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Azione antitrust contro Apple sugli abbonamenti iTunes? Per ora è difficile

Apple rischia un’azione antitrust per le politiche applicate oggi su App Store? Secondo Shubha Ghosh, un docente in materia antitrust della University of Wisconsin Law School teoricamente è possibile, ma si dovrebbe prima stabilire che esistono le premesse, in particolare una posizione dominante sul mercato e la possibilità di applicare qualche forma di pressione anticompetitiva sui prezzi. Il quadro della situazione così come essa si presenta oggi viene disegnato dal Wall Street Journal che ha intervistato il professore Ghosh.

«Sono piuttosto dubbioso in materia», dice il docente secondo cui in primo luogo chi volesse lanciare una causa antitrust dovrebbe determinare che Cupertino è in grado di esercitare un totale dominio sul segmento dell’editoria in digitale. In particolare gli editori potrebbero dire – si legge nel WSJ – che Apple domina l’universo dei tablet e sfruttando questa posizione di vantaggio ha ristretto la possibilità di concorrenza. Ma gli esperti fanno notare che a sua volta Apple potrebbe eccepire sostenendo che il mercato comprende non solo l’universo digitale ma anche quello della carta stampata e che chi non è soddisfatto delle condizioni di Apple può raggiungere i suoi clienti usando altri canali.

Secondo Gosh Apple avrebbe anche un’altra arma a sua disposizione: le ragioni di business. «Potrebbero avanzare motivazioni connesse agli investimenti sulla piattaforma che richiedono di creare incentivi al suo uso» e in genere gli inquirenti sono orientati ad essere indulgenti quando una società riesce ad argomentare usando come giustificazione il proprio business.

Secondo Herbert Hovenkamp, collega di Gosh ma insegnante all’University of Iowa College of Law si dovrebbero spendere milioni per verificare le dimensioni del mercato e che Apple ha su questo mercato una posizione dominante. Per altro Hovenkamp da parte sua ritiene che Apple non sia qualificabile come dominante nel mercato dei media digitali; «se Apple arrivasse al 60% degli abbonamenti in digitale allora la vicenda potrebbe essere vista sotto una luce diversa e spostarsi in territorio dove è possibile un’indagine antitrust»

 

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