Un occhio al passato ma soprattutto un occhio al futuro. È quello che ci possiamo attendere dalla presentazione dei risultati fiscali che Apple svelerà questa sera, dopo la chiusura dei mercati USA.
Parliamo dei dati del secondo trimestre dell’anno fiscale 2025 (Q2 FY2025), corrispondente ai mesi di gennaio, febbraio e marzo, un trimestre di transizione dopo il boom natalizio, ma che quest’anno assume un valore particolare.
Da una parte il mercato vuole capire se Apple continua a rallentare le vendite degli iPhone come accaduto nei mesi scorsi, verificare se la Cina persegue la sua manovra di allontanamento dal mondo della Mela e soprattutto avere qualche indizio su quale sia il sentiment sui dazi.
La spinta dai nuovi prodotti
Partendo dalla trimestrale, secondo previsioni raccolte da Yahoo Finance, Apple dovrebbe registrare circa 94,8 miliardi di dollari di ricavi, in aumento rispetto ai 90,8 miliardi dello stesso periodo dell’anno scorso.
Secondo le stime raccolte da FactSet, Apple dovrebbe, invece, chiudere il trimestre con un utile per azione di 1,62 dollari e ricavi per 94,19 miliardi di dollari, in crescita di quasi il 4% rispetto allo stesso periodo del 2024.
Il contributo maggiore potrebbe arrivare dai nuovi prodotti lanciati nel trimestre:
- iPhone 16e, versione più accessibile della linea iPhone 16.
- Nuovi iPad Air con chip M3, che offrono potenza desktop su un dispositivo portatile leggero.
- iPad con chip A16, un aggiornamento silenzioso ma importante per la fascia mainstream.
- MacBook Air con chip M4, i primi portatili Apple con l’ultimo chip di quarta generazione.
- Mac Studio aggiornati, con chip M4 Max e M3 Ultra, rivolti al pubblico professionale.
- Powerbeats Pro 2, evoluzione degli auricolari sportivi Beats con USB-C.
- Nuovi accessori: Magic Keyboard per iPad Air, cinturino Black Unity Sport Loop per Apple Watch, cavo USB-C to 3.5mm Audio Cable e altri aggiornamenti minori.
Questi lanci, concentrati soprattutto nella seconda parte del trimestre, potrebbero contribuire a sostenere i risultati in particolare nei segmenti Mac, iPad e Wearables.
Servizi in crescita, iPhone in calo
Un altro lato positivo saranno i servizi. Da molto tempo abbonamenti, App Store, Apple Pay, Apple Music e Apple TV+ stanno garantendo una crescita costante. È un settore meno dipendente dal ciclo dei prodotti e più redditizio, con margini che superano il 70%. Quest’anno, secondo Morgan Stanley, i ricavi dovrebbero aumentare del 12%.
Per quanto riguarda l’iPhone, invece, le preoccupazioni non mancano. Gli analisti prevedono una contrazione delle vendite, in particolare in Cina, dove la concorrenza di Huawei e la crescente pressione geopolitica stanno erodendo le quote di mercato. Per alcuni analisti, il calo delle vendite di iPhone nel secondo più importante paese del mondo potrebbe superare il 20% rispetto all’anno scorso.
Orecchie tese alle dichiarazioni di Cook
Ma più delle vendite di iPhone o delle stime sui Mac, quello che gli investitori vogliono davvero sentire questa sera nel corso della conferenza che dovrebbe iniziare alle 23, è cosa dirà Tim Cook sui dazi. Come riportato da CNBC, Apple è tra le aziende americane più esposte alla nuova ondata di tariffe imposte dall’amministrazione Trump, e il silenzio mantenuto finora — rotto solo da un vago “stiamo monitorando la situazione” — non basta più.
Secondo l’analista Erik Woodring di Morgan Stanley, sarà proprio “come Apple risponderà a tutto il resto” a determinare l’umore di Wall Street nei confronto di AAPL. Le domande chiave è se Apple alzerà i prezzi o assorbirà i costi, se sta davvero spostando la produzione fuori dalla Cina, e qual è oggi la reale posizione di Tim Cook nei rapporti con Washington e Pechino.
Il tema è tutt’altro che accademico: secondo TD Cowen, i dazi attualmente in vigore potrebbero costare ad Apple fino al 6% dei suoi utili annuali nel 2025. E se il colosso californiano ha iniziato a rafforzare la produzione in India e Vietnam per aggirare le tariffe più pesanti (fino al 145% su alcuni prodotti cinesi), la sua capacità reale di soddisfare la domanda USA da lì è ancora limitata.
A questo si aggiunge una potenziale reazione da parte dei consumatori cinesi, dove nazionalismo crescente e pressione politica potrebbero spingere milioni di utenti a scegliere marchi locali come Huawei.
È difficile aspettarsi che Tim Cook o il nuovo Chief Financial Officer Kevan Parekh offrano risposte dirette, numeri concreti o indicazioni esplicite sui dazi o sulle strategie produttive. Ma come spesso accade nelle conference call Apple, sarà tra le pieghe delle risposte ad altre domande — magari su margini, approvvigionamento o outlook geografici — che potrebbero emergere gli spunti più rivelatori sul futuro della Mela.











