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Recensione Beats Studio Buds, quando la virtù sta nel mezzo

Ogni volta che sulla nostra scrivania arriva un paio di auricolari come è accaduto qualche giorno fa con gli auricolari Beats Studio Buds incrociamo le dita: essendo migliaia i prodotti in questa categoria il rischio è quello di  ripetere cose dette già decine di volte. Giunti alla fine di questa recensione dobbiamo dire che Beats Studio Buds hanno fugato molti di questi timori; i nuovi auricolari full wireless “economici” del brand Apple non solo hanno diverse peculiarità che meritano di essere messe in luce, ma rappresentano anche una seria e razionale alternativa, presentandosi con una loro precisa identità, ai tre principali auricolari full wireless di Apple AirPods, AirPods Pro e PowerBeats Pro. Come e perchè? La risposta la troverete in fondo. Prima vediamo quel di cui stiamo parlando.

Beats Studio Buds, come sono fatti

Sono due le cose che saltano subito agli occhi quando si maneggiano per la prima volta i Beats Studio Buds: le dimensioni e il peso, davvero molto ridotti, e il design. Il fatto di avere di fronte auricolari tanto piccoli e leggeri (5,1 grammi, meno, per esempio anche degli Airpods Pro che pesano 5,4 grammi) è una piacevole sorpresa vista l’esperienza con altri prodotti del marchio. Basti pensare ai Powerbeats Pro che pesano 20 grammi ciascuno e che emergono da una custodia grande come una piastrella da bagno per di più spessa come un’edizione commentata della Divina Commedia.

Dimensioni degli auricolari veri e propri a parte, la custodia dei Beats Studio Buds è invece un po’ più ingombrante di quella degli Airpods Pro, ma nulla di drammaticamente più grande. Una scelta in linea con il dichiarato utilizzo consapevole dei materiali e la volontà di ridurre l’impatto sull’ambiente (la scatola della confezione è realizzata al 92% con materiali riciclati o derivati da foreste sostenibili). La plastica opaca appare sicuramente meno pregiata di quella degli AirPods, ma in linea con quella di altri prodotti di Beats.

Recensione Beats Studio Buds, quando la virtù sta nel mezzo
I Beats Studio Buds sono disponibili in tre colori

Una aspetto importante apprezzato da chi ha i PowerBeats Pro è che la custodia non è solo tascabile ma ha trattiene in maniera adeguata i due auricolari; questo permette una ricarica affidabile, cosa che invece non succede proprio con i menzionati PowerBeats Pro che a volte non si connettono correttamente. In più i due auricolari messi sul tavolo, grazie ai magneti, si attraggono. Un aiuto a non perderli.

Il paragone con i PowerBeats Pro è utile anche per descrivere il design dei Beats Studio Buds, disponibili in tre colori (bianco, rosso e nero) che ricorda in qualche modo quello degli auricolari sportivi Beats privato del supporto e del gancio per le orecchie. Un piccolo appiglio in plastica facilita l’operazione di estrarre dalla custodia gli auricolari e infilarli nel cavo auricolare in maniera corretta.

Dal punto di vista tecnico, parliamo di auricolari full wireless, con connettività Bluetooth 5.2, supporto ai codec AAC ed SBC (niente AptX) e tasti fisici. 

Internamente i Beats Studio Buds hanno driver da 8,2mm a doppio elemento con pistone rigido accoppiato a due camere acustiche gemelle. Una fessura contribuisce a ridurre la pressione dell’aria sulla parte interna dell’orecchio. La protezione dall’acqua è nella categoria IPX4, la stessa di tanti altri prodotti di Cupertino (PowerBeats Pro e AirPods Pro per esempio), modesta ma sufficiente se si teme di rovinare gli auricolari a causa del sudore o della pioggia Attenzione però alla custodia: non ha alcuna resistenza all’acqua.

