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Apple colpita dai dazi, crollano le esportazioni di iPhone dalla Cina

Se serviva un segnale a dimostrazione degli effetti delle tariffe di Trump sul sistema commerciale e industriale americano, questa arriva dai dati della dogana cinese e del servizio di monitoraggio commerciale Trade Data Monitor: nel corso del mese di aprile, il primo durante il quale i dazi hanno avuto effetto, le esportazioni di smartphone dalla Cina verso gli Stati Uniti sono crollate del 72% su base annua.

Minato il sistema industriale e commerciale

Il dato, riportato da Bloomberg, è impressionante e un segnale d’allarme per Apple, che rappresenta il maggior importatore di prodotti di elettronica dalla Cina. Il fatturato, pari a 688,5 milioni di dollari, 1,83 miliardi di dollari in meno rispetto al 2024, è il livello più basso degli ultimi 13 anni.

A pagare i dazi che, secondo le intenzioni iniziali, dovevano essere pari al 145%, ci sono tutta una serie di altri prodotti di elettronica. Tra questi anche i laptop (anche qui una voce che tocca molto da vicino Apple), SSD e console.

Si tratta di una scelta, per ora solo temporanea, in attesa di capire che cosa succederà al termine delle trattative in corso tra USA e Cina, attuata dagli importatori ma che rappresenta un pessimo segnale per il mercato americano in genere.

Nello scenario migliore ci si può attendere un aumento dei prezzi, nel caso peggiore una riduzione sostanziale delle importazioni, delle vendite e di conseguenza una crisi anche industriale sia nel campo delle imprese vere e proprie che del retail.

Dazi Apple, cosa succede ai prezzi di iPhone in Italia e conviene comprarlo ora? - macitynet.it

La via di fuga indiana è in pericolo

Sappiamo che Apple ha spinto sull’acceleratore per ridurre la dipendenza dalla Cina e anche qui la dogana cinese mette nero su bianco la strategia. Nel corso dell’ultimo anno le esportazioni di componenti dalla Cina all’India — oggi il secondo polo produttivo per gli iPhone — sono quadruplicate. Foxconn, Wistron e Pegatron stanno aumentando la capacità produttiva negli stabilimenti indiani.

Non è detto che questa manovra di aggiramento abbia successo. Trump ha criticato apertamente la decisione di Apple di portare lavoro in India invece che in America, chiedendo all’azienda di costruire iPhone negli Stati Uniti.

Ma l’operazione, come sappiamo, è tutt’altro che semplice: produrre iPhone sul suolo americano significherebbe rivoluzionare decenni di logistica, automazione, costi e formazione a costi enormi. Non a caso, Apple non ha mai realizzato uno smartphone nel proprio Paese d’origine, e non potrà farlo nel breve periodo.

Si tratta di una transizione lunga, costosa e piena di incognite, non ultimo le incertezze che perdurano sulle scelte del governo americano. Apple dovrebbe fare investimenti per decine e decine di miliardi, da mettere a frutto con piani che possono avere uno svolgimento misurabile in decenni, quando, come dimostrato anche recentemente, quel che vale il giorno prima non vale il giorno dopo.

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