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L’innovazione senza fine e il senso della memoria di Steve Jobs Archive

La memoria è preziosa e va coltivata. La memoria delle persone care, delle persone amiche, delle persone vicine. Ma anche delle persone importanti che fanno da spartiacque e da guide verso il futuro. Una di queste persone è Steve Jobs, di cui abbiamo dato notizia che qualche tempo fa la vedova Laura Powell Jobs ha creato lo Steve Jobs Archive, nel quale si possono trovare tante cose, come ad esempio la mail che Jobs scrisse a se stesso prima di morire.

La domanda però è quale sia il senso di questa memoria, cosa ci sia da preservare. Cosa significhi questa operazione a che cosa porti, in realtà. Perché ricordare chi non c’è più può avvenire su scale diverse e certamente il senso del ricordo di Steve Jobs serve a qualcosa che non è ovviamente l’aspetto privato della vita di chi ha usato gli apparecchi e le soluzioni di Apple (anche se c’è anche questo per chi ha deciso che la tecnologia è uno stile di vita e non solo uno strumento). Invece, per chi studia, per chi vuole capire, scoprire e magari anche immaginare come andare oltre. Oppure anche altro. Magari in maniera innovativa, come alla fine è stata tutta la vita di Steve Jobs. Ed è il caso di quello che sta succedendo nel Memorial adesso.

L’innovazione senza fine e il senso della memoria

Il senso della memoria

Lo Steve Jobs Archive è un sito web che racchiuderà molto se non moltissimo di quello che poi costituirà l’archivio a pieno regime. Ma che non è un archivio tradizionale. Lo dice anche la comunicazione ufficiale:

Con rispetto per il passato ed entusiasmo per il futuro, lo Steve Jobs Archive offre alle persone gli strumenti e le opportunità per dare il proprio contributo. Stiamo costruendo programmi, borse di studio, collezioni e partnership che riflettono i valori di Steve e portano avanti il suo senso di possibilità.

Quindi, più che offrire un archivio di corrispondenza personale, appunti e oggetti per la ricerca e l’indagine pubblica, come hanno fatto altre figure influenti con i loro archivi “post-mortem”, vere e proprie collezioni alfabetiche o tematiche di tutte le carte, gli scritti, molti oggetti e molte “memorabilia” del caro estinto, Laura Powell Jobs ha detto a ottobre che l’Archivio Steve Jobs sarà dedicato alle “idee”. Queste idee sono principalmente la filosofia di vita e di lavoro di Steve Jobs.

L’innovazione senza fine e il senso della memoria

Il risultato, per ora, è più un sito web di tributo che non un archivio vero e proprio in senso convenzionale. Ed è il motivo per il quale si parla di innovazione rispetto alla tradizione di questo tipo. A tal punto che molti archivisti di professione e di studiosi, abituati a utilizzare questo tipo di strutture per attingere al materiale necessario a raccontare le storie sui grandi uomini e le grandi donne del passato, hanno messo in dubbio l’idea stessa di chiamarlo archivio. Gli storici, addirittura, sono preoccupati perché temono che il sito di Steve Jobs possa dare l’idea anche ad altre figure importanti di abbandonare un archivio pensato come documentazione storica su di loro e trasformarlo in qualcosa di diverso che rende il lavoro degli storici più difficile.

L’innovazione senza fine e il senso della memoria

Un esempio che trascina

Dopo tutto, come altro definire la parabola di Steve Jobs? Il suo ruolo storico, la sua capacità di innovare, la sua costante ricerca in modo assolutamente razionale di quello che era unico e incredibile, sono l’effettiva e reale biografia dell’uomo. I prodotti creati da Steve Jobs, le innovazioni di Apple, sono solo la punta dell’iceberg, la parte che emerge di quello che è stato l’uomo e la sua filosofia. Steve Jobs è stato prima di tutto e più di tutti un innovatore. La sua capacità di analizzare in maniera lucida ed essenziale il tempo presente e vedere le direttrici del tempo futuro, la mente minimalista capace di sfondare da tutto quello che non serve, per concentrarsi solo sul essenziale, sono la cosa più importante.

Fu Jobs che, tornato alla guida di Apple, decise di smantellare il museo interno e far fuori il passato, i vecchi computer messi in mostra per ricordare il passato. Nell’economia di un mondo nel quale c’era liquidità per andare avanti pochi mesi prima del fallimento di Apple, in cui bisognava concentrarsi solo sull’essenziale, per lui l’essenziale fu la campagna Think Different, proiettata nel futuro citando il passato e usata per definire il presente di chi aveva una lunga storia in Apple.

L’innovazione senza fine e il senso della memoria

Come dire: Steve Jobs sarebbe stato il primo a non aver voluto un museo tradizionale, a non aver voluto un archivio nel quale accumulare le carte e i faldoni (nel caso ce ne fossero), a non aver voluto una monumentalizzazione della sua figura. Perché lui era dinamico, era cambiamento, era fiume che scorre, non sasso che rimane immobile, non montagna che proietta un’ombra, non traccia da conservare perenne nel tempo. La concezione buddista del mondo di Steve Jobs, ma di un buddismo molto particolare sincretica frutto delle sue elaborazioni personali, perché l’uomo non accettava neanche le filosofie millenarie (figuriamoci le opinioni della gente di tutti i giorni), era basata su un’idea di costante trasformazione. Una trasformazione nella quale l’unica àncora, l’unico riferimento delle persone, degli esseri umani, è la loro intelligenza e la loro capacità di vedere lucidamente al di là del velo che sta sugli occhi di tutti noi.

Quel velo che Steve Jobs con la sua storia i suoi prodotti, per qualche attimo, sembra aver scostato. E forse l’archivio di Steve Jobs voluto da Laura Powell Jobs sarà questo: un modo per aiutarci a scostare ancora quel velo che hai davanti nostri occhi. O almeno, lo speriamo

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