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I migliori libri dei grandi artisti della fotografia

I libri di fotografia sono un genere straordinario, bellissimo, una narrativa della quale spesso ci dimentichiamo. Perché vengono “diluiti” in altri libri (le fotografie di un catalogo, le pagine centrali di un’autobiografia) oppure immaginati solo come dei coffee table book, che sono un genere particolare alle volte un po’ scomodo da gestire (per dimensione e costo).

In realtà, c’è molto, molto di più. Come vedrete in questa collezione di libri che abbiamo amato e ci sono piaciuti moltissimo, la fotografia è un linguaggio e un’arte, un modo di esprimersi, una raccolta di sentimenti e anche di intenzioni. La fotografia documenta, racconta, ispira, definisce, avvicina, rende noto l’ignoto e visto l’invisibile e lo sconosciuto. Da qui potete cominciare a farvi un’idea. Ci sono anche alcuni libri in altre lingue (inglese, francese) perché quel che conta sono le immagini, che sono universali.

Qui trovate tutti gli articoli con i Migliori libri di Macity raccolti in un’unica pagina.

migliori libri guida


Un silenzio interiore. I ritratti di Henri Cartier-Bresson. Ediz. illustrata

Il grande maestro della fotografia umanista in bianco e nero, qui non con immagini di street photography ma straordinari ritratti. Henri Cartier-Bresson (1908-2004) è stato il più grande e innovativo realizzatore di immagini del ventesimo secolo. La sua fotografia ha fatto scuola e i suoi ritratti sono una parte dell’inestimabile patrimonio che ci ha lasciato. Per oltre cinquantacinque anni ha ritratto le personalità importanti del suo tempo, ma anche gente comune e anonimi passanti, scelti per uno sguardo inusuale, per un volto interessante. I ritratti di questo libro, discreti, realizzati senza alcun artificio, confermano una volta di più lo speciale talento di Cartier-Bresson che istintivamente sapeva far scattare l’otturatore della sua macchina fotografica in una precisa frazione di secondo rivelatore.

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Genesi

Questo libro del fotografo Sebastião Salgado, con editing della moglie Lélia Wanick Salgado, è straordinario. Fu per puro caso che, nel 1970, un Sebastião Salgado ancora ventiseienne prese in mano per la prima volta una macchina fotografica. Guardare nel mirino fu una rivelazione: la vita aveva improvvisamente acquistato senso. Da quel giorno – sebbene ci siano voluti anni di duro lavoro prima di accumulare l’esperienza sufficiente a guadagnarsi da vivere come fotografo – la macchina fotografica divenne il suo strumento per interagire con il mondo. Salgado, che ha “sempre preferito il chiaroscuro delle immagini in bianco e nero”, fece qualche sparuto tentativo a colori all’inizio della sua carriera, per poi rinunciarvi del tutto. Nel corso di 30 viaggi – a piedi, in aereo da turismo, su navi d’altura, in canoa e persino in mongolfiera, affrontando temperature estreme e situazioni talvolta pericolose – Salgado ha realizzato una serie di scatti che ci mostrano la natura, gli animali e le popolazioni indigene in tutta la loro sconvolgente bellezza. Padroneggiando il bianco e nero con tale maestria da poter competere con il grande Ansel Adams, Salgado porta la fotografia monocromatica a una nuova dimensione, al punto che le variazioni tonali e i contrasti di luce e ombra nelle sue immagini richiamano alla memoria le opere di grandi maestri come Rembrandt o Georges de la Tour. A differenza dell’edizione limitata da collezione, concepita come un portfolio di grande formato che si snoda attraverso tutto il pianeta, questa edizione per il commercio presenta una selezione di fotografie distribuite in cinque capitoli in base a un criterio geografico: Sud del Pianeta, Aree protette, Africa, il grande Nord, Amazzonia e Pantanal.

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To-ky-oo

Con suggestive e straordinarie fotografie a colori della Tokyo contemporanea, questo libro raccoglie le immagini di un nuovo ed entusiasmante talento fotografico, Liam Wong. Nato e cresciuto a Edimburgo, in Scozia, Wong ha studiato arti informatiche all’università e, a venticinque anni, viveva in Canada e lavorava come regista presso una delle principali società di videogiochi del mondo. Il suo lavoro lo ha portato per la prima volta a Tokyo, dove ha scoperto l’etereità dei mondi fluttuanti e il fascino lurido delle scene notturne di Tokyo. “Mi sono perso nella bellezza di Tokyo di notte”, ha detto. TO:KY:OO è un capolavoro.

