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L’Italia resta indietro tra le migliori destinazioni per il lavoro da remoto

L’Italia è al 26° posto nella classifica dei migliori Paesi per il lavoro da remoto, secondo una nuova ricerca condotta dall’azienda specializzata in cybersecurity NordLayer.

L’anno scorso è stato creato il Global Remote Work Index (GRWI), un indice che valuta i Paesi dall’ottica del lavoro da remoto, prendendo in esame 4 criteri: cybersicurezza, sicurezza economica, infrastrutture digitali e fisiche, oltre alla sicurezza sociale.

Quest’anno, NordLayer ha valutato 108 Paesi, dato in aumento rispetto ai 66 dell’anno scorso. Ecco i 10 migliori al mondo per il lavoro da remoto sulla base dei dati aggiornati:

  1. Danimarca
  2. Olanda
  3. Germania
  4. Spagna
  5. Svezia
  6. Portogallo
  7. Estonia
  8. Lituania
  9. Irlanda
  10. Slovacchia

L’indice (qui i dettagli) è stato stilato valutando e confrontando i Paesi sulla base di quattro metri di valutazione (chiamati dimensioni). Sotto ogni dimensione sono presenti vari attributi (sottodimensioni) che, uniti fra loro, permettono di valutare l’attrattività generale di un Paese per il lavoro da remoto:

1. Cyber sicurezza — infrastrutture, capacità di risposta e misure legali.

2. Sicurezza economica — attrattività turistica, conoscenza dell’inglese, costo della vita e sistema sanitario.

3. Infrastrutture digitali e fisiche — qualità e costo della connessione internet, infrastrutture digitali, servizi governativi digitali e infrastrutture fisiche.

4. Sicurezza sociale — diritti della persona, inclusività e sicurezza.

Il nostro Paese, con il suo 26° posto complessivo, ha mostrato punti forti e deboli sotto varie dimensioni. Dal lato della sicurezza digitale, l’Italia se la cava molto bene, come dimostra il 16° posto, rafforzato dalle eccezionali misure legali (che meritano il secondo posto a livello internazionale). La sicurezza economica del nostro Paese è influenzata positivamente dall’attrattività turistica (3° posto globale). Per quanto riguarda la sicurezza sociale, risulta evidente l’impegno verso l’inclusività, come dimostra il 12° posto.

D’altro canto, ci sono altri aspetti su cui si potrebbe migliorare. Nella dimensione relativa alle infrastrutture digitali e fisiche, l’Italia è al 39° posto, vittima soprattutto dei risultati scadenti per quanto riguarda la sfera virtuale nel nostro Paese (60° posto). Si può fare di più anche dal lato del costo della vita e della sicurezza generale, trattandosi di due aspetti da 76° e 52° posto, rispettivamente. Ce la siamo cavata un po’ meglio per quanto riguarda la conoscenza dell’inglese e i diritti della persona (33° e 29° posto), ma non si tratta comunque di risultati di eccellenza assoluta.

Italia, ancora molto da fare perché diventi migliore destinazione per il lavoro da remoto

L’Italia rispetto ai suoi vicini

L’Italia ha ottenuto risultati superiori a molti dei Paesi confinanti per quanto riguarda la cybersicurezza (16° posto), se confrontati con Austria (34°) e Slovenia (28°) ma non è riuscita a far meglio della Francia (12°). L’Italia e la Slovenia brillano per quanto riguarda le misure legali, con una seconda piazza condivisa, mentre la Francia è sul gradino più basso del podio in questa dimensione, e al sesto posto per quanto concerne le infrastrutture.

Passando alla sicurezza economica, l’Austria (13°) e la Francia (18°) fanno meglio dell’Italia (25°). Da questo punto di vista, sorprende il risultato della Svizzera che si trova al 100° posto, risultato influenzato dal costo della vita (98°). Nonostante questo, le infrastrutture fisiche e digitali elvetiche sono impeccabili (5° posto), di molto superiori rispetto a quelle italiane (39° posto). La Francia e l’Austria si confermano buone soluzioni, posizionandosi rispettivamente al 14° e 24° posto.

La Svizzera è al primo posto per quanto riguarda la sicurezza sociale, staccando l’Italia che si deve accontentare di un 25° posto. Anche l’Austria se la cava bene da questo punto di vista (8° posto), dietro alla Slovenia (7°). Peggio invece la Francia, che si piazza anche alle spalle dell’Italia con un 38° posto complessivo, frutto degli scarsi risultati per la sicurezza generale (74° posto). C’è una metrica in cui l’Italia se la cava meglio di tutti i Paesi confinanti ed è l’inclusività, con un 12° posto globale.

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