Sono passati sei anni e non sembra per niente ieri. Sei anni di tempo tra una versione e l’altra di un prodotto tecnologico, tanti ne sono intercorsi tra il lancio dei PowerBeats e gli attuali PowerBeats 2 (in vendita anche su Amazon a 299€), sono infatti un’era geologica capace di segnare un profondo ed evidente solco tra le due generazioni di un prodotto.
Accade così anche per questi auricolari sportivi che nella loro versione attuale introducono molte innovazioni, in realtà nessuna davvero tale in assoluto rispetto alla concorrenza, ma capace di far apparire istantaneamente come vecchio il modello precedente.
Che ciò basti a rinverdire il primato dei PowerBeats Pro, allora per noi non solo migliori auricolari sportivi del momento ma anche i migliori auricolari di Apple, è da vedere e sarà oggetto della nostra conclusione.
Per arrivarci passeremo come sempre da una prova approfondita che superi i muri degli slogan cui cedono tante cosiddette recensioni che appaiono a mezz’ora di distanza dall’apertura del pacco con il prodotto e spesso pure prima, fondate quindi solo sulla scivolosità del marketing di Apple.

PowerBeats Pro 2 come sono fatti
Cominciamo dall’ovvio: come sono fatti i PowerBeats Pro 2? Facile da dire, come dovrebbero essere fatti dei PowerBeats Pro del 2025. Si tratta di auricolari in ear (cinque taglie di gommini incluse) con archetto. Sono moderatamente resistenti alla pioggia (IPX4) e non sono a prova di polvere, distanti quindi da diversi concorrenti come i Jabra Elite 8 Active che hanno addirittura una certificazione di grado militare.
Come il modello precedente, basato sul processore H1, si portava dietro molte funzioni degli AirPods, i PowerBeats Pro 2, basati sul processore Apple H2 (al contrario di tutti gli altri auricolari Beats che hanno un chip proprietario) sono parenti stretti degli AirPods Pro 2. Tra le altre cose hanno:
- abbinamento automatico
- funzione antirumore con trasparenza
- Dov’è (versione sono chip U1 quindi senza posizione precisa)
- audio spaziale
- abbinamento su iCloud.

AirPods Pro e e PowerBeats Pro 2 sono parenti ma non fratelli gemelli perché mancano diverse altre funzioni degli AirPods Pro tra cui
- volume audio personalizzato
- audio adattivo
- rilevamento conversazione
- gesture della testa per accettare o rifiutare le telefonate
- funzioni di amplificazione del suono.
Diverse cose, ma niente (o quasi) che ad uno sportivo possa davvero interessare.
C’è invece una funzione esclusiva e, concettualmente parlando (praticamente lo vedremo…) davvero di rilievo per il mondo dello sport che nessun altro auricolare Apple possiede: un cardiofrequenzimetro.
La custodia
Tante di nuovo, dunque. E i PowerBeats Pro 2 davvero nuovi appaiono subito fin da quando si inizia a maneggiarli. Colori a parte, l‘aspetto maggiormente evidente è nella riduzione delle dimensioni della custodia.
Beats dice che il suo volume fisico è del 33% inferiore rispetto a quello dei PowerBeats. Ma visto che quell’accessorio era mostruosamente grande, la versione 2025 diventa solo appena accettabile. Resta infatti troppo ingombrante per essere considerata davvero tascabile.
Si deve ricordare però che la custodia di ricarica ha queste dimensioni perché deve accettare al suo interno degli auricolari con archetto che sono fisicamente complicati da gestire e quindi Beats è se non altro parzialmente scusabile.
Qui si applica il motto che si leggeva una volta dal panettiere sotto casa: “Il possibile lo stiamo facendo, l’impossibile cercheremo di farlo, per i miracoli ci stiamo attrezzando”.
Ci pare un po’ meno scusabile il fatto che la custodia non sia a prova d’acqua. Ci sono auricolari come i già menzionati Elite 8 Active dove sia gli auricolari che la custodia sono certificati IP68 quindi a prova di immersione e anche dall’intrusione di polvere.
Gli auricolari
A proposito degli archetti anche questi sono stati ridisegnati e resi più piccoli (del 50%) ed evidentemente più flessibili e comodi da indossare. Gli auricolari veri e propri sono pure più leggeri (del 20%).
