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Le chiavi dei dati degli utenti iCloud cinesi in mano al governo

Apple ha deciso di consegnare le chiavi dei dati degli utenti iCloud cinesi al governo locale. Il passo è conseguenza della necessità di conformasi alle locali leggi sulla cybersicurezza in base alle quali Apple è obbligata a memorizzare i dati su server fisicamente presenti nella Repubblica Popolare Cinese, trasferendoli, da fine mese, dai server statunitensi dove si trovano oggi

Come spiega Reuters , il partner di Apple nella operazione è Guizhou Cloud Big Data Industry. Qualsiasi altra azienda cinese ha strumenti deboli quando si tratta di confrontarsi su questioni legali con il governo, ma Cloud Big Data Industry, è addirittura una diretta emanazione delle autorità governative: è infatti stata costituita e finanziata nel 2014 dalle autorità provinciali Guizhou, una provincia sud-occidentale del paese. Questo significa che se in passato le autorità di contrasto al crimine ma anche altri enti di sorveglianza, dovevano eventualmente chiedere accesso ai dati passando per il sistema giudiziario statunitense, ora non solo le autorità cinesi possono ricorrere al proprio ordinamento giuridico per chiedere ad Apple la consegna di dati ma potranno contare anche su un alleato privo di qualunque motivazione per opporsi alla richiesta. Anzi, di fatto, sarà quasi come chiederlo a se stesse.

In una dichiarazione Apple ha spiegato che la mossa è necessaria per conformarsi alle prescrizioni recentemente introdotte in Cina che obbligano per i servizi internet offerti ai cittadini cinesi, lo sfruttamento di server gestiti da aziende locali e la memorizzazione dei dati su data center presenti fisicamente nel Paese. La Mela spiega che i valori in cui crede l’azienda non cambiano nelle diverse parti del mondo ma è obbligata a rispettare le disposizioni legislative di ciascun paese.

cina centro di ricerca e sviluppo di iCloud

Attivisti per i diritti umani temono che questo possa consentire di rintracciare non solo criminali ma anche dissidenti e citano ad esempio un caso che risale a più di dieci anni fa quando Yahoo consegnò dati che portarono all’arresto e alla pena detentiva di due sostenitori della democrazia. Jing Zhao, militante per i diritti umani e azionista di Apple, ritiene che la mossa lascia immaginare un peggioramento nelle questioni concernenti i diritti umani dovuta alla gestione locale dei dati, sulla falsariga di quanto accaduto con Yahoo.

Due settimane addietro  l’osservatorio internazionale sulla libertà di stampa Reporters sans frontièrs ha invitato blogger e giornalisti che si trovano in Cina a non usare iCloud. Se vuole operare in Cina, Apple non può fare diversamente. Non accettando la collaborazione con l’azienda locale e la memorizzazione dei dati su server in loco,  può solo scegliere di rimanere fuori dal più importante mercato del mondo.

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