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I Beats Studio Buds sono piccoli e ben costruiti

Beats Studio Buds: come funzionano

C’è un elemento fondamentale che influisce sul funzionamento dei Beats Studio Buds: non usano il processore proprietario Apple H1 (quello di tutti gli ultimi modelli di cuffie e auricolari Apple e Beats) né il più vecchio W1 (presente sugli AirPods originali e anche nei recenti ed economici Beats Flex). Questo colloca i nuovi auricolari di Beats in una posizione peculiare, riducendo alcune funzioni. I due principali limiti rispetto ad altri prodotti Apple è nel fatto che non hanno condivisione dell’audio e non si sincronizzano con iCloud, quindi non sono immediatamente riconosciuti su tutti i dispositivi collegati allo stesso account.

In più per la mancanza di un giroscopio non hanno audio spaziale per i film e non si attivano né si spengono a contatto con l’orecchio perchè manca il sensore ad infrarosso. Anche se abbiamo funzioni come Hey Siri e l’abbinamento automatico quando si apre la custodia, tutto ciò colloca i Beats Studio Buds in una posizione di svantaggio rispetto a praticamente tutti gli auricolari prodotti da Apple.

Amici di Android

In compenso la scelta di non usare il processore proprietario rende questi auricolari gli accessori Apple più “Android Friendly” della storia. Le loro funzioni sono infatti pressoché identiche sia con i cellulari Google che con gli iPhone.  Ad esempio l’abbinamento, per la prima volta, avviene allo stesso modo: basta aprire la custodia di ricarica. È anche presente la compatibilità con Trova il Mio Dispositivo, oltre che Find My di Apple. Se li perdete li ritroverete identificando la loro ultima posizione nota e potrete anche riprodurre un suono. Anche il connettore di ricarica (USB-C al posto di Lightning) è un chiaro segnale di… amicizia verso il mondo Android.

Le differenze di uso tra Android e iPhone si concentrano sostanzialmente nell’integrazione con il sistema operativo; Beats Studio Buds sono configurabili dalle preferenze di Bluetooth e dal Centro di controllo. Se avete un Android serve la specifica applicazione. Quel che non potrete avere è il supporto a “Hey Google”, ma questo sarebbe stato davvero troppo per un prodotto Apple…

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Il connettore USB-C dei Beats Studio Buds è un “segnale di amicizia” nei confronti del mondo Android

Ergonomia

Se si parla di comodità e di utilizzo i Beats Studio Buds hanno molto da offrire. Il principale punto di forza è nel design che consente loro di restare perfettamente in posizione per ore senza dare alcun fastidio anche grazie all’assortimento di gommini (dentro alla confezione ce ne sono di tre misure). Questo non è vero per molti altri concorrenti, inclusi gli AirPods Pro. Se è infatti vero che gli auricolari Apple sono molto più stabili e comodi dei precedenti AirPods è anche vero che dopo qualche tempo tendono a sfilarsi e richiedono di essere rimessi a posto, cosa che non succede con i Beats Studio Buds. In più i nuovi auricolari Beats sporgono di poco dall’orecchio; non ci si può dormire sopra, ma possono essere indossati quando si usa una cuffia invernale, scenario più complicato per gli AirPods e impossibile con i PowerBeats Pro.

Ottima, sempre parlando di ergonomia, l’idea gestire la riproduzione con “bottoni” veri e propri al posto dei controlli touch. Si cancella infatti una delle principali frustrazioni quando si usano gli AirPods Pro e gli AirPods: la totale dipendenza da controlli touch che è infatti un sistema elegante ma anche capace di rendere queste iconiche “cuffiette” bianche più difficili da usare in tante situazioni.

