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Ciao Charli, cane che pensava differente

Charli dorme. Dopo dodici anni tra Mac ed iPod, tastiere e monitor, un po’ randagio e un po’ padrone di casa, un po’ precario e un po’ a tempo pieno, è venuto per lui il momento di finalmente di riposare, alla fine di una vita vissuta intensamente, all’inizio soffrendo, come soffre chi non ha un posto dove andare, poi circondato all’affetto di persone che lo amavano per quel che era, uno spirito libero. Charli è, anzi era, un cane che pensava differente e non poteva essere altrimenti, visto che la sua casa era la stessa di Data Port, il primo, per fondazione, rivenditore Apple Italiano.

Charli (niente, “e” prego…) era il cane di Data Port o, meglio, Data Port era il negozio e il magazzino di Charli. Nel recinto, tra scatoloni con la Mela, cavi e periferiche, ci era finito un po’ per caso e un po’ per scelta. Girava da quelle parti quando qualcuno ha cominciato ad allungargli qualche pasto che lui, un po’ lupo e un po’ pastore, tutto indipendente, dimostrava di gradire. Era il 1996, gli anni che, appunto, spingevano verso il Think Different e il ritorno di Jobs ad Apple e forse per affinità  con questa filosofia che cominciò a frequentare assiduamente la gente di Data Port.

Fu così che Charli decise che la sua prima casa, sarebbe stata lì, tra i computer “differenti”. La seconda casa continuava ad essere la campagna dove non mancava mai, specie di notte, di fare qualche giro, salvo tornare poi la mattina puntuale a portare silenziosi, ma sempre eloquenti, consigli come quando convinse Data Port a cedere la distribuzione di computer Apple o come quando, spesso, annusava i clienti più rompiscatole indicandoli chiaramente con ringhio o quelli più simpatici, accolti con una capriola a pancia in su. Charli pensava davvero differente: aveva una cuccia ma dormiva nel bagagliaio di una station vagon, aveva un casa ma passava molto tempo tra i campi, era un cane ma si sedeva davanti ad un computer. Charli ha avuto anche una compagna che aveva portato dentro ai capannoni di Data Port, ma se n’è andata presto. Poi anche il suo mondo ha cominciato ad andarsene: meno campagna e più capannoni, lo slogan Think Different messo in pensione nelle pubblicità  e, dice qualcuno, anche nei fatti.

Fu così che il cane che pensava differente decise di ritirarsi in un posto tranquillo, accudito da due badanti, anche se ogni tanto, come un vecchio signore che non dimentica i posti della sua giovinezza e ci torna per sentirsi ancora un po’ giovane, chiedeva di tornare a casa per salutare gli amici e provare a capire se c’erano ancora lo spirito differente. Poi, un giorno, Charli qualcuno dice per un male incurabile ma in realtà , siamo certi, solo perché ha capito che il suo mondo non c’era davvero più, ha deciso che era tempo di riposare. L’hanno aiutato a dormire e in quella cuccia, anzi in quel bagagliaio di station vagon, tra le nuvole dove non deve più preoccuparsi di svegliarsi la mattina per abbaiare ai rompiscatole o di rincorrere postini, Charli sogna. Sogna la sua vita passata, sogna sé stesso tra tastiere e computer, sogna i suoi amici, sogna la campagna, sogna il suo sogno di cane che pensando differente ha vissuto differente, dando a tante persone più di quel che avrebbe mai pensato.

Se volete aiutare il sogno di Charli e quello di tanti altri cani, l’invito è a visitare questa pagina di Data Port. Avrete la possibilità  di conoscerlo da vicino, sapere qualche cosa di più sulla sua vita e di fare un’offerta per un calendario che serve a sostenere il canile Tom dove ci sono tanti altri cani che non hanno avuto la fortuna, come Charli, di poter vivere differente ma vogliono solo poter vivere dignitosamente e ai quali potete, nel ricordo del cane che pensava differente, dare un vostro contributo comprando un calendario. Charli, che ogni tanto si sveglia e ora vede anche più lontano di prima, vi sarà  riconoscente.

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