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Recensione speaker Polaroid P3, la boom boom box anni Settanta

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Stilosa, certamente. E anche intrigante per colori, forme e diversificazione della gamma. Abbiamo provato la cassa stereo P3 della gamma di speaker Bluetooth che la rinata Polaroid (sì, proprio loro, l’azienda diventata sinonimo di fotografia istantanea negli anni Sessanta e Settanta) ha messo sul mercato poche settimane fa.

Dopo essere andati alla presentazione milanese, che si è tenuta alla Rinascente, abbiamo deciso di provare la seconda di quattro casse senza fili, per la precisione quella che secondo noi poteva avere un buon compromesso tra potenza e dimensioni. Non siamo rimasti delusi.

Già dalla scatola è un salto negli anni Settanta. Scatola semplice e colorata, design dell’apparecchio basato su una forma che fa tanto Boom Boom Box, le radio ultrapotenti che venivano portate a spalla nel Bronx dai primi artisti di strada di colore che ballavano la breakdance e si godevano la rivoluzione della nuova musica post-Beatles e post-Rock.

Certo, giudicare tutta una gamma di prodotti da uno solo non si può, ma certamente questa è perfettamente rappresentativa di una intenzione oltre che di uno stile. E dalla solidità del collegamento Bluetooth con vari dispositivi Apple (due iPhone, un iPad e un Mac mini) possiamo dire che ha funzionato più che bene. Ma vediamo più nel dettaglio com’è fatta, come va e cosa ci è piaciuto di più e cosa di meno.

Polaroid P2, la boom boom box anni Settanta

Hardware

La forma come detta è quella simile a una Boom Boom Box da ghetto americano. Però i colori no: anziché un argento piatto o un nero plasticoso questo speaker Bluetooth P3 Speaker ha un bel colore bianco che mette in evidenza il piccolo display a luci led (un piacevole effetto retro) e le due casse mid-bass nere anteriori. Il piccolo sfiato centrale lascia intendere che ci sia un cross-over di frequenze e un piccolo twitter. Invece, ci sono solo due casse da 1,85 pollici.

Il piccolo arcobaleno, simbolo del “colore” di Polaroid, sul P3 Player è accennato con una sottile striscia al centro. Le altre colorazioni disponibili sono il nero, blu, rosso e giallo. Come per il modello più grande e quelli più piccoli, può essere accoppiata a un altro apparecchio per la trasmissione da punti distanti.

La maniglia in metallo è fissa (non bascula), mentre sono presenti sui due lati dei fori in cui inserire la stessa cinghia delle macchine Polaroid, in maniera tale da poterla mettere a tracolla e trasformarla in un apparecchio molto più portatile. Infine, la presa Usb-C (unica presa esterna) è ben nascosta sotto un “tappo” di gomma che la protegge anche se l’apparecchio non è resistente all’acqua e quindi non adatto alla spiaggia o alla piscina (o alla neve fresca, vista la stagione in cui scriviamo).

L’altoparlante poggia su un piede in gomma che corre lungo il bordo inferiore e mantiene stabile il dispositivo, che è relativamente sottile. Il bordo superiore comprende i pulsanti play/ power, indietro, avanti e il pulsanti dei preferiti e quello definito dall’applicazione di Polaroid (che vediamo sotto). Lo speaker è inoltre dotato di un’ampia rotella per il controllo volume, di un pulsante di accoppiamento Bluetooth e di un sensore NFC per accoppiare rapidamente il telefono Android (non lo abbiamo usato però).

Polaroid P2, la boom boom box anni Settanta

Software

Polaroid ha anche creato una app sia per iPhone che per Android. L’abbiamo scaricata anche se non è necessaria: si può fare tranquillamente il pairing con le normali funzioni Bluetooth di qualsiasi dispositivo moderno (lo abbiamo fatto con due iPhone, un iPad e un Mac mini) e, per chi vuole, anche via NFC (non lo abbiamo testato però).

L’app è carina ma non particolarmente utile: alla fine la vocazione di questo dispositivo per noi è stata quella di “casse senza fili” per ascoltare un po’ di musica ma anche l’audio di un podcast o di un video sull’iPad mentre cuciniamo. Il vantaggio migliore del dispositivo è infatti la sua portabilità e stabilità.

In ogni caso, l’app prevede che si possano integrare le app di musica con i relativi servizi di streaming presenti sul dispositivo e che, scegliendo una canzone X (con il tasto “Like/Dislike” sul dispositivo) si generi automaticamente una playlist gestita dall’app di Polaroid.