Restano i tasti fisici. Quello sotto il logo di Beats serve per controllare la musica. Poi ci sono i bilancieri per il volume. Chi fa sport sa quanto sia fastidioso avere a che fare con dei tasti touch che non funzionano con i guanti e sono sempre imprecisi mentre ci si muove o c’è umidità. Per cui: applauso.
Altrettanto semplice è collocare gli auricolari dentro alla custodia. Una placca magnetica li cattura e li colloca precisamente. La potenza dell’attrazione è tale che non si staccano neppure scuotendo.
Indossare gli auricolari PowerBeats Pro 2 è facilissimo. Si infila l’archetto dietro alle orecchie quasi automaticamente entrano dentro al cavo auricolare. Indossare gli occhiali inficia solo di poco la difficoltà di calzarli e sono comodi e stabili anche per lunghe sessioni di allenamento. Correre, saltare, prendere scossoni non li smuove di un millimetro: per questo sono ottimi anche per chi pratica sport come la Mountain Bike, per esempio.
Abbiamo però constatato la formazione di condensa da sudore dentro all’orecchio dopo alcune decine di minuti di allenamento intenso. Meno di auricolari non sportivi e nella media della categoria, ma la sessione di allenamento fosse lunga sarà probabile che ad un certo punto dovranno essere tolti per far respirare il cavo auricolare.

Come funzionano con iOS e Android
Gli auricolari Apple e Beats, specialmente quelli con chip proprietario, funzionano nella maniera più trasparente possibile: si apre la custodia e si collegano. A quel punto sono visibili direttamente nel sistema operativo e vengono riconosciuti da tutti i dispositivi collegati allo stesso account del dispositivo usato per l’abbinamento.
Gli auricolari Beats hanno il pregio di essere molto vicini a questo funzionamento anche con Android. Dopo l’abbinamento, svolto in maniera classica con la pressione del consueto tasto, con un’applicazione si gestiscono perfettamente e con grande trasparenza.
È così anche per i PowerBeats Pro 2 che sono quindi ottimi sia per il mondo Apple che per il mondo Android. Anzi: questa volta chi ha un telefono del robottino ha almeno un punto strategico di vantaggio di cui diremo dopo.
Cancellazione del rumore
Tra le novità di maggior rilievo degli PowerBeats Pro 2 c’è la cancellazione attiva del rumore.
Diciamo subito che l’efficienza dell’Anc in questi auricolari Beats è buona ma non straordinaria, abbastanza distante da quella degli AirPods Pro 2 e dai migliori nel settore (Sony e Bose sopra tutti). Non sono quindi i PowerBeats Pro 2 gli auricolari giusti per silenziare totalmente un ufficio o per cancellare del tutto il rumore durante un viaggio.
In ogni caso svolgono efficientemente la funzione che si fa dell’Anc in un paio di auricolari sportivi; in sostanza li si indossa in una palestra per ridurre il rumore.
Una volta attivato l’ANC, il disturbo viene ridotto e tutti i suoni su frequenza costante, come potrebbe essere quello prodotto da macchine da palestra tipo di tapis roulant, sono cancellati. Le voci e altri rumori tendono a passare anche se il sigillo passivo dà una mano a tenerli lontani. Considerate però conto che se ascoltate un podcast oppure musica soft per eliminare davvero il disturbo dovrete aumentare il volume.
Possono anche essere usati per un viaggio in treno o in autobus. Un breve test ha però dimostrato anche qui delle lacune nei confronti dei migliori auricolari antirumore che abbiamo provato ma alla fine i PowerBeats Pro 2 danno comunque una mano alla tranquillità.
Molto buona, nella tradizione Apple, la modalità trasparenza. Il suono è naturale, pulito e potente, un aspetto molto importante se si considera che parliamo di auricolari sportivi “in ear” da usare all’aperto quando serve avere una piena coscienza di quel che avviene intorno a noi.
Piuttosto, una funzione che manca nell’ANC dei PowerBeats Pro è la possibilità di regolare il livello della riduzione dinamica del rumore, utile in un ambiente aperto quando si deve bilanciare la riduzione del disturbo ambientale con l’avere la percezione di quel che succede intorno a noi.
Anche l’aumento del volume d’ascolto in rapporto al rumore esterno sarebbe stato utile. Pensate ad una situazione in cui si passa dal silenzio al disturbo come il passaggio di un’auto.
Un po’ deludente anche la mancanza della riduzione del suono del vento. Chi vuole usare i PowerBeats Pro in ambiti ventosi oppure, come chi scrive questa recensione, li valuta da ciclista, consideri che ci sono auricolari come i più volte menzionati Jabra Elite Jabra Elite 8 Active, che hanno la capacità di lavorare proprio sulla frequenza del vento in maniera specifica.
