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Elon Musk è ufficialmente in guerra con Apple

Lo scontro tra Apple e Twitter era stato paventato e ora Elon Musk – il “volubile” nuovo CEO di Twitter – ha iniziato a criticare la Mela per avere deciso di interrompere la pubblicità sul servizio di microblogging, una scelta – quella di Apple – dettata probabilmente dal buon senso, in attesa di capire in che direzione sta andando Twitter, per il quale ogni giorno Musk annuncia novità, ripensamenti, licenziamenti, ripristino di account sospesi e chi più ne ha più ne metta, scelte che in molti casi lasciano interdetti e sembrano quelle di un miliardario bipolare che gioca con la nuova creatura acquistata.

Apple non è l’unica ad avere fatto un passo indietro e sono decine gli investitori in fuga, a dir poco preoccupati da scelte che rischiano di minare il sistema dell’informazione dove il ruolo di Twitter da sempre è notevole.

Elon Musk in una serie di tweet prima si chiede se Apple “Odia la libertà di espressione”, poi chiede in un sondaggio se Apple dovrebbe rendere note attività di censura intraprese che si ripercuotono sui clienti, ha poi pubblicato in un tweet il video parodia di 1984 (lo spot di Apple) realizzato da Epic Games (azienda che combatte da tempo contro Apple per l’App Store), lasciando intendere che l’App Store è un monopolio.

Musk sembra avercela anchec con la commissione del 30% per l’App Store, e rispondendo alla domanda se Cupertino rappresenta una minaccia contro l’esistenza di Twitter e ha richiesto una qualche forma di moderazione dei tweet, Musk ha risposto “Si”.

Lo stop alla pubblicità su Twitter sembra sia stata la decisione che ha fatto scatenare Musk, invitando Tim Cook a rispondere alla domanda se “odia la liberà di espressione in America”.

A inizio novembre l’agenzia pubblicitaria che rappresenta Apple ha iniziato a raccomandare ai propri clienti di non spendere denaro nella pubblicità su Twitter, per preoccupazioni sulle scelte del nuovo CEO.

Musk ha cominciato a prendersela con Apple per le commissioni dell’App Store, e in uno dei tanti tweet sulla questione scrive: “Sapete che Apple impone una tassa segreta del 30% su qualunque cosa che compriate tramite il loro App Store?”.

Ovviamente non c’è alcuna “tassa segreta” ma la commissione è quella standard che chiunque vendi usando l’App Store deve da sempre pagare; la commissione in questione – tra l’altro – non è sempre pari al 30% ma in caso di piccole realtà che incassano ricavi per meno di 1 milione di dollari l’anno, arriva al 15%.

Per il nuovo sistema di spunte blu a pagamento su Twitter, Apple ottiene una commissione del 30% il primo anno e del 15% se l’utente decide di estendere l’abbonamento al secondo anno.

In un successivo tweet, Musk ha scritto ancora che Apple avrebbe minacciato di rifiutare Twitter dall’App Store. È improbabile che Apple abbia paventato simili iniziative senza giustificazioni, indicando ad esempio violazioni di regole dell’App Store che tutti sono obbligati a rispettare (non ha, ad esempio, accettato l’app Parler fino a quando gli sviluppatori di quest’ultima non hanno predisposto un sistema di moderazione dei contenuti).

Musk da qualche giorno sembra ad ogni modo spaventato dall’idea che Apple e Google possano rimuovere Twitter dai rispettivi store ed è arrivato a dichiarare di essere pronto a realizzare un suo telefono se Apple e Google dovessero rimuovere l’applicazione di Twitter dai loro store. C’è da augurarsi in caso buona fortuna: Amazon, Facebook e Microsoft ci hanno già provato, con risultati a dir poco deludenti.

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