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Anche Apple coinvolta nel Luxleaks: avvantaggiata fiscalmente in Lussemburgo

Apple è fra le aziende indicate da Luxleaks, la recentissima inchiesta giornalistica del ICIJ che ha rivelato l’esistenza di accordi segreti fra molte delle più note aziende mondiali con il Granducato del Lussemburgo, per ottenere vantaggi fiscali e riuscire così a ridurre l’impatto della tassazione su fatturato e utili.

L’inchiesta Luxleaks è stata condotta dal The International Consortium of Investigative Journalists (ICIJ), un gruppo di giornalisti investigativi, che in circa sei mesi di lavoro ha raccolto  28 mila pagine di materiale in grado di dimostrare come circa 340 importanti multinazionali mondiali abbiano stretto specifici accordi  con il governo del Granducato del Lussemburgo fra il 2002 e il 2010, per poter ottenere condizioni fiscali vantaggiose ed un regime di tassazione particolarmente leggero. Fra queste aziende figura anche Apple, che ha utilizzato la sua controllata iTunes S.à.r.l., con sede appunto in Lussemburgo. Il documento recuperato dal consorzio ICIJ riguardo Apple è disponibile a questo link.

Il Luxleaks ha coinvolto molte aziende del settore hi-tech, fra cui Amazon, la cui sede Europea è in Lussemburgo, ma anche nomi come Accenture, Vodafone, Verizon e Tele2 Group. Altri grandi nomi includono IKEA, Pepsi, GE, con aliquote di tassazione fiscale che alcuni casi scendono al di sotto del 1 per cento. Oltre 30 le aziende italiane, alcune delle quali devono ancora essere rivelate, ma l’elenco è già abbastanza nutrito e comprende il Gruppo Banca Sella, Unicredit, Banca delle Marche, Intesa San Paolo e molti altri nomi di un certo spessore.

La documentazione Luxleaks raccolta da ICIJ mostra il coinvolgimento a tappeto di PricewaterhouseCoopers, società di consulenza specializzata in revisioni di bilanci, ma in questo caso prezioso consulente in grado di consigliare le aziende a proposito delle migliori strategie su come ridurre il più possibile l’impatto fiscale per la aziende, spesso con complesse “scatole cinesi fiscali”, in grado di alleggerire il peso fiscale applicato dagli stati all’interno dei quali le aziende operano e fatturano.

L’elusione fiscale evidenziata nel rapporto della ICIJ non è una pratica illegale, ma è sempre più sotto attacco da una parte dell’opinione pubblica e di alcuni organismi internazionali, che accusano apertamente l’Unione Europea e molti organi di governo degli Stati Europei di eccessivo lassismo nei confronti delle multinazionali che sfruttano (legalmente) le lacune legislative per riuscire ad abbassare drasticamente le imposte fiscali, che sarebbero altrimenti molto più elevate.

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