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La visione del fotografo

Michael Freeman spiega come interpretare le immagini e trarne preziosi insegnamenti a partire dall’opera dei grandi maestri: Frederick Henry Evans, Frans Lanting, Nan Golding, Paul Outerbridge, Walker Evans, Cindy Sherman, Elliott Erwitt, Trent Parke, Jeff Wall, Paul Strand, Romano Cagnoni, Horst Faas, James Casebere, Richard Avedon, Robert Adams e molti altri. Gli scatti e i pensieri dei nomi più celebri della storia della fotografia rendono questo libro autorevole e visivamente mozzafiato.

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Ansel Adams’ 400 Photographs

Lui è il grande maestro della fotografia in bianco e nero. L’edizione con copertina flessibile che vi segnaliamo qui è buona ma quella con la copertina rigida e dimensioni più generose lo è ancora di più (e costa poco di più). Splendidamente riprodotte e presentate in modo molto chiaro, le quattrocento immagini di questo volume rappresentano il lavoro più bello di un fotografo di paesaggi preminente. Le fotografie sono organizzate cronologicamente in cinque periodi principali, in modo da trasmettere la maturazione di Adams come artista, dalle prime fotografie del 1916 all’ultima grande fotografia del 1968. Questo libro è destinato ad essere un regalo imperdibile e un libro di riferimento per chiunque apprezzi la fotografia e il fascino del mondo naturale. Pochi artisti o fotografi di qualsiasi epoca possono vantare di aver prodotto quattrocento immagini di bellezza e significato duraturi. È una testimonianza della visione di Adams e della sua prodigiosa produzione che un libro di questa portata possa essere giustificato, ed è un punto di orgoglio per Little, Brown pubblicare una panoramica completa del lavoro di Ansel Adams in un unico volume ben confezionato.

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Luigi Ghirri – Kodachrome

Nel 1978 Luigi Ghirri ha autopubblicato il suo primo libro, un manifesto d’avanguardia per il mezzo fotografico e una pietra miliare nella sua straordinaria opera. Kodachrome è da tempo fuori catalogo e, in occasione del 20° anniversario della morte di Ghirri, l’editrice Mack ne ha pubblicato questa seconda edizione. Ghirri lotta per mantenere la nostra capacità di vedere. Le sue opere sono potenti dispositivi per la rieducazione dello sguardo. Modificano la percezione che abbiamo del mondo senza proporre un’unica strada da seguire, piuttosto ci forniscono gli strumenti necessari per trovare quella che stiamo cercando. In parte foto-album amatoriale, Ghirri presenta l’ambiente che lo circonda in immagini dal taglio stretto, facendo fotografie di fotografie e registrando il paesaggio italiano attraverso le sue pubblicità, le cartoline, le piante in vaso, i muri, le finestre e le persone. Il suo lavoro è privo di toni, riflette un’arguzia asciutta ed è un impegno continuo con il tema della realtà e del paesaggio come un’istantanea della nostra interazione con il mondo. Questa nuova edizione di Kodachrome è pubblicata come facsimile dell’originale, adottando il design, l’impaginazione del testo e la sequenza delle immagini originali, ma utilizzando nuovi file di immagini scannerizzati dalla pellicola originale di Ghirri per sfruttare la tecnologia e i metodi di stampa moderni. È incluso un piccolo saggio di Francesco Zanot, che offre una prospettiva contemporanea sull’impatto storico del Kodachrome, oltre alle traduzioni in francese e tedesco dei testi originali del libro (che sono stati pubblicati in inglese e in italiano). L’incontro quotidiano con la realtà, le finzioni, i surrogati, gli aspetti ambigui, poetici o stranianti, sembrano precludere ogni via d’uscita dal labirinto, le cui pareti sono sempre più illusorie, fino al punto in cui potremmo fonderci con esse. “Il senso che cerco di rendere attraverso il mio lavoro – ha scritto Ghirri – è la verifica di come sia ancora possibile desiderare e affrontare un percorso di conoscenza, per poter finalmente distinguere l’identità precisa dell’uomo, delle cose, della vita, dall’immagine dell’uomo, delle cose e della vita”. Nato a Scandiano nel 1943, Luigi Ghirri ha trascorso la sua vita lavorativa in Emilia Romagna, dove ha prodotto uno dei lavori più aperti e stratificati della storia della fotografia. Ha pubblicato ed esposto molto sia in Italia che a livello internazionale e, al momento della sua morte nel 1992, era all’apice della sua carriera.

