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Tim Cook parlerà di privacy e di etica nella gestione dei dati a Bruxelles

Il CEO di Apple Tim Cook è stato annunciato come oratore all’European data protection conference che si svolgerà a Bruxelles alla fine di questo mese. Il discorso dell’amministratore delegato di Apple arriva in concomitanza di richieste da parte dei legislatori statunitensi che stanno chiedendo ai big dell’IT il supporto per regole in materia di riservatezza simili a quelle già in vigore in Europa, al fine di proteggere i consumatori USA dal potere sempre maggiore di varie piattaforme.

Giovanni Buttarell, Garante europeo della protezione dei dati (GEPD), ha dichiarato: «Siamo lieti che Tim abbia accettato di parlare alla conferenza europea dei commissari in materia di protezione dei dati e della vita privata. Tim è sempre stato una voce decisiva nel dibattito sulla privacy come leader di un’azienda che ha preso una netta posizione su questo tema. Attendiamo con interesse di sentire il suo parere. Si unirà a una superba schiera di relatori ed esperti che prenderanno parte a una discussione delle tecnologie al servizio dell’umanità».

Tim Cook ha parlato di privacy anche nel corso di una intervista con Elle Reeve di Vice News.  Secondo Cook Apple deve considerare i dati personali come non necessari per rendere i suoi servizi migliori. “Chiunque pensi qualche cosa del genere è fuori di testa” ha detto lanciando una frecciata ad aziende come Google e Amazon secondo le quali è fondamentale ottenere dati dagli utenti per sviluppare nuove e specifiche funzionalità per i rispettivi assistenti vocali. Ex dipendenti Apple che hanno lavorato nel team che sviluppa Siri, già lo scorso anno avevano spiegato che l’assistente virtuale fatica a mettersi al passo con i concorrenti per l’assenza di obiettivi ambiziosi da parte della Mela derivanti da preoccupazioni generali in materia di privacy.

Il CEO di Apple ha parlato ancora dell’obbligo del governo cinese di aprire infrastrutture dedicate a iCloud per gli utenti cinesi, spiegando che non è semplice per il governo ottenere dati dagli utenti di quel Paese perché l’azienda sfrutta tecnologie di cifratura dappertutto. «Non è facile per nessuno ottenerli. Insomma, sono cifrati come lo sono dappertutto e dunque no, non mi faccio ingannare da frasi come: “Dov’è la loro ubicazione?”. Voglio dire, abbiamo server situati in molte diverse nazioni del mondo. Non è più facile ottenere dati per il fatto di essere presenti in una nazione, piuttosto che in un altra».

Per quanto riguarda il conduttore radiofonico complottista Alex Jones, le cui trasmissioni sono state rimosse da Apple citando policy aziendali contro i “discorsi d’odio”, Cook ha spiegato di non appoggiare né l’una, né l’altra parte politica e che la rimozione del podcast del controverso complottista statunitense non ha che fare con nessuna presa di posizione politica.

«Ciò che gli utenti vogliono da noi e ciò che abbiamo sempre fornito loro: una piattaforma curata. Riteniamo che ciò che gli utenti vogliono, è qualcuno che esamini queste app, qualcuno che riveda questi podcast, qualcosa come Apple news con esseri umani che selezionino le storie principali. E questo è quello che facciamo. Non rendiamo una presa di posizione politica. Non appoggiamo una o l’altra parte. Potete capirlo semplicemente dalle cose sull’App Store, nei podcast, ecc. Troverete di tutto, da cose estremamente conservatrici, ad altre molto progressiste, ed è così che penso debba essere».

Tim Cook

Cook ha spiegato ancora che non c’è stato nessun coordinamento tra le aziende del mondo IT come Facebook e Twitter per rimuovere i podcast Alex Jones (anche queste hanno deciso di sospendere gli account del conduttore televisivo e radiofonico americano complottista e di estrema destra, fondatore del sito Infowars). «Non abbiamo mai parlato [di Alex Jones] con altre aziende IT» ha detto Cook; “Prendiamo le nostre decisioni autonomamente e penso sia importante».

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