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L’hippie Jobs cenava in trattoria a Torino e amava l’Italia

Jobs stimava l’Italia per i suoi designer, il paesaggio e l’arte e ci era stato molte volte. Ecco che cosa si può apprendere dalle non numerosi ma interessanti e soprattutto inedite citazioni sul nostro paese che appaiono nel libro su Steve Jobs nelle librerie (e su iBookstore a 12,99 euro) dala giornata di oggi.

La prima è del Jobs giovane quando inviato da Atari in Europa trascorse due settimane a Torino.

Jobs varcò l’oceano per due motivi. Il primo era per lavorare con la filiale europea del costruttore di videogiochi al fine di aggiustare la frequenza di refresh dei coin op portandola da 60 frame al secondo a 50 (standard europeo), la seconda perché voleva andare in India e facendosi pagare da Atari il viaggio da Usa ad Europa e pagandosi di tasca sua quello dall’Europa all’India avrebbe speso meno. A Monaco Jobs, al tempo sostanzialmente un hippie non si trovò per nulla bene e anche i manager locali, faccia a faccia con un giovane non troppo pulito e non troppo profumato ma soprattutto piuttosto sgarbato, non lo apprezzarono per niente («se vi interessa – disse Alcorn manager di Atari – ve lo rimando per sistemare altri problemi» «no grazie – fu la risposta dei dirigenti tedeschi – ce la caviamo da soli»). Jobs non apprezzò la Germania anche perchè i tedeschi volevano propinargli carne e patate: «e non hanno neppure un termine per vegetariano».

Da Monaco Jobs prese un treno e andò a Torino «dove la pastasciutta italiana e il cameratismo del suo ospite piemontese (un distributore locale che si occupava di giochi Atari) gli ispirarono molta simpatia». «Passai due settimane meravigliose – dice Jobs – Torino è una città industriale piena di vita. Il distributore era un tipo incredibile. Mi portava tutte le sere a cena in un posto dove c’erano solo 8 tavoli e nessun menù. Dicevi semplicemente all’oste che cosa volevi e lui lo preparava. Uno dei tavoli era riservato al presidente della Fiat. Stupendo».

La seconda citazione dell’Italia arriva quando il Mac era già cosa fatta. Jobs arrivò nel nostro paese per incontrare l’allora appena sorta filiale italiana «e prese immediatamente in antipatia il direttore generale della Apple, un tipo molle e grassoccio che veniva dall’industria». Non si dice chi sia il personaggio in questione, ma secondo alcune ricerche che abbiamo compiuto in mattinata, Jobs pare riferirsi a Lou Calcagno, che restò nella carica pochi mesi prima che il suo ruolo fosse affidato a Sergio Nanni. Jobs non mancò di manifestare il suo disappunto per il personaggio che aveva davanti: «non meriti il privilegio di vendere il Mac. Poi nel ristorante dove erano stati condotti dal direttore generale un altro episodio: «Aveva chiesto un pasto vegano ma il cameriere gli presentò una salsiera con panna acida. Jobs fece una tale scenata che la Hoffman (Johanna Hoffman, parte del team originale Mac e responsabile del marketing del prodotto NDR) dovette minacciarlo sussurrandogli all’orecchio che se non si fosse calmato gli avrebbe rovesciato addosso il caffè bollente».

La terza citazione riguarda il periodo in cui, lasciata Apple, venne in Italia per un viaggio con la fidanzata di allora. Lo scopo era quello di distrarsi dalla cupa ossessione che si era portato dietro dopo la sua estromissione dall’azienda. «Esplorò le colline toscane – dice Isaacson – comprò una bicletta per poter passare del tempo in solitudine. A Firenze si immerse nell’architettura della città e nella trama dei materiali con cui era stata costruita. Lo colpirono particolarmente le pietre delle pavimentazioni stradali che provenivano dalla cava del Casone, dalle parti di Fiorenzuola: era un tranquillizzante blu, intenso ma accogliente. Vent’anni dopo avrebbe deciso che il pavimento dei principali Apple Store sarebbe stato fatto con lastre di arenaria provenienti da quella cava»

Firenze è  nel cuore anche di Laurene Powell, vedova di Jobs. Il libro rivela che visse nella città toscana per 8 mesi, prima di iscriversi alla Stanford Business School. E a questo punto non sembra un caso che Jobs sia venuto più volte in vacanza in Italia e che in calce al libro, tra le foto scelte da Jobs per corredare il volume, ce ne sia una con lui, la moglie e i figli a Ravello, sulla Costiera Amalfitana. Alle visite e vacanze nel nostro paese fa riferimento un’altra parte del libro. Jobs giudicò la più bella vacanza della sua vita una «crociera lungo le coste dell’Italia, per poi giungere ad Atene».

Jobs a ravello

Jobs apprezzava il design Italiano; aveva una «vistosa bicicletta Italiana» conservata nel capanno degli attrezzi ed ebbe una ispirazione per lo stile e il gusto che lo contraddistinsero per tutta la vita. Jobs racconta di essere andato ad Aspen, all’annuale convegno sul design dove si parlava, appunto, di Stile Italia. C’erano Mario Bellini, Bernardo Bertolucci, Sergio Farina, Susanna Agnelli. «Ero andato a rendere omaggio – dice Jobs – ai deisgna italiani, come il ragazzo di All American Boys rende omaggio ai ciclisti italiani. Il viaggio fu una fonte di straordinaria ispirazione».

Il libro si scarica a 12,99 euro da iBookstore e si legge su iPhone e iPad. Il volume in vendita in edizione cartacea anche da Amazon (17 euro) e anche su Bol (sempre a 17 euro), più spese di spedizione.

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