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Colors. The Polaroids.

La Polaroid, che esiste ancora anche se in una forma da Fenice, rinata dalle sue ceneri, è sinonimo di fotografia personale, diretta, che rimuove i vincoli e i limiti tecnici tipici dell’arte fotografica tradizionale dell’Ottocento e del Novecento (prima del digitale, cioè) perché semplifica lo scatto ed elimina il bisogno dello sviluppo. E porta sulla scena la sensibilità artistica di persone molto diverse. Cominciamo con Dennis Hopper. Dopo quasi 15 anni trascorsi nel New Mexico, a taos nella zona in cui venne girato lo storico ‘easy R’, circa a metà degli anni ’80 Dennis he decide di far ritorno a Los Angeles. Qui si imbatte nel fenomeno artistico dei graffiti e dal 1987 inizia a documentare con la sua Polaroid. In particolare he è affascinato dal risultato dato dalla sovrapposizione di diversi strati di vernici e di graffiti: “l’arte è ovunque, ovunque tu scelga di soffermarti a considerare anzichè ignorarli e proseguire”. Le Polaroid presentate in questo volume ne sono la prova. Aaron Rose – curatore, regista e fondatore della leggendaria alleged Gallery di New York – Ha scritto un testo critico appositamente per questo libro in cui emergono con forza le sue connessioni con la generazione artistica dei “beautiful loosers”, tra cui Barry McGee, Mike Mills, Chris Johanson, Ari marcopoulos e ed Templeton. ‘Colors. The Polaroid’ Prosegue indagini sulla fotografia di Dennis he iniziata con ‘drugstore camera’ (Damiani, 2015) che presenta le fotografie realizzate a taos.

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Linda McCartney. the Polaroid Diaries

Dopo la monografia best-seller di Taschen, Life in Photographs, con questi diari per Polaroid possiamo scoprire un lato più intimo e personale del lavoro fotografico di Linda McCartney. La collezione si concentra sul modo caratteristico della McCartney di vedere il mondo e la sua famiglia, attraverso ritratti affascinanti e stravaganti di Paul McCartney e dei quattro figli della coppia. Li vediamo fare smorfie e indossare pigiami coordinati. Vediamo James che si versa l’acqua addosso e Mary e Stella che giocano a vestirsi. Ci sono balli, mangiate, passeggiate a cavallo e innumerevoli momenti di vita quotidiana nella loro fattoria nel sud dell’Inghilterra. Come scrive Paul McCartney nell’introduzione: “Semplicemente Linda vedeva le cose. Molte delle sue foto sono state scattate con un solo clic. Bisogna saper riconoscere quando sei di fronte, per pochi attimi, a una grande foto. E poi devi scattare esattamente al momento giusto. E lei lo ha fatto così tante volte che mi ha sempre impressionato”. Il libro raccoglie più di 200 di questi momenti “esattamente giusti” dai primi anni Settanta alla metà degli anni Novanta, insieme a una prefazione di Chrissie Hynde e a un saggio del critico d’arte Ekow Eshun. Il libro presenta anche paesaggi luminosi in Scozia e Arizona, oltre a qualche celebrità, come Steve McQueen e Adam Ant, che si aggirano nelle inquadrature. Altre foto testimoniano il suo amore per gli animali, con immagini delicate di gatti, agnelli, cavalli e galline. Si tratta di uno sguardo pre-Instagram sulla vita di una famiglia straordinaria, una celebrazione dell’eredità di Linda come artista fieramente impegnata e della magia istantanea della pellicola Polaroid.

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Andy Warhol. Polaroids 1958-1987

Che dire? È un genio vero, non c’è altro modo per dirlo. Andy Warhol è stato un implacabile cronista della vita e dei suoi incontri. Portando con sé una macchina fotografica Polaroid dalla fine degli anni Cinquanta fino alla sua morte nel 1987, ha accumulato un’enorme collezione di immagini istantanee di amici, amanti, mecenati, personaggi famosi, oscuri, scenografici, alla moda e di se stesso. Creato in collaborazione con la Andy Warhol Foundation, questo libro presenta centinaia di queste foto istantanee. I ritratti di celebrità come Mick Jagger, Alfred Hitchcock, Jack Nicholson, Yves Saint Laurent, Pelé, Debbie Harry sono inclusi insieme a immagini dell’entourage di Warhol e della sua vita mondana, paesaggi e nature morte, dalle bambole Cabbage Patch alle iconiche lattine di zuppa. Spesso crude ed estemporanee, le polaroid documentano l’epoca di Warhol come Instagram cattura la nostra, offrendo una testimonianza unica della vita, del mondo e della visione del maestro della Pop Art e del gigante modernista.

