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«TrueDepth di iPhone X può essere pericoloso nelle mani sbagliate»

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Apple ha reso noti molti dettagli sulla sicurezza di Face ID, la tecnologia di riconoscimento del volto integrata in iPhone X che permette di sbloccare il dispositivo con uno sguardo, autorizzare gli acquisti su iTunes Store, App Store e iBooks Store e i pagamenti con Apple Pay. I dati acquisiti da Face ID, tra cui le rappresentazioni matematiche del volto dell’utente, vengono crittografati, conservati e protetti nel Secure Enclave, coprocessore fabbricato all’interno dei processori che registra i dati in una memoria codificata e protetta.

Meno chiara è la modalità di accesso di terze parti ai dati catturati con la fotocamera TrueDepth; alcuni sostenitori della privacy e sviluppatori hanno espresso preoccupazioni sui dati che è possibile raccogliere partendo dal volto. Il Washington Post ha raccolto i commenti di esperti che si occupano di privacy e Apple sulla materia, evidenziando di nuovo un potenziale problema del quale si era già parlato nelle precedenti settimane.

“Privacy e sicurezza sono per noi estremamente importanti” ha dichiarato Tom Neumayr, portavoce di Apple. “Tale impegno si riflette nelle forti protezioni integrate per i dati di Face ID – protetti con il Secure Enclave in iPhone X – nonché molte altre misure tecniche di sicurezza integrate in iOS”.

Di fatto Apple non vende i dati, spiega il quotidiano, ma ha consentito con troppa fretta la condivisione delle mappe facciali con sviluppatori di app che potrebbero non condividere lo stesso impegno di Apple. «Penso dovremmo essere molto preoccupati» ha dichiarato Jay Stanley, analista politico senior dell’American Civil Liberties Union, organizzazione non governativa per la difesa dei diritti civili e le libertà individuali negli Stati Uniti. «Le possibilità di assistere a misfatti legati a dati del viso sono abbastanza alte; se non oggi, domani; se non sui dispositivi Apple, su quelli Android».

Apple sfrutta il riconoscimento del viso per consentire lo sblocco del dispositivo e altre operazioni ma sviluppatori di terze parti possono sfruttare la fotocamera TrueDepth per altri scopi, ad esempio scansionare il volto dell’utente nell’ambito di app per la Realtà Aumentata. Apple stessa spiega che gli sviluppatori possono accedere a posizione, topologia ed espressione del volto dell’utente, il tutto con un elevato grado di accuratezza e in tempo reale, rendendo facile creare effetti dal vivo o usare le espressioni per controllare un personaggio 3D.

Le app vedono il viso dell’utente come una mappa 3D dalla quale è possibile leggere 52 micro-movimenti di palpebre, bocca e altro. L’utente stesso può verificare questa possibilità scaricando MeasureKit, app gratuita sviluppata da Rinat Khanov che mostra una mesh (un insieme di vertici, spigoli e poligoni che definiscono la forma di un oggetto tridimensionale) rappresentativi del volto.

Le policy di Apple sulla privacy prevedono per l’utente la possibilità di abilitare o meno l’autenticazione tramite Face ID con le app di terze parti. Le app comunicano solo se l’autenticazione ha esito positivo e Apple spiega che non possono accedere ai dati acquisiti con Face ID associati al volto registrato.

truedepth iPhone X in funzione nell'app Measurekit

Khanov, lo sviluppatore dell’app MeasureKit, sostiene che le policy di Apple potrebbero non essere sufficienti. La sua app, ad esempio, inizialmente non teneva conto di indicazioni sulla privacy ma è stata approvata lo stesso su App Store. Cupertino spiega che è stata una svista e ha chiesto a Khanov di implementare specifici avvisi legati alla privacy. «Non sono state previste condizioni aggiuntive» spiega lo sviluppatore «Il procedimento di revisione dell’app è del tutto regolare come sempre – o almeno così sembra – dal nostro lato», spiegando ancora che Apple non richiede policy sulla privacy perché la sua app non invia i dati all’infuori dell’iPhone.

Geoffrey Fowler, autore dell’articolo del Washington Post, sembra preoccupato per quello che potrebbe accadere in futuro per le implicazioni delle funzionalità della fotocamera TrueDepth, con dati che potrebbero essere usati per riconoscere genere, razza, sessualità o tenere conto delle espressioni del volto per riconoscere patologie quali la depressione. Secondo Fowler le app che sfruttano la fotocamera TrueDepth dovrebbero mostrare informazioni più specifiche e non il pop-up generico che compare quando un’app chiede accesso alla fotocamera, un suggerimento che Apple potrebbe raccogliere e implementare senza troppe difficoltà.

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