Non ci piace il fatto che nei Beats Studio Buds manchi del tutto il sistema di controllo del volume. Il tasto (che risponde bene alla pressione) permette solo di accendere e spegnere la musica, passare da una traccia all’altra e attivare o disattivare la riduzione del rumore. Ci sono alcune possibilità di personalizzazione ma, almeno per ora (Beats in alcune dichiarazioni ha fatto sapere che potrebbe essere introdotta in futuro con un aggiornamento firmare) non quella di regolare l’audio. Non si tratta di un limite solo dei Beats Studio Buds, ma resta il fatto che per alzare o abbassare la musica si è infatti costretti a ricorrere al socialmente imbarazzante “Hey Siri” oppure ad estrarre il telefono di tasca o dalla borsa.

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I Beats Studio Buds sono molto comodi da indossare

La cancellazione del rumore

Se c’è un punto dove i Beats Studio Buds perdono chiaramente nei confronti di diversi concorrenti che si collocano nella stessa fascia di prezzo e anche sotto di essa è la cancellazione del rumore. Se si pretende di usarli per ridurre il disturbo, il risultato risulta decoroso solo sui rumori con tonalità più profonda e costante, come nel caso del rombo di una strada. Sui toni medi e soprattutto acuti il lavoro principale, invece, lo devono fare i gommini con il sigillo del cavo auricolare.

La causa è forse nella tecnologia utilizzata, diversa e semplificata rispetto a quella adottata per altri dispositivi Apple con ANC; ad esempio il filtro sui suoni è fisso e non adattivo e non ci sono varie modalità, ma solo acceso e spento. Un altro problema potrebbe derivare dell’assetto dei microfoni ingegnerizzato in maniera più semplice e di una elettronica ridotta all’osso.

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La scatola ha dimensioni minimali

Sia quel che sia, senza volersi spingere all’impari confronto con Bose QuietComfort Noise Cancelling Earbuds, il benchmark assoluto in fatto di cancellazione del rumore, i Beats Studio Buds perdono il testa a testa non solo con gli AirPods Pro ma anche con auricolari di prezzo più economico. Ad esempio i Liberty Air 2 Pro di Anker che oltre al resto hanno anche varie modalità di riduzione del rumore selezionabili sono decisamente più efficienti in fatto di isolamento in un ufficio rumoroso o su un mezzo pubblico.

Anche la modalità trasparenza, il sistema che permette di ascoltare l’ambiente intorno a noi mentre calziamo gli auricolari, è solo sufficiente. Manca la naturalezza del suono che caratterizza gli AirPods Pro.

Beats Studio Buds: come suonano

Se si supera l’aspetto meramente tecnico e funzionale e si passa ad esaminare la qualità della riproduzione del suono, partendo dal presupposto che siamo di fronte ad auricolari da 150 euro, studiati essenzialmente per il tempo libero, si può dire che Beats Studio Buds suonano bene. 

Beats come aveva già fatto con i Powerbeats Pro ha moderato i bassi rendendoli meno predominanti rispetto ad altri prodotti del marchio; lo si nota in brani quali Bass Can You Hear Me di Beat Dominator, Silent Shout di The Knife o It Ain’T Hard To Tell di Nas dove le tonalità profonde non sono pompate e non sovrastano medi e alti. Il bilanciamento è in definitiva buono e la musica viene riprodotta in maniera “democratica” come risulta ascoltando Wilderness di Explosion in The Sky o Cajun Interlude di Adrian Legg. Decisamente piacevoli comparabilmente alla tipologia del prodotto, la separazione e la definizione. Se vogliamo fare un paragone i Beats Studio Buds suonano molto meglio degli AirPods originali, similmente agli AirPods Pro o solo di poco peggio dei PowerBeats Pro, distinguendosi rispetto a prodotti nella stessa fascia di prezzo per una elevata definizione della musica.

