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H.265 e VP9, i nuovi codec faranno aumentare i costi per distribuire video

Negli ultimi dieci anni lo standard H.264/AVC è stato il video codec dominante per lo streaming in virtù della possibilità di ottenere un’elevata qualità dell’immagine con un bitrate molto inferiore ad altri standard ma l’adozione da parte di Apple di H.265/HEVC in iOS 11 e Google che spinge sempre più per l’adozione del VP9 in Android, porteranno a cambiamenti.

Il prossimo anno l’Alliance for Open Media rilascerà il codec AV1 con ulteriori miglioramenti nella compressione ma questo significherà, spiega Streamingmedia, una maggiore frammentazione e complicazioni per i creatori di contenuti che dovranno decidere se supportare o no i tre codec (H.264, H.265 e VP9) e il nuovo AV1 atteso per il 2019.

Per gli utenti e gli operatori del settore in tutti i casi i vantaggi sono il minor “peso” dei file a parità di qualità; tuttavia i nuovi formati comportano per chi trasmette l’uso di notevoli risorse per la codifica dei contenuti.

H.265

Lato server, la codifica in H.265 e VP9, richiede costi cinque volte superiori per via della complessità degli algoritmi utilizzati; AV1 innalza i costi di gestione dei server fino a 20 volte. Contenuti misti SD, HD e UHD continuano a spostarsi verso qualità maggiori, con supporto ad esempio dell’elevata gamma dinamica (high dynamic range, HDR), dei 10-bit e un numero maggiore di frame rate. Il costo dei server per l’encoding per passare da 1080p SDR al 4K HDR è cinque volte maggiore. Sta aumentando anche la disponibilità di video a 360° e i filmati 6DoF (six degrees of freedom) di Facebook che, ancora una volta, aumentano i costi di almeno quattro volte.

Tenendo conto di varie variabili, in alcuni casi il costo di encoding potrebbe crescere di 500 volte nel corso dei prossimi anni, con sempre maggiori richieste di video di alta qualità, filmati a 360° e crescita della domanda.

L’industria del settore si sta già preparando con acceleratori per il cloud ottimizzati per maggiori carichi di lavoro inclusi i FPGA (Field-Programmable Gate Array) nei data center; al contrario di CPU e GPU, le soluzioni FPGA consentono l’implementazione di funzioni logiche anche molto complesse, e sono caratterizzati da un’elevata scalabilità. Più flessibili di CPU e processori grafici, i Field Programmable Gate Arrays sono già impiegati da cloud provider come Amazon, Baidu, Nimbix e OVH, un trend che a quanto pare è destinato a diventare la normalità negli anni a venire.

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