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Apple, un ex banchiere per gestire il portafoglio acquisizioni

La strategia di Apple sta cambiando a un ritmo incredibile, anche se i segnali dall’esterno sono molto poco visibili. Mentre il mondo è concentrato per trovare segnali dei suoi prossimi prodotti, segnatamente del magico “tablet” che tutti attendono a giorni ma di cui nessuno ufficialmente sa niente, Apple si muove rapida e neanche troppo furtiva sul mercato. Complice una gigantesca massa di soldi accumulatasi nelle casse, pari a 35 miliardi di dollari, uno dei più chiari indici che l’azienda ha cambiato davvero faccia e adesso ha raggiunto la velocità  e la massa che un tempo si dicevano fossero di Ibm, Hp, Microsoft e pochi altri (a cui si è aggiunta recentemente Google).

Le acquisizioni le abbiamo raccontate nei giorni e nelle settimane scorse: la società  di raccolta pubblicitaria in mobilità  Quattro, dopo che Google si è comprata AdMob, nel mirino degli uomini di Cupertino; il servizio di streaming musicale Lala; altre società  minori e grandi tra cui tempo addietro Fingerworks, per l’interfaccia del tablet, che seguono la tradizione di acquisizioni strategiche come quelle di PA Semi per i processori che forse presto vedremo all’opera, e di altre aziende da cui sono scaturiti “storici” prodotti Apple, come Emagic da cui è venuto Final Cut Pro, (acquistata da Macromedia) e altre iniziative anche di piccoli produttori di software, come il programma applicativo commerciale che ha dato origine a iTunes.

Adesso a Cupertino arriva qualcosa di più. Arriva la necessità  di portare un “campione” della gestione di patrimoni, con i contatti e l’esperienza necessaria a far funzionare il team che deve gestire questa gran massa di denaro, superiore a quella a disposizione di molti fondi d’investimento per dire, e con l’esperienza anche per mettere in piedi e completare delle acquisizioni di primaria importanza. L’uomo adatto secondo Cupertino è un banchiere ed ex vicepresidente di Goldman Sachs, si chiama Adrian Perica. L’arrivo di Perica ha coinciso con il cambio di passo e le acquisizioni di maggior respiro avvenute di recente. Prima secondo fonti di BusinessWeek, che spiega il ruolo del banchiere, nessuno a Cupertino si occupava realmente di gestire questo processo dall’inizio alla fine.

Il motivo per cui Perica sarebbe arrivato è stato il “brutto affare” di AdMob. Apple stava da tempo negoziando per l’acquisizione della società  che si occupa di pubblicità  per cellulari. Tutto procedeva bene: meeting su meeting, con valutazioni, discorsi, proposte, mezze offerte esplicite, cifre mostrate e cifre proposte. Quello che gli “ingenui” uomini di Cupertino non avevano capito è che i pubblicitari di AdMob in realtà  si stavano muovendo anche su un altro fronte e avevano discorsi avviati in gran segreto con Google. Alla quale probabilmente avevano spiegato che Apple stava facendo un offerta di una certa dimensione e che quindi a Mountain View non potevano far altro che rispondere con una cifra ancora più consistente. Da qui l’offerta piombata dal cielo di 750 milioni di dollari, tre quarti di miliardo, e considerata da molti una offerta che Google ha fatto “fuori scala”, non sapendo che stava invece spazzando via dal mercato Apple e i suoi progetti nel settore. Un altro segnale di quanto siano deteriorati i rapporti fra le due aziende.

Ecco dunque che il buon Perica ha lo scopo in Apple di dare una messa a posto a questi processi di analisi, avvicinamento, negoziazione e acquisizione delle aziende che interessano al vertice di Cupertino. Apple ha una tradizione come dicevamo di piccole acquisizioni, totalmente orientate a tecnologia e soprattutto al talento dei ricercatori, più che a grandi e roboanti acquisizioni in cui cercare di entrare in settori di mercato nuovi con una quota già  consistente. Insomma, Apple preferisce comprare piccole start-up che le danno un vantaggio enorme sulle prossime tecnologie su cui lavora, piuttosto che non fare mega-fusioni miliardarie per comprarsi una quota di mercato. Una strategia che adesso potrebbe però cambiare anche rapidamente.

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