il codice del progetto open source è, ad esempio, sfruttato su Android per visualizzare le pagine web.
Google ha intanto fatto sapere che presenterà appello contro la sentenza di primo grado, chiedendo l’interruzione dell’eventuale obbligo di vendita.
È stato calcolato che Chrome potrebbe valere dai 15 ai a 20 miliardi, (qualcuno parla addirittura di 50 miliardi) tenendo conto che vanta 3 miliardi di utenti attivi al mese.












