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MACWORD: Volli fortissimamente volli un… microprocessore!

Vi narriamo le peripezie di uno di noi deciso a tutti i costi ad aggiornare il microprocessore del suo Wallstreet d’epoca.
Tutto inizia alle ore 10 del 9 gennaio, quando Jobs presenta il nuovo portatile, e si aggrava al primo contatto diretto con il nuovo Titanium. Non ci sono expansion bay? Non posso piu’ usare il miei dischi ZIP? Sara’ in grado quello schermo cosi’ sottile a sopportare i maltrattamenti e i colpi bassi cosi’ frequenti nelle nostre borse di utenti distratti e indaffarati? A nulla valgono i suggerimenti degli altri membri della spedizione, il nostro compagno di viaggio ha preso la sua decisione: costi quel che costi in termini economici, ma soprattutto, come vedremo, in termini di tempo e di stress, fara’ l’upgrade al suo portatile.
Alla fiera e’ disponibile la versione a 466 MHz del blue chip della Powerlogix. Troppo facile, deve aver pensato il nostro “eroe”, e poi la faccenda e’ da amatore, non e’ certo per necessita’ che si passano notti insonni a mettere a punto la nuova configurazione (il Blue Chip richiede le ROM Apple che vengono copiate sulla EPROM del chip attraverso una procedura non del tutto indolore e che vi descriveremo in dettaglio nei prossimi giorni). Se “follia” deve essere, che follia sia fino in fondo e si vada verso il chip a 500 MHz. L’ultimo disperato tentativo dello staff di Macity che sventola (idealmente) delle pagine web dove si legge che il chip a 500 MHz determina una aumento prestazionale inferiore al 10% se confrontato con quello a 466 MHz, a nulla serve.
L’avventura inizia nel migliore dei modi: visita al sito del fornitore, definizione dell’ordine, click su “confirm” e il gioco è fatto. O meglio, sarebbe fatto.
Il messaggio di email automatico che conferma la ricezione dell’ordine ha una clausola apparentamente inoffensiva che però diventa terrorizzante, viste le condizioni di chi dagli USA deve tornare questa domenica. Se il luogo di consegna e’ diverso dall’indirizzo indicato sulla carta di credito potrebbero esserci dei ritardi. E’ esattamente la condizione del nostro. Siamo gia’ a giovedi e anche con la cosiddetta “overnight delivery” il tempo stringe davvero. Una telefonata al numero verde del distributore e arriva la doccia fredda: spiacenti ma se l’indirizzo non corrisponde la consegna non si puo’ fare.
Il nostro amico non si perde d’animo e va a contrattare per il pezzo da 466 MHz ma la trattativa non va a buon fine. Cosi’ decide di fare un altro tentativo con il servizio clienti del mail order che non sortisce effetto alcuno, anzi stavolta l’operatore sentenzia che la societa’ che ha emesso la carta di credito non ha dato il benestare e che l’ordine puo’ avere seguito solo previa comunicazione del nostro indirizzo in America. Breve consulto di gruppo e telefonata alla societa’ della carta di credito usata dal nostro eroe, col risultato di fare la figura da sprovveduti: “la procedura che vi hanno comunicato non esiste”. Altra telefonata al mail order, altro operatore che sembra maggiormente accodiscendente: “fate un fax entro mezzanotte con la patente del titolare della carta al “tale” numero e riceverete il materiale domani”. Perfetto!
Peccato che siano quasi le 9 California, cioe’ quasi mezzanotte sulla costa est. Altro consulto e la drammatica decisione di lasciar perdere e’ presa all’unanimita’, Tutti a cena con i nostri amici di Los Angeles e dopo la passeggiata sotto la pioggia di San Francisco, al momento di andare a letto decidiamo di fare l’ennesima telefonata, stavolta per accertarci che l’ordine sia stato cancellato e non correre il rischio di subire l’addebito in conto corrente. Sulla est coast sono le 3 di notte.
Sorpredentemente l’operatore ci comunica che… il materiale e’ stato spedito e che sara’ a San Francisco entro 5 ore.
Misteri americani.
L’indomani la giornata scorre velocemente tra conferenze stampa e interviste agli espositori, una visita al sito del mail order ci conferma che il Blue Chip e’ arrivato a San Francisco alle 8 e 04. Quando, a pomeriggio inoltrato decidiamo di verificare lo stato della consegna, accade l’imponderabile. In albergo, nostante le nostre raccomandazioni, si sono scordati il nome della persona che aspettava il pacco cosicche’, non trovando alcuna corrispondenza tra il numero della camera (indicato nell’ordine) e la persona a cui andava effettuata la consegna, non hanno accettato il pacco. Tutto questo ci viene confermato dall’operatore del corriere, al quale ci siamo rivolti quando sulla pagina web riservata al cosiddetto “order tracking” abbiamo letto: “Tentativo di consegna effettuato alle 13:34. Riproviamo Lunedi”, cioè quando il destinario sarà  già  in Italia. Altra chilometrica telefonata al numero verde dello spedizioniere e troviamo un accordo: andremo noi al deposito e prendere il pacco
Qui inizia la seconda parte dell’avventura. L’expo si sta per chiudere e non si trova un taxi a pagarlo a peso d’oro.
Il nostro eroe, jogger abbastanza allenato, da’ uno sguardo alla cartina, fa due conti veloci e, zainetto in spalla inizia a correre. Dalla 4° strada deve arrivare alla 23° e poi sperare che il numero 500 non sia troppo lontano. Il maratoneta attraversa semafori, code di automobili, sorpassa gente che fa jogging, scavalca steccionate e penetra nei mendri della periferia di San Francisco. Arrivato alla 23° strada intriso di sudore, si spalanca la porta della disperazione: l’eroe si trova all’altezza del numero civico 4000 e si rende conto che la zona non e’ tra le piu’ sicure allorche’ tutte le persone a cui tenta di avvicinarsi per informazioni allungano il passo. L’unico che si degna di ascoltarlo si regge a malepena in piedi e dopo aver ascoltato con un grande sforzo esclama: “I’m too drunk, man”. L’eroe-maratoneta non si perde d’animo: individua qual e’ la direzione giusta e ricomincia a correre, la zona e’ sempre meno raccomandabile e tra baristi che parlano solo messicano e vagabondi che si offrono di aiutarlo, arriva a un vicolo cieco: una collinetta ripida e desolata.
E’ finita, all’eroe non resta che sedersi sul ciglio della strada a riflettere sul suo futuro e sul futuro del pianeta… La foruna perà³, si sa, aiuta gli audaci.
In quella zona sperduta e dimenticata passa per caso un taxi: in pochi minuti porta a destinazione il nostro amico dopo un’inversione di marcia, un passaggio in autostrada e il transito su un ponte: ostacoli insormontabili per l’emulo di Dustin Hoffman…
Il nostro pacco non e’ ancora rientrato, ma meno di un’ora di attesa mettono nelle mani del maratoneta il piu’ veloce chip G3 mai prododotto per un PowerBook.
L’America e’ anche questo: comportamenti incoerenti, decisioni paradossali e procedure improbabili, ma anche di corrieri che aspettano i clienti fuori orario e di taxi che passano al momento giusto come nei film a salvare l’eroe dai guai: un paese di sogni e paradossi.
Domani si torna a casa e questo caos organizzato ci manchera’ molto.

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