Audio spaziale con Dolby Atmos

I Beats Studio Buds offrono il supporto all’audio spaziale con Dolby Atmos. Non si tratta, precisiamolo, della stessa tecnologia che troviamo sugli AirPods o gli AirPods Max che simulano la presenza di una serie di altoparlanti collocati in una sala grazie all’accelerometro. Come detto, i nuovi auricolari di Beats non hanno questa componente quindi offrono l’audio spaziale solo quando si ascoltano brani solo su Apple Music e non quando sono usati con Apple TV né con Disney+. L’attivazione della modalità per i brani musicali è automatica con un risultato apprezzabile. Il suono diventa più ampio e avvolgente con un maggior reverbero e una superiore brillantezza della musica. Nulla di rivoluzionario, intendiamoci, ma sicuramente un contributo a rendere il suono degli auricolari di Beats più coinvolgenti. Peccato che, come detto, l’audio spaziale con Dolby Atmos sia compatibile solo con i brani di Apple Music (e non tutti).

Qualità delle chiamate

La qualità delle chiamate è buona anche se forse, non al pari di quella degli AirPods Pro o delle PowerBeats Pro. I sei microfoni fanno un discreto lavoro nel bloccare il rumore dell’ambiente dando chiarezza alla conversazione, in particolare se intorno a noi ci sono altre voci. Qualche difficoltà sembra manifestarsi quando il suono da cancellare nella chiamata è quello del traffico. È possibile che le dimensioni degli auricolari dettino questo limite.

Recensione Beats Studio Buds, quando la virtù sta nel mezzo

Autonomia

I Beats Studio Buds non hanno la ricarica wireless (una rinuncia abbastanza rilevante nello scenario attuale del mondo Apple) né la ricarica Lightning al posto della quale troviamo un connettore USB-C più adeguato per auricolari dichiaratamente aperti al mondo Android. Da specifiche gli auricolari sarebbero in grado di arrivare a 8 ore di autonomia (cinque se si tiene attiva la riduzione del rumore) che possono diventare 24 se si considerano le due ricariche di cui dispone la custodia. Messi alla prova dei fatti i Beats Studio Buds si avvicinano a questi dati (abbiamo ascoltato musica con ANC attivo per circa 4 ore e mezza), non siamo di fronte a qualcosa di spettacolare, ma tuttosommato adeguato e molto simile se non identica a quella degli AirPods Pro. Da notare che con cinque minuti nella custodia grazie alla funzione Fast Fuel si ottiene un’ora di riproduzione.

Conclusioni

Chi ci ha seguito fin qui avrà capito che se si cerca la perfezione non la si troverà nei Beats Studio Buds. Ci sono auricolari che suonano altrettanto bene se non meglio (come i PowerBeats), altri hanno uno status iconico superiore (come gli AirPods Pro) e se si parla di riduzione del rumore, pur senza citare gli inarrivabili Beats QuietComfort, i concorrenti in grado di mettere in difficoltà i Beats Studio Buds sono tantissimi. Ma se i nuovi auricolari di Beats non dominano in nessun settore, si collocano sopra la media in molti ambiti.

Sono ben costruiti, sono comodi, anche se mancano alcune funzioni dei dispositivi dello stesso marchio, hanno una valida integrazione con iOS e in più offrono quasi la stessa esperienza su Android. Danno soddisfazioni in campo musicale e hanno una autonomia sufficiente. Il loro vero punto di forza è che tutto questo viene offerto al costo di 149,99 euro, un prezzo che appare più che adeguato per quel che si porta a casa. In particolare molto più adeguato rispetto a quello degli AirPods, che a questo punto corrono il rischio di essere la prima vittima di mercato dei Beats Studio Buds.

Pro

  • Molto comodi e stabili
  • Qualità della musica
  • Integrazione simile tra iOS e Android
  • Prezzo economico per un prodotto Beats

Contro

  • Riduzione del rumore appena sufficiente
  • Mancanza di controllo del volume
  • La mancanza del chip H1 fa differenza
  • Manca la ricarica wireless

Prezzo e disponibilità

I Beats Studio Buds  sono in vendita in tutti i negozi Apple, su Apple Store e anche su Amazon. Il prezzo consigliato è di 149,99 euro per tutti e tre i colori.

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