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Jimmy Iovine «I servizi di streaming gratuiti fanno male al mercato»

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Jimmy Iovine, esperto del settore musicale a capo di Apple Music, è stato intervistato da Billboard per parlare di The Defiant Ones, un documentario in quattro parti incentrato sulla carriera di Iovine stesso e il suo partner di lunga data Dr. Dre. Nell’intervista Iovine ha parlato dei servizi di musica in streaming gratuiti, evidenziando la precaria situazione di aziende come Spotify che si occupano esclusivamente di questo.

«I servizi di streaming sono in una difficile situazione: non ci sono margini e non guadagnano» ha spiegato il manager. «Amazon vende Prime; Apple vende telefoni e iPad; Spotify dovrà trovare un modo per convincere gli ascoltatori a comprare qualcosa di diverso. Se domani mattina Jeff Bezos (il CEO di Amazon) si alza e dice: “Sapete una cosa? Ho sentito la parola 7.99$. Non so che significa e qualcuno risponde, “perché non proviamo a chiedere 7.99$ per la musica?”, indovinate un po’ cosa succede?». L’idea è ovviamente che Spotify non potrebbe mai contrastare una simile evenienza.

servizi di streaming gratuiti - foto di Jimmy Iovine - foto: Jason LaVeris/FilmMagic
Jimmy Iovine – foto: Jason LaVeris/FilmMagic

Iovine dice la sua anche sulla tecnologia in generale spiegando che per lui questa è un po’ come la medicina, scienza in grado di individuare e risolvere problemi, senza pensare a conseguenze che questo potrebbe comportare. Con un paragone un po’ azzardato, confronta il progresso nel mondo della tecnologia con le ricerche sulla reazione a catena di fissione nucleare che portarono alla bomba atomica, con gli scienziati che pensavano a “dividere l’atomo” e non alle conseguenze che questo avrebbe avuto per persone di Hiroshima.

«L’industria discografica non sa dove la tecnologia arriverà» dice Iovine, evidenziando passaggi che in passato hanno aiutato questo settore: gli album, le musicassette e la registrazione con 8 tracce, tutti elementi che hanno cambiato questa attività; poi sono arrivati i CD che hanno fatto letteralmente esplodere questo business, e poi gli MP3 che hanno dimezzato gli introiti delle attività commerciali. Il manager spiega che in questo settore nessuno è in grado di sapere cosa accadrà e quale sarà il suo ruolo.

Tornando ai servizi di musica in streaming, fa un esempio «Ti trovi in Kansas senza lavoro e YouTube è gratuito, Pandora è gratuito, Spotify è gratuito. Se ci fosse un ristorante gratuito in fondo alla strada con esattamente lo stesso cibo di un ristorante su una bella vista dalla montagna, la gente sceglierebbe quello gratuito, non importa se apparecchiano con i fazzoletti di carta, fregandosene altamente dei tovaglioli». Quello che sembra voler far capire il manager è che a forza di abituare le persone alle cose gratuite, queste saranno soddisfatte di una qualità mediocre. «Sono questioni che l’industria discografica dovrebbe affrontare e non so se lo stanno facendo. Non è il mio lavoro» (lo è stato in precedenza, ndr).

Apple Music vanta ora oltre 30 milioni di abbonati a pagamento. Si tratta della metà di quelli della rivale Spotify, realtà avviata però nel 2008 e che ha raggiunto i 30 milioni di abbonati nel marzo 2016. A settembre di quest’anno Iovine in riferimento ad Apple Music aveva parlato di «Grandi piani» e «Molta strada da fare», spiegando che «È semplicemente impossibile fare tutto in due anni». Il manager aveva spiegato di essere fiducioso di chiudere il divario con Spotify con un tasso di crescita simile e spiegato che gli svedesi dovevano attendersi costi in salita e una forte competizione da parte di Amazon e di Apple. «I margini sono troppo ristretti. I costi sono straordinari. Andare in nuove nazioni significa localizzare qualsiasi cosa. Avranno spese enormi. Hanno un problema che Amazon non ha».

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