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All-American Ads of the 80s

Un libro un po’ speciale che apre la strada a molti altri libri. Questa raccolta di pubblicità americane degli anni Ottanta (ma ci sono anche quelle degli anni Cinquanta, Sessanta, Settanta, Novanta e via dicendo) apre un mondo di immagini che sono contemporaneamente foto, disegni, illustrazioni, segni grafici, impaginazioni multiple. La pubblicità definisce la nostra epoca e la nostra epica, e la pubblicità è visiva perché noi siamo creature visive. La fotografia come strumento per vedere e comunicare: cosa meglio della pubblicità? Straordinario.

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Fotografia e pittura nel Novecento (e oltre)

Uno dei più attenti studiosi italiani della fotografia è Claudio Marra, docente universitario e specializzato nell’aspetto storico e artistico dello strumento, non in quello tecnico. Per questo, oltre al suo classico Cos’è la fotografia, questo libro è fondamentale. È un libro capace di sondare in profondità e con sguardo innovativo il rapporto tra arte e fotografia dal Novecento a oggi. Attraverso un impianto metodologico che sa essere insolito rispetto alle analisi e ai confronti tradizionali, emerge una condizione originale e coinvolgente del mezzo fotografico, dalle avanguardie storiche all’attuale realtà digitale, con un’ampia apertura sulla scena artistica del terzo millennio e con la presenza di nuovi autori protagonisti della contemporaneità.

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Vita di Vivian Maier. La storia sconosciuta di una donna libera

Chiudiamo a sorpresa con l’ultima grande scoperta del tempo fotografico presente: Vivian Maier. Nella periferia di Los Angeles, il 17 luglio 1955, apriva per la prima volta i suoi cancelli Disneyland. Quasi trentamila persone si riversarono nei viali mai calpestati prima, un fiume in piena di bambini pronti a lasciarsi meravigliare. Lì, tra famiglie, figuranti e pupazzi, c’era Vivian Maier, una tata di origine francese da poco trasferitasi sulla West Coast in cerca di un nuovo incarico. La donna girovagava da sola tra la folla con una macchina fotografica in mano: dopo anni di scatti in bianco e nero, aveva deciso di passare al colore per immortalare gli attori travestiti da nativi americani e i castelli di cartapesta, per rendere giustizia a quell’atmosfera sognante e un po’ finta. Ma conclusa la gita, quelle foto non furono viste da nessuno, come le altre decine di migliaia di immagini che Vivian Maier scattò e tenne nascoste agli occhi del mondo per decenni. La storia del loro ritrovamento è già leggendaria: montagne di rullini chiusi in scatole di cartone fino al 2007, quando per un caso fortunato John Maloof, il figlio di un rigattiere di Chicago, acquistò in blocco il contenuto di un box espropriato. All’interno trovò un archivio brulicante di autenticità e umanità, il patrimonio di una fotografa sconosciuta che in pochi anni sarebbe stata celebrata in tutto il mondo. Ma mentre le sue opere diventavano sempre più popolari, la sua biografia restava un segreto impenetrabile, perché Vivian aveva sepolto il suo talento con la stessa cura e riserbo con cui aveva protetto la sua vita. Adesso, grazie alla meticolosa ricerca investigativa di Ann Marks, che ha avuto accesso a documenti personali e fonti di primissima mano, quelle vicende personali finora oscure vengono sottratte all’oblio, al mistero e alla leggenda. “Vita di Vivian Maier” rivela in tutta la sua complessità la storia di una donna fuggita da una famiglia disfunzionale, fra illegittimità, abuso di sostanze, violenza e malattia mentale, per poter finalmente vivere alle sue condizioni. Nessuno, neanche le famiglie presso cui prestava servizio, aveva idea che quella bambinaia di provincia nascondesse uno dei maggiori talenti fotografici del periodo, in grado di ritrarre le disparità e le ingiustizie degli Stati Uniti del boom economico, le persone comuni, i bambini, la semplice vita urbana. In questo, che trabocca di foto (anche inedite), l’opera e la vita finalmente si intrecciano in un’unica storia: il ritratto che emerge è quello di una sopravvissuta, fiduciosa nel suo talento nonostante le sfide della malattia mentale, una donna socialmente consapevole, straordinariamente complessa e soprattutto libera.

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