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EFF: «Stop al tracciamento da cellulare senza mandato di un giudice»

eff-1L’Electronic Frontier Foundation (EFF), l’organizzazione internazionale che si occupa della tutela dei diritti digitali, esorta una corte federale a pronunciarsi favorevolmente in appello affinché la polizia debba obbligatoriamente avere un mandato prima di poter accedere alle località memorizzate sui telefoni cellulari degli utenti, elementi che permettono di individuare quando abbiamo lasciato casa, dove siamo andati e a chi abbiamo fatto visita.

Nell’amicus brief (in altre parole come parti terze interessate alla questione di principio) presso la Corte di Appello del Settimo Circuito, l’EFF e l’ACLU (American Civil Liberties Union), hanno spiegato che le informazioni relative alle località memorizzate sui telefoni, permettono di ottenere un quadro completo dei movimenti di una persona. Poiché portiamo appresso i nostri dispositivi ovunque andiamo, questi dati possono rivelare dati da natura estremamente personale: se ad esempio siamo stati da un medico, partecipato a un incontro politico, visitato un amico, ecc.

“Gli americani”, dice l’EFF, “hanno il diritto di pretendere che tali informazioni restino private” e non essere consegnate liberamente agli agenti delle forze dell’ordine salvo che non abbiano un mandato per poterlo fare.

Il caso al quale si fa riferimento è noto come U.S. v. Patrick, un uomo del Wisconsin accusato per possesso di un’arma aggravato dalla recidiva per una precedente condanna. La polizia ha tracciato i movimenti dell’uomo in tempo reale, tenendo conto delle informazioni memorizzate dal suo cellulare sulle varie località visitate, sfruttando probabilmente dati ottenuti dalla compagnia telefonica o forse Stingrays, dispositivi in grado di mappare posizione e spostamenti di persone. L’uomo è stato bloccato a bordo di un’auto nella quale è stata individuata una pistola e arrestato. Nella memoria amicus curiae presentata venerdì 23 gennaio, l’EFF e l’ACLU hanno spiegato alla Corte che il tracking in tempo reale dei movimenti dell’uomo viola il diritto del Quarto Emendamento, in particolare i principi che parlano di perquisizioni e confische ingiustificate.

“È la prima volta che la Corte di Appello federale le cui sentenze riguardano Illinois, Wisconsin e Indiana, valutano le attese dei cittadini sulla privacy nella localizzazione in tempo reale in base ai dati dei cellulari”, ha detto Jennifer Lynch, avvocato senior della EFF. “Il caso arriva in un momento nel quale costatiamo il crescente riconoscimento di come tali informazioni siano riservate”. “L’assemblea legislativa dei tre stati disciplinata dal Settimo Circuito attualmente vieta indagini sui telefoni cellulari senza uno specifico mandato. In California e almeno altri otto Stati, è altresì richiesto un mandato per tracciare gli utenti in tempo reale”.

Negli USA c’è una controversia in corso su chi si debba occupare della questione a livello federale. Nel 2014 la Corte d’Appello per l’Undicesimo Circuito di Atlanta stabilì che non c’è diritto di privacy per i dati memorizzati sul cellulare riguardo agli spostamenti degli utenti e dunque la polizia non ha bisogno di un mandato per accedere a quanto hanno bisogno; tuttavia, la Corte di Appello per il Quarto Circuito di Richmond (Virginia), lo scorso anno stabilì il contrario.

La Corte Suprema ha già preso atto che i dati possono, in effetti, rilevare dettagli privati, potenzialmente anche gli spostamenti di un’intera vita, stabilendo che sia per le ricerche sui dati memorizzati in un telefono cellulare, sia per il tracking di un’auto che sfrutta il GPS, sia necessario uno specifico mandato.

“Il Settimo Circuito” dovrebbe seguire le indicazioni della Corte Suprema e riconoscere che la polizia non dovrebbe avere accesso illimitato a dati che potrebbero rivelare ogni nostra mossa” ha detto Adam Schwartz, Senior Staff Attorney di EFF. E ancora: “Le forze dell’ordine devono essere tenute a ottenere un mandato prima di poter accedere a grandi quantità di informazioni private generate dai tracciati telefonici”.

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