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Conti truccati per Toshiba, azzeramento al vertice

Una commissione indipendente d’inchiesta ha evidenziato dati sovrastimati negli utili operativi di Toshiba, costringendo Hisao Tanaka, amministratore delegato del gruppo giapponese a dimettersi dopo essere stato indicato come responsabile di irregolarità nella presentazione dei conti.

Le dimissioni di Tanaka sono state annunciate dal gruppo in un comunicato ma anche i predecessori Norio Sasaki (vicepresidente) e Atsutoshi Nishida (consigliere speciale) hanno deciso di lasciare i rispettivi incarichi, insieme con altri cinque membri del consiglio di amministrazione.

Da quanto è emerso finora vari esponenti del top management truccavano i bilanci dilazionando la contabilizzazione di perdite in modo da ottenere risultati positivi che tali non erano. Tanaka e il suo predecessore Sasaki erano informati delle sopravvalutazioni degli utili ma la cultura d’impresa avrebbe impedito loro di agire contro la volontà dei livelli superiori.

Negli ultimi sette anni i profitti sarebbero stati gonfiati per un totale di 151 miliardi di yen, pari a oltre 1,2 miliardi di dollari (più i 4,4 miliardi già annunciati dalla società). Non si sarebbe trattato dunque di episodi occasionali ma di un problema endemico dal quale la società nipponica esce a pezzi.

L’anno nel quale i trucchi contabili sarebbero stati applicati con maggiore dovizia è stato il 2012, in altre parole l’esercizio successivo all’incidente nucleare di Fukushima. È evidente che all’epoca si ritenne di dover minimizzarne in qualche modo l’impatto (Toshiba, lo ricordiamo, è proprietaria, tra le altre cose, dell’americana Westinghouse e ha fornito alcuni dei reattori coinvolti nell’incidente).

Il titolo in borsa è stato già duramente punito. Ora si muoveranno le autorità e autorità di regolamentazione. Nel comunicato di Toshiba l’azienda fa sapere di che la situazione è presa molto seriamente, si chiede scusa a investitori e azionisti e si annunciano piani per analizzare compiutamente i risultati e le raccomandazioni seguite alle indagini.

Non è la prima volta che una società nipponica viene “beccata” a truccare i conti. Nel 2011 Olympus aveva ammesso di aver per decenni nascosto perdite dovute (a suo dire) a investimenti sbagliati scatenando una bufera su una delle più importanti realtà nipponiche e in conseguenza della quale si arrivò al licenziamento dell’amministratore delegato anglosassone Michael Woodford, all’epoca in carica da solo due settimane, chiamato dall’ex presidente Tsuyoshi Kikukawa.

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