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PA Semi, ad Apple non interessano i chip ma le menti?

Apple non è interessata ai prodotti, ma alle menti che lavorano per PA Semi. Questo quello che si apprende nel contesto delle speculazioni sul sorprendente acquisto da parte di Cupertino della società  californiana specializzata in processori ad alte prestazioni e bassi consumi.

A supporre che non siano stati tanto i chip PWRfficent a stimolare l’€™attenzione della Mela quanto gli ingegneri e con essi le tecnologie che costituiscono il patrimonio da cui scaturiscono le componenti studiate è AppleInsider che sostiene di avere avuto informazioni in merito da alcune persone a conoscenza delle trattative.

PA Semi è stata fondata da Dan Dobberpuhl esperto designer di processori e non uno qualunque come è facile apprendere dalla sua carriera. Dobberpuhl è stato a capo dei team che ha disegnato il leggendario DEC Alpha e più recentemente i microprocessori StrongARM il chip che si può considerare tra i predecessori di tutti i chip a basso consumo per Pda, usato anche da Newton. Dobberpuhl ha lavorato anche a Broadcom (una società  che ha solidi legami con Apple che ne usa i processori anche in iPhone) e Digital. Possiede personalmente 15 brevetti.

Dobberpuhl ha radunato intorno a sé alcune delle menti più brillanti tra quelle che hanno disegnato altri processori delle famiglie x86-64, Opteron, Itanium, and UltraSPARC. Tra gli altri si segnalano come confondatori di PA Semi: Amarjit Gill e Leo Joseph. Altre figure di spicco sono Sribalan Santhanam, Peter Bannon, Ron Brant, Mark Hayter, Peter Kumar, Sanjay Iyer. Le competenze di questo team sono di assoluto livello e portano esperienze in tutti i principali produttori o designer di chip americani.

Sarebbero queste figure, la loro esperienza e le loro tecnologie il principale target dell’€™acquisizione. Se le indiscrezioni fossero esatte Apple intenderebbe usare questo patrimonio anche umano per lo sviluppo hardware più che per creare processori e usarli nei suoi prodotti attuali, una impresa che potrebbe essere molto difficile anche per una società  con la cassa di Cupertino. Seguire l’€™evoluzione del mondo dei semiconduttori, creare processori ad alte prestazioni, tenerli aggiornati meglio di quanto non potrebbe fare una realtà  specializzata come ad esempio Intel potrebbe essere molto complesso. Altrettanto complesso, se non di più sotto ogni profilo (compreso quello d’€™immagine), sarebbe portare indietro le lancette dell’€™orologio e creare di nuovo codice per PowerPc, come dice The Register, visto che i PWRfficient sono basati su una variante delle tecnologie alla base dei vecchi processori Intel e Motorola.

Tra le ipotesi avanzate dal tabloid tecnologico inglese i cui toni sono spesso eccessivi ma che ha anche un gruppo di giornalisti di grande competenza, c’€™è quella che oltre che alle tecnologie e le menti, Apple sia interessata a PA Semi per creare chip per dispositivi diversi da iPhone e dai Computer. Componenti più di nicchia, che non hanno necessità  di inseguire altri mercati e altri concorrenti sotto il profilo delle prestazioni e del business di scala. Tra questi dispositivi per l’€™intrattenimento digitale domestico. Altra ipotesi quella che ad Apple interessi un’€™avventura nel mercato embedded.

In ogni quel che pare ormai emergere come ipotesi dominante è che l’€™acquisizione di PA Semi non mette a rischio l’€™adozione dei processori Atom per i futuri portatili a basso consumo o una nuova generazione di ‘€œSuper-iPhone’€. Piuttosto si tratta del tentativo di acquisire un vantaggio strategico, esperienza nel campo del design dei processori da applicare in future iniziative anche nel settore hardware, ma ben difficilmente tutto questo finirà  per mettere in crisi l’€™assetto generale che vede la piattaforma della Mela costruita intorno agli assetti di Intel e di ARM.

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