Dalla valutazione “bull” per i titoli previsti in crescita da comprare, le azioni Apple sono diventate “bear”, vale a dire azioni previste in calo di cui è consigliabile la vendita.
Il passaggio è avvenuto in poco più di un mese: dopo aver registrato un picco il 3 ottobre, la quotazione AAPL è costantemente diminuita per un totale del -20%, l’ultima in ordine di tempo ieri, di quasi il -4%, sulla scia del report del Wall Street Journal sui tagli di produzione di iPhone XR e anche di iPhone XS Max e XS.

Ma c’è dell’altro: anche se la definizione di titolo “bear” indica un calo di oltre il 20% negli ultimi 12 mesi, nel caso di AAPL il titolo è comunque ancora superiore del 15% anno su anno. Non solo: nell’ultima presentazione dei risultati il fatturato Apple è aumentato del 20%, l’incremento più elevato degli ultimi 3 anni.
Gli iPhone rimangono il prodotto portante ma la crescita continua della divisione servizi Apple e anche quella degli indossabili, oltre +50% rispetto al 2017, segnala che Cupertino sta riuscendo benissimo a diversificare. In definitiva anche gli analisti e gli osservatori non sono concordi: per alcuni è meglio vendere le azioni AAPL, per altri invece è consigliabile attendere, consigliandone l’acquisto ora a una quotazione inferiore per gli investitori che puntano sul lungo periodo.

Il calo più consistente è di Facebook che segna -38,8% da luglio, seguita da Netflix con -36,1% da giugno. Amazon con -26,3% dall’inizio di settembre. In ribasso anche Alphabet (Google) con -20% dalla fine di luglio.
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