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Pandemia pirata: un italiano su tre scarica ebook illegalmente

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Perché piratiamo ebook e libri? E soprattutto, quanto li piratiamo? La situazione, per il secondo anno consecutivo, si rivela drammatica sulla carta o per meglio dire, sui bit. Perché parliamo di pirateria generata dalla disponibilità di infinite copie digitali di opere immateriali. Eppure, nonostante le critiche sociali che si possono opporre alle “chiusure” sia delle grandi piattaforme che gestiscono la distribuzione dei libri in formato elettronico, c’è evidentemente di più. Molto di più. Ma prima i dati.

I dati della ricerca

Secondo una ricerca Ipsos condotta per AIE, l’Associazione Italiana Editori, durante la pandemia è cresciuta la pirateria nel mondo del libro: nel 2021 322mila atti illegali al giorno, in crescita del 5% rispetto al 2019. I libri piratati costano al mondo del libro 771 milioni di mancato fatturato e la perdita di 5.400 posti di lavoro. Contando anche l’indotto, il costo per il Paese è di 1,88 miliardi e 13.100 posti di lavoro.

Utilizza libri, ebook e audiolibri in maniera illegale il 35% della popolazione sopra i 15 anni, l’81% degli universitari e il 56% dei professionisti. Cresce la percentuale di chi considera poco probabile essere punito: sono il 68% degli italiani.

libri piratati

Chi pirata e chi no

Il frutto avvelenato della pandemia, cioè l’abbondanza di tempo passato chiusi in casa nel corso del 2020 e di parte del 2021, è la pirateria. La solitudine ha portato molti, secondo questa seconda edizione dell’indagine Ipsos per AIE, a scaricare libri in maniera illegale, con la relativa certezza di non essere perseguiti in alcun modo.

Secondo Ricardo Franco Levi, presidente di AIE, «Leggere, ascoltare o addirittura distribuire libri e audiolibri piratati significa contribuire a un fenomeno che toglie risorse economiche e posti di lavoro all’editoria, introiti fiscali allo Stato e che riduce le opportunità per i giovani creativi di poter vivere del loro lavoro grazie ai diritti d’autore. Le persone ne devono essere coscienti, e consapevoli che possono essere chiamate a rispondere per gli atti illeciti che compiono: su questo serve l’impegno delle istituzioni. La pirateria colpisce tutte le industrie creative italiane – editoria libraria e periodica, tv, cinema, musica – e laddove si sono avviate efficaci campagne di contrasto, come sugli abbonamenti alle tv a pagamento, i risultati iniziano a farsi vedere».

libri

Il monito della FIEG

L’AIE non è l’unica associazione a stigmatizzare il comportamento pirata da parte degli italiani. Anche il Presidente della FIEG (la Federazione Italiana Editori di Giornali), Andrea Riffeser Monti, ricorda che tra i risultati più significativi delle iniziative intraprese negli ultimi c’è stato anche l’ampliamento degli strumenti contro i fenomeni di pirateria digitale perpetrati, in particolare, mediante le piattaforme social, telefoniche e di messaggistica istantanea, come nel caso ad esempio dei canali Telegram e WhatsApp per lo scambio di copie digitali pirata dei quotidiani e periodici.

«Il rafforzamento dei poteri dell’Agcom in materia – ha detto Monti Riffeser –, sia sotto il profilo sanzionatorio sia sotto il profilo procedurale, va inteso quale indispensabile completamento della disciplina di riferimento ed è di fondamentale importanza per l’industria dell’editoria giornalistica, soprattutto in considerazione delle ingenti perdite subite dalle imprese editoriali a causa della proliferazione di canali, chat e siti dedicati alla diffusione non autorizzata di testate giornalistiche, perdite stimate, da un’analisi molto conservativa effettuata dagli uffici di FIEG nell’aprile 2020, in circa 250 milioni di euro l’anno».

libri

Tutti i figli del pirata

Ma quali sono i modi e le tipologie di persone che effettivamente piratano i libri? Secondo la ricerca presentata dal presidente di Ipsos Nando Pagnoncelli, gli italiani (popolazione sopra i 15 anni) sono consapevoli che piratare libri, ebook, banche dati è illecito e illegale, anche se un po’ meno di due anni fa: risponde affermativamente l’82% (erano l’84%). Malgrado questo sempre più persone ritengono poco o per nulla probabile che gli illeciti vengano scoperti e puniti (il 68%, erano il 66%), mentre lo considerano un comportamento poco o per niente grave il 39% (dato invariato rispetto a due anni fa).

Il 23% (circa 1 su 5) ha scaricato illegalmente libri digitali o audiolibri e il 17% li ha ricevuti da amici e familiari, il 7% ha ricevuto da amici e familiari libri fotocopiati, il 6% ha utilizzato chiavi di accesso non sue per accedere a ebook e audiolibri in abbonamento, il 5% ha acquistato libri fotocopiati.

Ad essere danneggiati sono tutti i settori del mondo editoriale: le vendite perse nel settore della varia (fiction e saggistica) sono pari a 36 milioni di copie l’anno (stampa e digitale), per un mancato fatturato di 423 milioni di euro. Le copie (stampa e digitale) perse nel settore universitario sono 6 milioni, pari a un fatturato di 230 milioni di euro; quelle nel settore professionale – libri a stampa, digitali e banche dati – sono pari a 2,8 milioni di copie, con una perdita a valore di 118 milioni di euro.

libri piratati

Studenti e professionisti

Secondo la ricerca il picco di pirati è tra studenti universitari e professionisti: si tratta dell’81% degli studenti universitari che ha compiuto almeno un atto di pirateria (fisico o digitale) nell’ultimo anno. Due anni fa era l’80%. Il 56% dei professionisti (avvocati, notai, commercialisti, ingegneri, architetti e altri) ha compiuto almeno un atto di pirateria nell’ultimo anno. Due anni fa era il 61%.

La crescita tendenziale ma partendo comunque da una base molto elevata, al di là del lucro cessante e del danno emergente dall’analisi, spinge comunque a chiedersi quali tipi di correttivi e di cambiamenti siano necessari al di là di una ipotetica (e sostanzialmente mai efficace) repressione legale. Forse, si potrebbe pensare, è necessario immaginare nuovi modi di accesso alla cultura e ai contenuti per la scuola oltre che per il diletto e il tempo libero (l’arricchimento culturale personale) visto che quelli legati a una economia della scarsità degli atomi sono oramai superati in tutti i modi.

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