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L’ultima tentazione di Bill

Le ultime notizie sono abbastanza chiare: Steve Ballmer, l’amico di una vita, fuori da Microsoft senza più poter mettere bocca negli affari dell’azienda nonostante ne possegga il 4%, mentre il “vecchio” Bill Gates, che possiede anch’egli il 4% delle azioni di Microsoft, tornerà in un ruolo “consulenziale”, quasi di vice-CEO ad interim, mentre viene selezionato il nuovo capo della multinazionale delle finestre. La storia a questo punto comincia ad essere abbastanza chiara. Vediamo di spiegarla nel dettaglio e poi il tempo ci dirà se queste del vostro cronista sono solo illazioni oppure se davvero le cose stanno andando come qui si dice.

Après moi, le déluge
Non c’è foglia che si muova in Microsoft che Bill Gates non voglia. Quando il numero uno dell’azienda si è ritirato, prima passando le redini del comando a Steve Ballmer a inizio 2001 e poi cedendo del tutto i suoi ruoli operativi per dedicarsi alla fondazione Melissa e Bill Gates nel 2007, è successo di tutto. Bill Gates ha costruito l’azienda, individuato il modello di business basato sul software (in un momento in cui i soldi si facevano con l’hardware), costruito i principali prodotti, e poi ha cominciato a interessarsi rapidamente ad altre cose. La complessità del business di Microsoft lo ha spinto ad avere ruoli sempre meno operativi e più legati alla strategia di lungo termine oltre che al suo peso diplomatico. A un certo punto Gates ha preso impegni e avviato una traiettoria tali che si è auto-pensionato con l’obiettivo di curare il resto del mondo. Certo, mantenendo un controllo politico fortissimo sull’azienda, ma di fatto disinteressandosene perché ha considerato Ballmer una sua diretta emanazione a cui ha delegato molto se non troppo potere. Sino a cedergli le chiavi del tutto.

C’è però un problema però. Anzi due. In quel periodo che inizia quando Ballmer diventa CEO di Microsoft, è appena tornato per la seconda volta alla guida di Apple il buon Steve Jobs. Che in un caso più unico che raro nella storia del capitalismo mondiale, fa ripartire Apple, inverte qualsiasi pronostico, trasforma le regole del gioco, sconfigge la legge di gravità e, di fronte a un impotente Bill Gates, assesta una serie di colpi quasi mortali all’azienda. Assieme a Jobs ci sono anche altri “cattivoni” che vibrano colpi durissimi. Primo tra tutti Google, ma anche Facebook, senza contare che Yahoo!, che sembrava quasi una acquisizione fatta, si è trasformato in una mina vagante da quando è stata presa in mano da Marissa Mayer. E poi all’orizzonte ci sono i cinesi, più determinati che mai a prendere il controllo di tutto. E l’ecosistema tanto duramente costruito da Bill Gates, quella narrazione dominante che aveva convinto tutti per vent’anni quasi trenta che parlare di informatica equivalesse a parlare di prodotti e servizi “contenuti” e compatibili con Microsoft, erano stati tragicamente messi in discussione e spodestati dalla loro centralità.

bill gates ballmer

Steve (Ballmer), Paperino Pendolare
Il più grande errore di Bill Gates era stato lasciare da solo Steve Ballmer, il manager amico di una vita, impiegato numero 30 dell’azienda e “testa manageriale”, uomo di processo, una specie di Tim Cook ante litteram e meno visionario. Il più grande errore di Steve Ballmer invece… Beh, qui c’è solo da scegliere, perché l’uomo è stato intelligente e generoso, l’impressione umana incontrandolo faccia a faccia è stata sempre positiva da parte del vostro cronista, ma i treni che Ballmer si è perso neanche Paperino Pendolare: la mobilità, i social media, il cloud computing, i big data. Praticamente Microsoft ha cozzato contro tutti gli ostacoli che poteva trovare e, quando non ce n’era nessuno, se li generava, come il tema della sicurezza che a lungo è diventato una barzelletta anche se Bill Gates aveva chiesto di attivare la progettazione di software pensato per essere sicuro fin dal tavolo degli ingegneri già nel 2001.

