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Galaxy Note 7s miniera d’oro: Samsung vuol recuperare 157 tonnellate di minerali rari

Samsung Electronics ha annunciato che riciclerà alcuni componenti dei Galaxy Note 7, dispositivi che lo scorso anno, come noto, hanno provocato un bel po’ di guai all’azienda coreana perché esplodendo a causa di un problema alla batteria, provocando in alcuni casi pericolosi principi d’incendio e costringendo il produttore a ritirare dal mercato lo smartphone.

In una dichiarazione riportata sul sito coreano, l’azienda afferma che mira a recuperare 157 tonnellate di materiali rari, oro incluso, dai vari dispositivi. Le vendite dei Galaxy Note 7 sono state bloccate a settembre dello scorso anno ma l’azienda ha in seguito fatto sapere che, anziché distruggerli, avrebbe venduto versioni “ricondizionate”.

Nel nuovo annuncio, Samsung afferma di voler recuperare componenti quali il modulo del display OLED, chip di memoria, il modulo fotocamera dei Galaxy Note 7s e sfruttarli per riparazioni o per il riciclo.

Galaxy Note 7s

La Casa coreana ha probabilmente scelto per motivi economici la scelta di riciclare componenti e materiali vari. Apple e altre aziende da tempo hanno predisposto programmi di riciclo specifici. La Mela si è data l’obiettivo di arrivare, un giorno, a poter costruire nuovi prodotti usando solo materiali riciclati, a partire dai vecchi dispositivi. Ma la vera sfida è riuscire, in futuro, a non dipendere più in nessun modo dalle miniere, sperimentando tecniche innovative di riciclo, come la catena di smontaggio, una linea di robot che disassembla i dispositivi, consentendo di recuperare preziosi materiali (recuperando alluminio, rame, oro, platino stagno e altri elementi) e utilizzarli nei nuovi prodotti. È un obiettivo ambizioso che richiederà molti anni di collaborazione tra vari team, fornitori e aziende specializzate nel riciclo. Apple spiega che tutti gli scarti prodotti dalla sua filiera vengano riutilizzati, riciclati, compostati o, se necessario, convertiti in energia. Dei suoi impianti di assemblaggio finale, 17 su 18 hanno ottenuto la certificazione “UL Zero Waste to Landfill”, perché da gennaio 2015 sono riusciti a evitare che finissero in discarica oltre 240.000 tonnellate di rifiuti.

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