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App Store, il CEO di Epic Games contro Apple “fino all’ultimo sangue”

Il CEO di Epic Games, Tim Sweeney, ha dichiarato che ha intenzione di continuare la sua battaglia contro le commissioni dell’App Store e non si fermerà fino a quando non obbligherà l’azienda guidata da Tim Cook a consentire la distribuzione di app all’infuori dell’App Store.

Le affermazioni di Sweeney sono riportate in una intervista con The Verge: il CEO di Epic Games spiega perché ritiene necessaria la battaglia contro Apple e Google, aziende che – a suo modo di vedere – esercitano un controllo eccessivo su internet.

Epic da tempo critica Apple, e Sweeney ritiene che la commissione del 30% che la Mela trattiene sulle vendite dell’App Store sia un “monopolio assoluto”. Nell’intervista, Sweeney paragona il controllo della Casa di Cupertino sull’App Store al passato monopolio del sistema ferroviario sulla produzione petrolifera.

“Sì, Apple ha creato l’iPhone e progettato iOS, e meritano favolosi rendimenti dalla vendita dei dispositivi con il loro sistema operativo, così come le ferrovie meritano di guadagnare favolosi profitti dalla vendita dei biglietti ferroviari e per il servizio dei trasporti”, spiega Sweeney. “Ma quello che non possono fare secondo la legge, e secondo qualsiasi principio di concorrenza leale, è usare il loro controllo sull’hardware e sul sistema operativo per imporre limitazioni commerciali nei mercati connessi”.

E ancora: “Apple impedisce ad altre aziende di creare negozi concorrenti per le app su iOS. È un meccanismo simile al blocco ferroviario per impedire la spedizione di petrolio dalle raffinerie, allo scopo di controllare le industrie di settore” (il riferimento è alla Texas Railroad Commission che nei primi anni del ‘900 aveva ampliato il suo ruolo nel settore degli idrocarburi, regolando gli oleodotti, la produzione di petrolio e gas).

Epic Games vuole obbligare Apple a ripubblicare Fortnite su App Store

Sweeney riferisce di essere preoccupato perché il monopolio di Apple “sta strangolando l’economia digitale”, non solo con il mercato delle app ma anche con la musica e il mercato della TV.

La battaglia di Epic contro Apple è iniziata nel 2020, quando Epic aveva cominciato a integrare nel gioco Fortnite un meccanismo per fare acquisti in-app bypassando completamente l’App Store e dunque le commissioni da riconoscere a Apple, mossa che ha portato all’eliminazione di Fortnite dall’App Store.

Apple ha più volte spiegato (anche nelle aule di tribunale) che le commissioni per l’App Store consentono di tenere alti gli standard e proteggere gli utenti da frodi che potrebbero essere predisposte da sviluppatori che approfitterebbero dell’assenza di controlli, innescando gravi problemi di sicurezza per l’intero sistema.

La commissione del 30% (del 15% nel caso di sviluppatori che fatturano meno di 1 milione di dollari l’anno), è lo standard di settore (è la stessa percentuale richiesta ad esempio, da Sony, Microsoft e Nintendo, aziende sulle quali – stranamente – il CEO di Epic non ha niente da eccepire). Non è solo per le entrate che Sweeney riferisce di essere preoccupato ma per l’obbligo in generale di dover distribuire app esclusivamente sull’App Store, elemento che – a suo dire – limita la libertà di espressione sia degli sviluppatori, sia degli utenti.

“Penso sia incredibilmente pericoloso permettere alla società più potente al mondo decidere chi possa dire cosa”, afferma ancora Sweeney, avvertendo che si tratta di aspetti dei quali qualsiasi politico dovrebbe occuparsi.

Il riferimento di Sweeney è alle parole del nuovo CEO di Twitter, Elon Musk, che nei giorni passati aveva affermato che Apple intendeva eliminare Twitter dall’App Store. Musk ha in seguito chiacchierato con Tim Cook e ammesso di avere detto una castroneria, spiegando che Apple non aveva mai indicato di volere eliminare l’app dall’App Store.

Sweeney riferisce ancora di volere un modello di distribuzione delle app aperto, un meccanismo che consenta agli utenti di scaricare le app direttamente dal sito degli sviluppatori. Pretende anche che Apple non guadagni dalle vendite in-app dopo che l’utente ha acquistato un’app dall’App Store. “Chiediamo ciò che avrebbe sin dall’inizio dovuto essere in questo modo, quando l’iPhone fu presentato. È così che tutte le piattaforme e le piattaforme di computing in generale dovrebbero funzionare. È come funziona Windows, è come funziona macOS, quello che dovrebbe essere un prestabilito elemento fondamentale”.

“Combatteremo finché sarà necessario e finché non otterremo ciò che chiediamo”, riferisce ancora Sweeney. “Se Apple volesse, potremmo risolvere la questione già ora”, continua lasciando intendere di essere deciso a combattere in tutti i tribunali fino alla Corte Suprema e ottenere la vittoria ad ogni costo. Una scelta che ammette essere “difficile e costosa” ma anche “assolutamente necessaria”.

La diatriba di Epic Games contro Apple è iniziata con l‘introduzione in Fortnite di un sistema di pagamenti diretto vietato dalle regole di App Store, ma anche dal regolamento di Google Play Store: il gioco è stato espulso da entrambi i negozi digitali. Tutti gli sviluppi della vicenda sono disponibili da questa pagina.

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