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Per far sbloccare gli smartphone inaccessibili l’FBI ha “gonfiato” le statistiche

Il Federal Bureau of Investigation (FBI), l’ente investigativo di polizia federale statunitense, ha “spropositatamente gonfiato” i dati relativi al numero di dispositivi elettronici ai quali non è in grado di accedere per via delle tecniche di cifratura usate da produttori come Apple.

Il Washington Post spiega che l’FBI ha ripetutamente fornito al Congresso statistiche “gonfiate” sul problema dei cellulari cifrati, riferendo dell’impossibilità di sbloccare lo scorso anno circa 7.800 dispositivi legati a vari crimini. Secondo il quotidiano statunitense il numero reale di dispositivi che l’ente non è riuscito a sbloccare è molto più piccolo, probabilmente tra i 1000 e i 2000. Lo scorso mese l”FBI avrebbe individuato un errore nella modalità usata per contare gli smartphone cifrati e non ha ancora completato l’audit interno che consente di determinare in modo certo il numero di dispositivi in attesa di sblocco.

L’errore di valutazione dell’FBI sarebbe dovuto all’uso di tre distinti database che avrebbe portato a calcolare erroneamente la conta dei dispositivi. Quanto accaduto arriva in un momento difficile per l’ente, con il Presidente Trump che ha chiesto al Dipartimento di Giustizia americano di aprire un’indagine per verificare se l’Fbi si è infiltrata, o in qualche modo ha “sorvegliato” la sua campagna elettorale nel 2016, esigendo un’inchiesta formale.

Le forze dell'ordine sempre più spesso non riescono ad accedere alla memoria dei telefoni

Da tempo l’FBI solleva il problema dell’impossibilità di accedere agli iPhone e altri dispositivi cifrati. L’impossibilità da parte delle forze dell’ordine di accedere ai dati contenuti nei cellulari cifrati di sospetti e criminali, è un problema di cui si parla fin dalla tragedia di San Bernardino. La Casa di Cupertino rifiuta l’idea di creare un firmware ad hoc che consentirebbe di accedere ai dispositivi bloccati e ha più volte spiegato che, a suo modo di vedere, una richiesta di questo tipo da parte del governo metterebbe  “a rischio la sicurezza e la privacy di centinaia di milioni di persone in tutto il mondo”, costituendo un pericoloso precedente per la sicurezza e la riservatezza dei clienti.

Per l’Fbi l’impossibilità di accedere ai dispositivi elettronici di sospetti e criminali è un danno per l’intera società, una limitazione che ha rallentato sensibilmente una serie d’indagini delicate: dagli abusi sui minori, al narcotraffico, fino al terrorismo. A fianco di Apple si sono più volte schierate associazioni ed esperti che si occupano di diritti civili e privacy; tra i favorevoli a una “backdoor” (un grimaldello che permetterebbe alle forze dell’ordine di bypassare i meccanismi di protezione), Bill Gates di Microsoft, secondo il quale “le aziende tecnologiche devono stare attente a non pensare che la loro visione delle cose sia più importante di quella del governo o della capacità del governo stesso di compiere determinate azioni”.

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