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Startup paga gli utenti per ottenere da loro dati utili per la pubblicità

Jerry Yang – il cofondatore di Yahoo – mediante la sua AME Cloud Ventures, a novembre di quest’anno ha versato 6 milioni di dollari per finanziare una startup denominata “Caden”, una società che mira esplicitamente a ottenere direttamente dagli utenti degli smartphone vari dati, per capire cosa desiderano o vorrebbero comprare, allo scopo ovviamente di proporre loro pubblicità mirata.

La startup – scrive il Wall Street Journal – ha creato un’app con lo stesso nome dell’azienda; questa consente di recuperare dati ottenuti a sua volta da app come quella di Amazon, di Airbnb e servizi vari, chiedendo esplicitamente agli utenti il consenso alla condivisione dei loro dati per scopi pubblicitari, e consentendo agli utenti di ottenere in cambio un ricavo per i dati ceduti a terzi. È anche possibile accedere in qualunque momento a funzionalità di analytics personali.

Caden è in fase di test con un ristretto numero di utenti, e gli sviluppatori hanno in programma un beta testing più ampio (con 10.000 persone) per l’inizio del prossimo anno. Una opzione nell’app della public beta permetterà di rendere per ora anonimi e accorpare i dati prima dell’invio, in cambio di compensi che variano dai 5$ ai 20$ al mese. Il compenso sarà determinato da “punteggi” sulla scorta di fattori quali la risposta o meno ad alcuni sondaggi, e la possibilità di accedere o no ai dati di determinate app e servizi. Gli utenti hanno la possibilità di decidere quali informazioni condividere e ottenere pubblicità perfettamente mirate, tenendo conto di interessi, esigenze, gusti personali, ecc.

Il sistema – spiega ancora WSJ –  tiene conto di vari aspetti legati ai dati dell’utente, e quando questo entra in negozio può anche essere premiato con punti fedeltà se sceglie di condividere con i negozi quello che, ad esempio, ha acquistato su Amazon o altre piattaforme. La possibilità di recuperare dati estremamente precisi, permetterebbe agli utenti di ricavare anche centinaia di dollari l’anno. Varie aziende che si occupano di pubblicità stanno cercando alternative per ottenere dati di varo tipo dagli utenti, aggirando meccanismi di protezione di aziende come Apple che puntano invece su privacy e anonimato.

Una startup vuole pagare gli utenti per ottenere da loro dati utili per la pubblicità

Da iOS 14.5/iPadOS 14.5 le app devono chiedere l’autorizzazione prima di monitorare la nostra attività su app e siti web di altre aziende. Il tracciamento si verifica quando le informazioni che identificano noi o il nostro dispositivo raccolte da un’app vengono collegate a informazioni che identificano noi o il nostro dispositivo raccolte da app, siti web o altre piattaforme di proprietà di terze parti per scopi legati all’invio di annunci personalizzati o alla misurazione della pubblicità, oppure quando le informazioni raccolte vengono condivise con i cosiddetti “data broker”. Scegliendo l’opzione che consente di chiedere a un’app di non eseguire il tracciamento, lo sviluppatore dell’app non potrà accedere all’identificativo per gli inserzionisti (IDFA) del sistema, solitamente utilizzato per eseguire il tracciamento. Inoltre, all’app non sarà consentito tracciare le nostre attività utilizzando altre informazioni che identificano noi o il nostro dispositivo, come ad esempio il nostro indirizzo email.

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