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Sulla privacy di Internet c’è da avere molta paura

Una volta la privacy digitale era una cosa semplice: finché non si pubblicavano informazioni personali online si poteva stare tranquilli. Ma con l’ascesa dei social network i tempi sono cambiati e ora il fatto che i siti web che si visitano cercano di raccogliere quante più informazioni personali possibili è diventata la norma. Eppure, non dobbiamo accettarlo.

Le persone stanno cominciando a comprendere il pericolo che c’è dietro questa incetta di dati e la buona notizia è che al giorno d’oggi esistono alcuni strumenti e strategie che consentono di eliminare la propria impronta digitale dal web e col minimo sforzo.

incogni surfshark

Vale la pena perdere qualche minuto per leggere questo articolo e comprendere a fondo l’entità del problema. Per quanto riguarda i social network, è importante tenere a mente che un potenziale datore di lavoro potrebbe essere scoraggiato dalle foto di una serata fuori che abbiamo pubblicato sul nostro profilo social. E questo, per fortuna, può essere evitato perdendo qualche minuto nella regolazione delle impostazioni sulla privacy.

Adesso invece spostiamoci ad un livello più profondo. Sappiamo che alcune piattaforme social classificano gli utenti per fornire agli inserzionisti le informazioni giuste per le pubblicità mirate. Questo significa che potremmo cominciare a vedere un numero maggiore di annunci di alcolici e notturni dopo aver pubblicato le foto menzionate poc’anzi.

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Ora diciamo che un paio di mesi dopo bisogna rinnovare l’assicurazione sanitaria: le compagnie assicurative estraggono i dati da tutti i luoghi possibili per prendere le proprie decisioni e, dopo un’accurata indagine, da alcune delle loro fonti scoprono che intorno a noi gira un quantitativo elevato di contenuti legati all’alcol. Questo per loro rappresenta un rischio, ed ecco che per precauzione aumentano il costo del rinnovo.

A quel punto potremmo anche decidere di rivolgerci ad una compagnia assicurativa diversa per cercare di ottenere un prezzo più basso, tuttavia se la ricerca la facciamo online sarà necessario inserire un numero di informazioni personali sufficienti per poter ottenere un preventivo, e non si sa poi quali aziende avranno accesso a quei dati in futuro. In altre parole, si torna al punto di partenza.

Tutto questo come dicevamo non è un problema irrisolvibile in quanto ad oggi si possono adottare tre strategie complementari.

incogni surfshark

1. Eliminare la diffusione dei dati alla fonte

Nel momento in cui si accettano i cookie su un sito web, quest’ultimo può iniziare a raccogliere i dati personali. Il problema è che mentre per concedere il consenso basta un click, per invertire il processo possono essere necessarie settimane o mesi. La cosa peggiore è che questi dati, prima o poi, finiranno nelle mani di uno dei tanti broker, ovvero quelle organizzazioni che guadagnano vendendo l’accesso a dati come informazioni di contatto, indirizzi e abitudini di navigazione. Questo complica ulteriormente le cose perché i broker conoscono le leggi che regolano queste pratiche molto meglio della maggior parte delle persone.

incogni surfshark

Il problema si risolve affidandosi ad Incogni, il servizio di privacy digitale di Surfshark. Incogni praticamente contatta il broker per conto dei suoi abbonati e gli chiede di eliminare i dati personali in base alle leggi sulla protezione dei dati del proprio paese. Dopo essersi registrati non bisogna fare nient’altro: il servizio contatterà automaticamente i broker (al momento ne ha in lista 146, e l’elenco cresce periodicamente) e trasmette il reclamo alle agenzie di protezione dei consumatori in caso di conflitto. Effettua anche controlli periodici per assicurarsi che i broker non abbiano riacquisito le informazioni per vie traverse.

Surfshark Incogni opera negli USA, in Canada, nel Regno Unito, in Svizzera e nell’Unione Europea e si appella alle leggi CCPA, PIPEDA e GDPR. Il vantaggio principale di questo servizio e che ci vorrebbero anni prima che una singola persona riesca a rimuovere i propri dati dai broker, mentre il sistema qui si ripete ciclicamente tenendo i dati personali lontano da queste organizzazioni.

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2. Eseguire una profonda pulizia digitale

Un’altra cosa da fare è mettere mano alle impostazioni dei propri account social consentendo solo agli amici di visualizzare i propri post e impedendo a chiunque altro di vedere qualcosa di diverso dalla propria foto del profilo.

E’ buona cosa utilizzare poi lo strumento di controllo delle password di Google per vedere se i dettagli dei propri account sono stati pubblicati online. Per ogni risultato trovato bisogna poi accedere al sito interessato ed eliminare l’account (se non si usa più) o cambiare la password. E se l’account non si può cancellare, si possono sempre sostituire le informazioni personali con parole senza senso per eliminare qualsiasi collegamento alla propria persona.

Inoltre fatevi un giro nella vostra casella di posta e cliccate su “Annulla Inscrizione” a tutti quei servizi che vi inviano email e a cui non siete interessati. Già che ci siete, se avete ricevuto qualche email di spam o phishing, contrassegnatelo come tale con lo strumento di filtraggio offerto dal vostro provider; se poi ricevete email di spam che contengono spesso le stesse parole, come “bitcoin”, “crypto” e simili, inserite queste parole nei filtri in modo da bloccarle automaticamente.

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3. Cambiate le vostre abitudini di navigazione

L’ultima cosa da fare per proteggere la propria privacy online è navigare consapevolmente. Un buon passo avanti è usare strumenti di ricerca come DuckDuckGo al posto di Google e browser come Tor al posto di Chrome.

Dedicate poi qualche minuto per installare le estensioni dei browser che bloccano annunci e tracker; create una seconda email per iscrivervi ai vari servizi; cambiate i nomi utente per renderli meno identificabili (Mario1234 è meglio di MarioRossi1980); impostate l’autenticazione a due fattori quando possibile; usate un gestore di password per archiviare le password e renderle uniche e difficili da rintracciare; infine, prendete in considerazione l’uso di una VPN almeno quando accedete alle reti WiFi pubbliche.

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