Il rilevamento del battito cardiaco
Tante cose nuove come abbiamo detto, ma certo la più nuova dei PowerBeats Pro 2, quella su cui è fondata larga parte del marketing Apple e magari anche una decisione di acquisto rispetto a prodotti più economici, è il monitoraggio del battito cardiaco. Il concetto non è affatto nuovo: già dieci anni fa questo sito provava i Jabra Sport Pulse che avevano proprio questa funzione.
La premessa
Da allora in avanti ci sono stati molti auricolari capaci di far la stessa cosa anche da marchi importanti come Bose, Sony e ultimamente anche Sennheiser. A ruota sono andati anche alcuni piccoli produttori con accessori (è il caso di Anker con Anker Soundcore Liberty 4) che hanno provato a seguire l’idea implementandola in maniera più basica ed economica.
Mettiamo subito in chiaro che nessuno tra coloro che ha anticipato Beats è riuscita a fare prodotti particolarmente convincenti sia dal punto di vista funzionale sia dal punto di vista tecnico.
Troppi i problemi di costi aggiuntivi, complicazione costruttiva affidabilità dei dati, a fronte del fatto che si vorrebbe risolvere un problema modesto: eliminare la supposta scomodità di una fascia cardio che però è più precisa e anche pratica oltre che economica. Sommata ad un buon paio di auricolari non fa spendere di più di un paio di auricolari con cardiofrequenzimetro.

La promessa
Apple con i BeatsPro 2 aveva però la possibilità di cambiare la scena sfruttando la tecnologia che usa per Apple Watch considerata da molti di alta precisione.
Cupertino ha poi nel suo arsenale un’esperienza enorme nel campo della salute. Parliamo dello sterminato database tratto dalla sperimentazione di Apple Watch, componenti hardware collaudate in grado di fare fronte alla difficoltà di gestire in situazioni complesse per il rilevamento del battito e infine molti partner le cui app possono offrire un fondamentale supporto.
Per questo per quanto difficile da affrontare, il traguardo per fare i primi veri auricolari con monitoraggio della frequenza cardiaca non sembrava del tutto fuori portata.
La caduta rovinosa prima del traguardo
Nei PowerBeats Pro 2, in effetti Apple ci ha messo grandi risorse: ha usato i sensori di Apple Watch, non uno ma due per maggiore precisione, un giroscopio per compensare il movimento e normalizzare i dati e integrato il tutto nel sistema operativo e in Salute, ma il risultato è a dir poco mediocre ma forse potremmo anche dire pessimo almeno dal punto di vista di chi usa iPhone.
La funzione di rilevamento del battito quando misurata in condizioni adeguate, mentre si cammina o si fa esercizio leggero e in condizioni relativamente statiche, quelle che abbiamo testato noi, sembra abbastanza precisa. In più su iOS si attiva automaticamente e viene letta da Salute. I suoi pregi si fermano qui.

Tralasciamo, ma voi memorizzate bene, quel che si legge da siti specializzati in fitness, corsa e bicicletta, che sulla base di test accurati svolti nelle più disparate condizioni, distruggono le Beats Pro 2 anche sotto il profilo di utilità e precisione (“il peggior sensore cardiaco ottico da tempo immemorabile”, dice il rispettabilissimo DC Rainmaker dati alla mano) e andiamo a quel che possiamo dire noi per averlo sperimentato.
Tutti i limiti del sensore cardio (e il vantaggio Android)
In primo luogo il sistema ha una limitazione enorme: se avete un Apple Watch dimenticatevi il monitoraggio attraverso i PowerBeats Pro 2. Il loro sensore si disabilita e passa la funzione a quello dello smartwatch e diventa quindi inutile.
Resta incomprensibile la ragione per cui una normale fascia cardio si possa collegare ad un Apple Watch e funzionare da sistema di monitoraggio del battito mentre le PowerBeats Pro 2 non possono farlo.
Si potrebbe sospettare che Apple abbia semplicemente voluto eliminare la possibilità che qualcuno decida di sostituire Apple Watch con le cuffie. oppure che Apple sapesse che il sensore di Apple Watch è preciso in ogni condizione mentre quello delle PowerBeats Pro 2, non lo è.
È davvero bizzarro anche scoprire che su Android è possibile collegare gli auricolari a qualunque applicazione per il fitness mentre su iPhone no.
