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Servizio Apple per gli abbonamenti ai giornali: c’è il Wall Street Journal ma non il New York Times e Washington Post

Tra le novità che dovrebbero essere presentate da Apple nel corso del keynote del 25 marzo, anche il nuovo servizio per l’accesso a varie riviste e giornali, pagando un abbonamento una tantum.

Il New York Times riferisce che tra le realtà che hanno aderito al servizio c’è il Wall Street Journal ma mancano altri quali il New York Times stesso e il Washington Post.

Il nuovo servizio che proporrà Apple si dovrebbe chiamare “Apple News Magazines” ed è stato creato partendo dall’app Texture che la Casa di Cupertino ha ottenuto acquisendo Next Issue Media a marzo dello scorso anno. Pagando una somma mensile, l’utente potrà abbonarsi a una serie di riviste che sarà possibile richiamare dall’app News di serie con il Mac, dalla sezione “My Magazines”.

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L’app News mostrerà notifiche quando nuovi numeri delle riviste sono disponibili; è possibile raggruppare le notifiche relative a più titoli, seguire solo determinate pubblicazioni e visualizzare nelle notifiche titoli che dovrebbero invogliare alla lettura.

Non è al momento chiaro quanto costerà l’abbonamento al servizio in questione: si vocifera 9.99$ al mese. Una parte degli incassi andrà ovviamente agli editori, l’altra ad Apple. La Casa di Cupertino potrebbe avere ideato un sistema per compensare gli editori in base a cosa effettivamente legge l’utente ma non vi sono al momento informazioni precise.

Tra i nomi individuati nell’app News, riferimenti a National Geographic, Bon Appetit e Fast Company, senza però espliciti riferimenti esatti alle relative riviste (l’elenco non è sicuramente completo).

A metà febbraio sono circolate voci di preoccupazione da parte di gruppi come NY Times e Washington Post. A non piacere a questi ultimi, aveva riferito il Wall Street Journal citando sue non meglio precisate fonti, i termini finanziari proposti da Apple (che pretende il 50% degli utili ricavati dagli abbonamenti, offrendo il restante 50% agli editori, tenendo conto di quali articoli vengono letti).

Altro elemento di preoccupazione da parte degli editori è l’impossibilità di “profilare” gli utenti”, in altre parole accedere ai dati degli abbonati tra cui gli indirizzi email e le informazioni legate alle loro carte di credito, elementi considerati fondamentali per creare archivi dei clienti e offrire loro prodotti e servizi,

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