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Lobby contro il disegno di legge per obbligare Apple e Google a proporre Store di terze parti

Negli USA un nuovo gruppo di pressione sostenuto da Apple e Google sta prendendo posizione contro una proposta di legge che obbligherebbe aziende come Apple e Google a offrire ai rispettivi utenti non solo sistemi di pagamento alternativi ma anche store di app di terze parti.

La proposta, nota come “Open App Markets Act“, mira a rendere più aperte aziende come Apple e Google, offrendo modalità di pagamento alternative per gli acquisti in-app (scavalcando le procedure tradizionali che prevedono una commissione per la Casa madre) e offrire il cosiddetto “sideloading” (la possibilità di caricare app e fare acquisti in-app al di fuori dello store ufficiale).

Il disegno di legge si oppone all’obbligo di passare per gli store ufficiali, con le aziende che devono sottostare alle regole ufficiali, obbligando le case che sviluppano i sistemi operatavi a offrire sempre e comunque supporto agli sviluppatori e agli utenti che acquistano app all’infuori degli store.

ArsTechnica riferisce di un gruppo di lobbisti denominato “Chamber of Progress” secondo il quale la proposta è vista come una spina nel fianco per chiunque abbia comprato un iPhone o un dispositivo Android giacché “i loro telefoni e i rispettivi app store sono sicuri, affidabili e facili da usare”.

“Non vedo consumatori in marcia su Washington per chiedere al Congresso di rendere i loro smartphone più stupidi e il Congresso ha cose migliori da fare che intervenire nelle controversie multimilionarie di attività commerciali, ha riferito Adam Kovacevich, alla guida di Chamber of Progress.

app store connect va in vacanza

L’affermazione di Kovacevich è in linea con dichiarazioni già riportate da portavoce di Apple e Google. Tim Cook, ad esempio, a giugno di quest’anno parlando del Digital Market Act – pacchetto di norme che dovrebbero regolamentare all’interno dell’Unione europea l’operato dei vari big del mondo IT che forniscono servizi digitali – aveva parlato del “sideloading” come di un danno. “Il sideloading danneggerebbe il rispetto della privacy e la sicurezza”, aveva riferito Cook. E ancora: ” [Con il sideloading] la privacy potrebbe essere più garantita tranne per gli utenti che decidessero di rimanere all’interno del nostro ecosistema”.

“Da quando siamo nati abbiamo sempre messo l’utente al centro di tutto quello che facciamo e l’App Store è il pilastro che collega sviluppatori e utenti con modalità sicure e attendibili”, ha riferito un portavoce di Apple a CNBC. “In Apple, il nostro obiettivo è quello di mantenere l’App Store quello che è, dove le persone possono essere sicuri che qualsiasi app rispetti le nostre rigorose linee-guida e la certezza del rispetto di privacy e sicurezza”.

Della “Chamber of Progress” fanno parte anche Amazon, Facebook e Twitter. A giugno di quest’anno l’organizzazione in questione si è schierata contro la proposta di riforma delle norme antitrust. Se le leggi fossero approvate “Amazon non potrebbe più offrire la spedizione Prime per alcuni prodotti e Google non potrebbe presentare gli utenti in testa ai risultati di ricerca le attività commerciali di prossimità”, aveva riferito Adam Kovacevich, “Apple non potrebbe preinstallare sugli iPhone le sue app  “Find My” che aiutano a ritrovare i device persi. Facebook non potrebbe consentire la pubblicazione di un post direttamente anche Instagram”.

Tutti gli articoli di macitynet che parlano di antitrust sono disponibili da questa pagina. Tutti gli articoli di macitynet che parlano di AppleFinanza e Mercato sono disponibili ai rispettivi collegamenti.

 

 

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