Se avete, come chi scrive, un telefono Apple sarete invece limitati alla lettura della frequenza; solo cinque app iOS possono leggere la frequenza cardiaca dei PowerBeats Pro 2: Nike Run Club, Runna, Ladder, Slopes, Open.
Si tratta del punto di vantaggio strategico che, chissà perché, avvantaggia il mondo dei cellulari di Google rispetto al mondo iPhone.

Magari altre ne arriveranno, ma dal nostro punto di vista, quello di chi usa quotidianamente un’app come Zwift e in altre occasioni Strava e Garmin Connect, siamo di fronte ad un “deal breaker”, per noi il sensore al momento è semplicemente inutile, anzi dannoso: buono solo ad aggiungere complicazione e costo.
In più i PowerBeats Pro 2 sono anche abbastanza schizzinosi nella connessione. Una volta scollegati dall’account iCloud non siamo riusciti a collegarli, ad esempio, al nostro ciclocomputer Garmin, né a farli funzionare come sensore cardiaco indipendente per Zwift.
Infine il limite più paradossale: se vi venisse in mente di collegare i PowerBeats Pro ad una macchina per il fitness o anche ad un ciclocomputer, non potrete ascoltare musica. In pratica, come dicono diversi siti di fitness anche se i PowerBeats Pro 2 dovrebbero sfruttare due canali separati per monitoraggio del cuore e streaming musicale, non lo fanno.
In sostanza (come dicono il menzionato Dc Rainmaker ma anche l’altrettanto autorevole Des of DesFit) non potrete collegarli a due dispositivi in contemporanea: o funzionano per il monitoraggio del cuore o funzionano come auricolari per ascoltare musica. Cosa confermata proprio a Dc Rainmaker dalle Pr di Beats (immagine qui sotto).
A questa stregua è del tutto chiaro che o Apple cambia la situazione oppure non si vede come possa realisticamente pensare di vendere i PowerBeats Pro 2 a chi li voglia usare come sensore cardio, in particolare a chi ha un iPhone (per Android si tratta di un’aggiunta non indispensabile, ma utile a volte). Per monitorare la frequenza cardiaca alla fine oggi è largamente preferibile una fascia cardiaca tradizionale che si collega a tutte le app e anche ad Apple Watch.
Musica di qualità
Per fortuna, quando si arriva alla musica i PowerBeats Pro 2 fanno un buon lavoro, migliore di quello che facevano i già buoni PowerBeats Pro. Del resto tutti gli auricolari Apple sono sensibilmente migliorati da allora; gli AirPods Pro 2 sono incomparabilmente migliori degli AirPods del 2019.
I PowerBeats Pro 2 hanno una struttura acustica completante ridisegnata con un amplificatore aggiornato e trasduttori di nuova generazione e modificati per indirizzare meglio il suono. Apple dice che il suono è “bilanciato, potente su di un notevole arco dinamico”, considerazioni condivisibili.
I PowerBeats Pro 2 offrono davvero un ampio spettro dinamico, riproducendo efficacemente tutti i generi musicali. Anche se il meglio viene offerto in brani con tonalità più scure e bassi accentuati che predominano, una caratteristica sempre apprezzata dagli estimatori del marchio e persino ricercata e necessaria per auricolari sportivi. I nuovi PowerBeats Pro 2 si difendono bene anche sulla musica dove c’è una decisa presenza di voce umana e si varia da tono medio agli alti.
Gli auricolari sono debolucci, invece, per quanto riguarda le tonalità più brillanti. Ma il sospetto è che qui si tratti di una specifica scelta Apple.
In sostanza abbiamo a seconda delle occasioni una musica energica quando serve oppure la possibilità di un ascolto più vicino all’ispirazione messa dagli artisti nei brani senza sconvolgerne l’ispirazione.
Molto significativa la capacità di separazione degli strumenti, l’effetto palco è altamente realistico ed appare in tutta la sua efficacia con ANC spento e modalità trasparenza attivata. In questo aspetto i PowerBeats Pro 2 sembrano addirittura superiori agli AirPods Pro 2.
Come abbiamo accennato in apertura abbiamo anche la modalità suono spaziale. Non è una cosa particolarmente importante in un paio di auricolari sportivi, ma quando l’uso è casalingo di fronte alla TV, possiamo considerare la funzione come un’interessante aggiunta.
