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La terza via del Mac, Peek Performance e Mac Studio

In questi giorni in cui circolano le indiscrezioni sull’evento Peek Performance dell’8 marzo, che potrete seguire ovviamente anche dal vivo qui su Macitynet, ci sono un paio di considerazioni da fare soprattutto riguardo al Mac e in particolare al Mac Studio, che dovrebbe essere una via di mezzo tra Mac mini e Mac Pro.

Il grande vantaggio

Apple gode ancora di un vantaggio tecnologico con i suoi processori della serie M1 (M1 Pro e Max inclusi) che la concorrenza di Intel e Amd non è riuscita a colmare. Questo vantaggio sta da un lato nell’integrazione verticale con hardware, sistema operativo, librerie e software applicativo che rende molto più efficiente e performante i computer della casa di Cupertino. Dall’altro nella vera e propria superiorità di progettazione e di tecnologia produttiva dei processori, che hanno lavorazioni migliori rispetto a quelle della concorrenza in ambito Intel/Amd e funzionano sostanzialmente meglio.

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Una prova al riguardo la si trova leggendo la recensione pubblicata su The Verge a firma Monica Chin del nuovo portatile Dell Xps 15 e intitolata “Too hot to handle”, troppo caldo da maneggiare. Lo Xps 15 è il principale avversario in campo Windows dei MacBook Pro attuali. Chin ricorda che di solito i Pc portatili toccano al massimo i 90 gradi Celsius con i picchi ma i portatili più grandi sono capaci di tenere costantemente la temperatura entro gli 80 gradi grazie a generose ventole. “I MacBook più recenti fondamentalmente non accendono mai le loro ventole” perché rimangono a temperature molto più basse. “Ma questa unità XPS 15 è veramente qualcosa di diverso. In tutti i miei test la CPU ha avuto temperature costanti di 99-100 gradi. Non erano semplici picchi, bensì una temperatura costantemente caldissima”.

A parte la considerazione che a 100 gradi bolle l’acqua (anche quella contenuta nelle cellule della nostra pelle e delle nostre mani) questo è stato il modo per Dell di raggiungere prestazioni in parte paragonabili a quelle dei MacBook Pro nei benchmark e nella conversione video, ad esempio. Ma anche nel lavoro con Chrome, nelle Zoom e cose del genere. Prestazioni paragonabili con però il risultato di avere temperature folli e una durata della batteria inferiore alle quattro ore.

Questo per dire che la famiglia di processori M1 di Apple, anche nelle versioni più potenti, ha un vantaggio competitivo ancora enorme: non scalda, è molto potente, raggiunge il picco di performance sui portatili anche quando questi sono staccati dalla presa di corrente. La concorrenza riesce ad avere performance simili a prezzo però della autonomia, quindi della portabilità e in definitiva anche dell’usabilità (100 gradi!) del computer.

Questo significa che i processori di Apple sono termicamente efficienti anche in ambienti più piccoli e compatti: il loro “thermal envelope” consente di avere soluzioni più “costrette” e “piccole” della concorrenza. Ci arriviamo tra un attimo.

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Il primo M1

L’altro passaggio è un ricordo di quando, alla WWDC di due anni fa, Apple introdusse i processori che chiamò semplicemente “Apple Silicon”. Ancora il nome M1 doveva essere rivelato, e le prime macchine date a pagamento agli sviluppatori per poter cominciare a lavorare sui programmi compatibili con Apple Silicon (una delle transizioni tecnologiche meglio gestite di sempre, lo ricordiamo per chi non lo sapesse) furono degli strani Mac mini.

In pratica, la scheda interna di queste scocche di serie dei Mac mini era delle dimensioni che potrebbero andare in un iPad o in una Apple Tv. Mentre scriviamo queste righe per l’appunto su un Mac mini M1, la cui temperatura non si alza sopra i 26 gradi e la cui ventola non si sente mai né d’estate né d’inverno (mai usato un Mac fisso più compatto e leggero di questo a memoria di cronista e di cliente Apple), siamo consapevoli che la maggior parte dello spazio dentro la scocca di alluminio è sprecata e che poteva essere tutto messo dentro la scocca di una Apple TV di ultima generazione.

Gli esemplari mandati agli sviluppatori sono tutti tornati a casa, Apple ha voluto recuperarli (e probabilmente distruggerli) ma qualcosa deve essere rimasto. Inoltre, l’attuale scocca del Mac mini in questa versione senza lettore/masterizzatore DVD (è nata per la versione server a due dischi) compie dieci anni e arriva per lei il momento del ritiro.

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La terza via di Apple

Arriviamo a quello che Apple intende fare il prossimo 8 marzo. È facile fare previsioni, soprattutto se verranno dimenticate subito dopo il lancio dei nuovi prodotti, perché sono sostanzialmente sempre smentite.

Quello che invece vogliamo dire qui è un’altra cosa: lo spazio che Apple intende occupare è probabilmente duplice: rilanciare il Mac mini in una nuova forma e con la potenza sostanzialmente di un Mac Pro entry level, e un nuovo Mac Pro multiprocessore e multischeda con una potenza inedita (e un differente processore rispetto a quelli attualmente commercializzati che, ricordiamo, sono tre: M1, M1 Pro e M1 Max).

Se il supercomputer sarà dotato di un’architettura innovativa che consente di scatenare ancora più potenza di quanto la più potente delle configurazioni di MacBook Pro M1 Max possano fare, il Mac Studio sarà invece l’evoluzione del Mac mini che porterà, a un costo sostenuto, la potenza di un Mac mini molto potente (o di un Mac pro del vecchio mondo) in un fattore di forma estremamente ridotto.

Rimarrà il “vecchio” Mac mini M1 come entry level, perché la vecchia scocca ha ancora senso e il computer ha una vita decisamente lunga davanti, mentre la versione professionale del Mac mini diventerà quello che in passato sarebbe stato un Mac Pro, solo più compatto e piccolo.

Apple rivoluzionerebbe così la sua linea di prodotti per adeguarla alla potenza e alla resa termica dei suoi processori. La vecchia linea, pensata sia per i clienti che per le tipologie di processori a disposizione, diventerebbe una linea profondamente diversa, con un computer “facile” (il mini M1), uno “potentissimo” (il multiprocessore) e una via di mezzo, molto potente ma anche molto compatta, che copre molte delle esigenze di chi vuole un Mac pro. Sarebbe la terza via di Apple.

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