Come dicevamo, è un’idea carina e sarebbe anche interessante se non fosse che nel 2022 abbiamo già un milione di app che fanno un milione di cose e averne una in più che non aggiunge praticamente niente è sostanzialmente inutile. Grazie, ma no grazie.

Sul campo

Ci sono tre cose da dire su questo P3 Player, che è il modello stereo intermedio e più maneggevole. La prima è che le batterie durano veramente tantissimo: si ricaricano con la presa Usb-C (viene fornito il cavetto Usb-C a Usb-C ma non il caricabatteria, tra l’altro la porta funziona anche da presa AUX) e reggono giorni e giorni di uso normale. Appena acceso il P3 si aggancia all’ultimo dispositivo a cui era collegato (nel nostro caso prevalentemente l’iPhone) e poi, se lasciato “da solo”, dopo un po’ si spegne. L’attivazione richiede sempre di premere il pulsante Play sul dorso dell’apparecchio.

La seconda cosa è che è molto facile, portabile, e leggero (circa 660 grammi). Lo abbiamo usato praticamente ovunque a casa, in giardino e in redazione. Simpaticissimo e decisamente adatto per iniziare una conversazione, anche le istruzioni fanno capire quanto sia un prodotto giocoso. Il look retro degli anni Settanta fa la sua parte e non sembra troppo “minimalista” (come gli HomePod mini, ad esempio). Stupisce la potenza sonora.

La terza cosa è la resa musicale. E questa è la parte che uccide tutto il trasporto che abbiamo avuto verso l’apparecchio. Suona forte se si alza il volume al massimo, senza dubbio. Ma in tutti i tipi di ascolto che abbiamo scelto non c’è mai stata una resa che fosse sorprendente o almeno di alta qualità. I bassi sono poco potenti, gli alti poco definiti, la dinamica è molto limitata e sostanzialmente sembra che il suono sia equalizzato in maniera tale da non ammettere intensità musicale distribuita su una gamma molto ampia. Nella app non ci sono preset di equalizzazione, tuttavia. Alla fine, non ha la qualità sonora che vorremmo e che troviamo in alcuni competitor con gli speaker di questa fascia.

L’app consente di appaiare il proprio fornitore di musica in streaming (Spotify, Musica di Apple, Amazon etc) e riprodurre la musica direttamente dal dispositivo. Non lo abbiamo però usato in questo modo, preferendo alla fine usarlo come speaker Bluetooth su una varietà di apparecchi. Il display con pallini luminosi, una specie di LED semplificato, è grazioso e un’aggiunta divertente, anche questa molto anni Settanta.

Polaroid P2, la boom boom box anni Settanta

Giudizio finale

Lo speaker P3 è più carino che buono. Nel senso che funziona molto bene e fa tutto ma non è indimenticabile dal punto di vista sonoro. Il che, per uno speaker senza fili, non è un complimento. Però il suo lavoro lo fa.

In realtà ci piacerebbe davvero che il Polaroid P3 Player fosse uno speaker migliore perché è un oggetto con un design ottimo, divertente, retrò al punto giusto, e con funzioni di gestione delle casse davvero ben fatte. Nonostante l’app sia un po’ povera e che abbiamo smesso di usarla dopo due giorni, l’idea di come si scopre la musica è interessante.

I problemi veri sono sostanzialmente due: non è capace di resistere all’acqua (e questo, nel 2022, non è più accettabile) e non suona in maniera particolarmente convincente. Il P3 è un diffusore da stanza ma la stanza non deve essere troppo grande: capace di dare un sottofondo e a tratti anche presenza ma non di rivoluzionare l’audio che ascoltate. Tuttavia, ci piace com’è fatto ed è piaciuto a tutti quelli che sono passati da casa nostra e l’hanno visto: sicuramente un oggetto notevole come design. E poi sta perfettamente dentro un “cubo” della mitica libreria Kallax di Ikea, quella dove vanno anche gli LP (i dischi di vinile, per i più giovani). Cosa volete di più?

VOTO
4 stelle su 5

PRO

  • Molto elegante e di dimensioni “giuste”
  • Raggiunge un volume alto
  • Il pairing con più dispositivi non è un problema
  • Prezzo ragionevole e lunga durata della batteria

CONTRO

  • App simpatica ma povera
  • Bassi poco potenti
  • Alti poco definiti
  • Non è resistente all’acqua (niente bordo piscina)

Prezzo al pubblico

 189,99 Euro


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