Autonomia da primato
Se si passa all’autonomia siamo in un campo dove i PowerBeats Pro 2 non deludono proseguendo una tradizione che i predecedessori avevano fissato. Parliamo di auricolari che arrivano a dieci ore secondo quel che dice Beats che diventano otto con la riduzione attiva del rumore attivata.
Nella prova di questi primi giorni, ad un ascolto intensivo a volume medio, possiamo confermare che questi numeri sono reali. Anzi abbiamo superato e di molto le dieci ore arrivando a quasi 11 attivando anche in diverse occasioni la riduzione attiva del rumore.
La ricarica avviene usando la custodia che dovrebbe portare a portare a 45 ore la possibilità di ascoltare musica. La presenza del monitoraggio cardiaco non dovrebbe impattare l’autonomia, dice Beats. Nulla al proposito possiamo dire perché abbiamo sperimentato il sistema troppo brevemente ma sarebbe davvero bizzarro che una funzione tanto inutile servisse solo per ridurre l’autonomia di quelle utili.
I PowerBeats Pro 2 infine si ricaricano sia con USB-C che, per la prima volta in un paio di auricolari Beats, attraverso una piastra wireless. Da notare che non sono compatibili con Magsafe ma solo con i tradizionali caricabatterie Qi.
Conclusioni
Essendo stati grandi fan dei PowerBeats Pro che non abbiamo abbandonato mai del tutto per il vantaggio di stabilità e qualità musicale neppure quando sono apparsi prodotti più piccoli, leggeri e con funzioni come l’ANC, avevamo grandi aspettative per i PowerBeats Pro 2 e in larga parte le attese sono state soddisfatte.
I PowerBeats Pro 2 non riescono, nell’impresa di battere gli AirPods Pro 2 generalmente migliori come auricolari (per qualità musicale, riduzione del rumore, funzioni software aggiuntive). Ma sarebbe un errore paragonare i PowerBeats Pro 2 agli Airpods Pro 2 (parametro, usato impropriamente da chi cerca qualche titolo a sensazione) perché gli auricolari Beats sono destinati ad un pubblico differente. Parliamo di accessori per la musica durante il fitness e vanno valutati in quanto tali.
Da questa prospettiva abbiamo passi avanti in tutti gli ambiti. In primo luogo nel design, più funzionale e comodo ma capace di offrire elevatissima stabilità, unito ad una riduzione delle dimensioni e del peso. La custodia si deve ancora definire come troppo grande, ma ha dimensioni ridotte rispetto alla precedente.
I PowerBeats Pro 2 suonano anche molto bene meglio del modello precedente l’introduzione della cancellazione attiva del rumore, per quanto non la più efficace del mercato, aumenta l’utilità di questi auricolari in ambiti specifici come una palestra.
Il pacchetto è completato da un’autonomia che è difficile da battere e dall’arrivo della ricarica wireless.
Potremmo dire che Beats ha riempito tutte le caselle non fosse che gli ingegneri della Mela hanno deciso di riportarne anche una, quella della frequenza cardiaca, che non si capisce bene che ci sia stata messa a fare.
Allo stato attuale, anche se ha certamente un qualche senso per il mondo Android, è in sostanza inutile per il mondo Apple e talmente restrittiva e diremmo anche mal implementata da correre il rischio di deprezzare anche altre funzioni.
Ma se, come facciamo noi, farete finta di dimenticavi dell’esistenza del sistema di monitoraggio del cuore e comprerete i PowerBeats Pro 2 avrete i migliori auricolari sportivi del mercato.
Nessuno dei concorrenti è in grado di presentare un pacchetto così completo. L’unico modo per provare a vincere il confronto potrebbe essere giocare sul prezzo: a 299€ i PowerBeats Pro 2 non sono certo a buon mercato.
Per diversi che leggono, avere i migliori auricolari sportivi del mondo con la miglior integrazione con iOS, capaci di funzionare bene anche con Android, potrebbe non valere la spesa di cento e i centocinquanta euro in più rispetto ad altri prodotti simili.
Pro
- Elevata stabilità e comodità
- Lunghissima autonomia
- Efficiente resa musicale
- Perfetta integrazione con iOS
- Ottimi anche con Android
Contro
- Cardiofrequenzimetro inutile
- Custodia ancora troppo grande
- All’ANC mancano alcune funzioni
- Prezzo elevato
Prezzo e disponibilità
I Powerbeats Pro sono disponibili in quattro colori, nero, argento, arancio e viola. Si comprano nei negozi Apple anche su Amazon (anche in cinque rate senza interessi) a 299 €.