Ed eccoci che arriviamo alla situazione attuale. Il consiglio di amministrazione di Microsoft non vuole più Ballmer, in parte per pressione degli azionisti e in parte per malizia dello stesso Gates forse, sostengono alcuni. In ogni caso l’uscita di Ballmer sarà a quanto pare radicale e aprirà una situazione inedita. L’azienda aveva promesso di trovare un CEO entro la fine del 2013 e non ci è riuscita. Poi ha detto che lo avrebbe fatto nelle prime settimane del 2014 e siamo tutti qui che guardiamo. La posizione è scomoda perché è chiaramente tornato alla ribalta Bill Gates, osservano quasi unanimi tutti gli osservatori, e nessuno vuole venire per sentire il fiato di Gates sul collo tutto il tempo, rischiando solo posto e reputazione. Quindi? Un Ceo debole con un super-consigliere alle spalle: Bill Gates. Addirittura, perché no, un Ceo ad interim, cioè Bill Gates, in attesa che si trovi un altro che prenda il suo posto. E se non si trovasse? Questa storia non vi fa venire in mente qualcosa?

La vita delle grandi aziende è fatta alla fine da poche decisioni degli uomini che le guidano. E sicuramente l’ambizione di Bill Gates è sconfinata. L’unico motivo sensato per lasciare Microsoft che ha saputo trovare non è stato quello di godersi una vagonata di miliardi con moglie e figli, ma salvare il mondo dalla fame e dalla malattia: praticamente un profilo da megalomane clinico (che poi magari ci potrebbe anche riuscire, chissà). Il punto è che adesso alla voglia di salire più in alto di tutti di Bill Gates viene offerta una nuova opportunità, una ultima tentazione. La possibilità di rifare a Steve Jobs quello che lui ha fatto a Gates, chiudendo la disputa una volta per tutte visto che Jobs a questo punto non può proprio più replicare. E cioè, per dirla in maniera schietta: tornare alla guida di Microsoft e fare la contro-ripresa più spettacolare della storia, dimostrando al mondo che anche lui, come Jobs, è in grado di fare, disfare e poi tornare a rifare l’azienda che domina il mondo dalla collina più alta.

bill gates

L’ultima tentazione di Bill
È una tentazione fortissima che in queste settimane, mentre noi stavamo passando le feste natalizie e poi la partenza del nuovo anno, deve essere stata il chiodo fisso di Gates. Il quale forse in maniera machiavellica aveva già pensato e programmato tutto, oppure è semplicemente una finestra di opportunità che si è trovato davanti (e che non è neanche detto che riesca a sfruttare sino in fondo) ma comunque è davvero davanti a questa opportunità. Pensateci. È come se fosse la finale della coppa del mondo. Il capitano va in panchina, la partita si avvia a compimento, a sorpresa gli avversari rimontano e ti portano in svantaggio, e all’improvviso una regola matta permette anche di far rientrare in campo direttamente dalla panchina un giocatore, e l’ex capitano si trova di nuovo non solo la fascia al braccio, ma anche un corridoio aperto per scaricare il suo tiro più potente e insaccarla, chiudendo la partita e la carriera se non altro imbattuto, come solo Steve Jobs.

Pensateci. È veramente l’ultima tentazione di Bill Gates. La finestra di opportunità irripetibile: se poi arriva qualcuno davvero bravo poi la finestra si chiude, ma anche se arriva una schiappa e Microsoft perde quota rapidamente, il rischio di tornare ai comandi è di imbarcarsi in una missione suicida, cosa che l’ego di un imprenditore freddo e calcolatore come Bill Gates odia fortemente. E comunque gli anni passano: adesso Gates ha ancora il carisma di un capo riconosciuto e l’età giusta (58 anni fino al 28 ottobre prossimo) per potersi ancora proporre. Dopodiché l’America non ama la gerontocrazia quanto noi e gli spazi scemano, le opportunità per un ultra sessantenne di guidare una azienda tra le più grosse al mondo.

O forse no. Forse è solo il sogno di una sera di fine gennaio, sull’onda di indiscrezioni e notizie poco verificate. Umori, che poco hanno a che fare con il sugo di quel che succede veramente. Bisogna aspettare, a questo punto, e vedere cosa succede. Non ci vorrà molto.

bill gates jobs

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