E’ Larry Ellison il recordman delle perdite nella folle giornata che ha devastato, con il crollo dei titoli tecnologici, i potafogli dei CEO delle società high-tech. Il presidente di Oracle in un solo giorno ha infatti perso 12.000 miliardi di lire del suo patrimonio in azioni. Un bel colpo, non c’è che dire, anche se si tratta di un “impoverimento” relativo, visto che in tasca gliene restano sempre 90.000 di miliardi, una liquidità che supera il bilancio di molte nazioni al mondo, e solo sulla carta, a meno che Ellison non dovesse mettersi in testa di vendere tutte le azioni della sua società dal prossimo lunedì. Il week end di Ellison, dunque, non è forse il migliore delle ultime settimane ma forse si sarà potuto ugualmente permettere di uscire a cena anche perchè non è stato lui l’unico a perdere qualche migliaio di miliardi lo scorso venerdì, anzi sono in molti i top managers che sono stati toccati dalla pessima giornata di Wall Street
Steve Ballmer di Microsoft ad esempio ha perso quasi 2400 miliardi, Michael Dell, di Dell Computers, ne ha persi 2800, Jeff Bezos 300. Meglio è andata a Steve Case di AOL che ha perso meno di 80 miliardi.
Ma c’è anche chi ci ha guadagnato dal venerdì nero di Wall Street. Il CEO di PSINet, ad esempio, è andato a cena con 28 miliardi in più nel suo portafoglio.
Chi ha più motivo di preoccupazioni, in ogni caso, non sembra debbano essere i CEO delle società hi-tech, ma i managers di medio livello, gli arricchiti dell’ultima ora e con loro tremano anche le agenzie immobiliaro e le società edilizie.
Infatti l’impoverimento, credo in molti, finirà per bloccare prima di ogni altra cosa il boom edilizio della Silicon Valley. Centinaia di case di lusso costruite con i profitti derivanti dalla crescita spropositata del Nasdaq e delle azioni tecnologiche. Un mercato che ha provocato anche distorsioni ed eccessi. Appartamenti a due stanze e un bagno costruiti lungo un’autostrada ipertrafficata che offerti a 700 milioni vengono poi venduti a 900 milioni di lire, case di lusso che vengono aggiundicate a 2 miliardi più care del prezzo d’offerta.
Potrebbe essere salutare, considera qualcuno. Si tratterebbe di un passo verso la riduzione alla ragione di un mercato che sta rendendo impossibile trovare una casa, per quanto modesta, e perfino un albergo nella Silicon Valley.
Non la pensano così, forse, gli agenti immobiliari, arricchiti di riflesso dall’esplosione del mercato dell’IT.
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Il venerdì nero di miliardari e agenti immobiliari
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