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Quella Microsoft che usa Mac. Ovvero: lavorare per il nemico

Cosa dire: sono 160, di lavoro fanno i programmatori e sviluppano il pacchetto di applicazioni più popolari per Mac: Office, da qualche tempo Virtual Pc e altro. Il problema è che lavorano negli uffici di Microsoft e sono gli unici autorizzati a tirare fuori un portatile di Apple durante le riunioni, indossare le magliette “I Don’t Do WIndows” e appendere alle pareti dell’ufficio i poster della campagna “Think Different” con la faccia di Einstein.

La difficile vita della Mac Business Unit di Redmond (grazie a Mauro Notarianni per questa segnalazione) è segnata da vari eventi: il popolo della Mela, quello vero, alle volte è un po’ critico con chi lavora per la Microsoft (facendo di ogni erba un fascio) e a Redmond il loro lavoro non viene certo apprezzato allo stesso livello di chi programma il codice base di Windows.

Eppure sono loro (e chi ha lavorato nel tempo in quella BU) che hanno consentito di mantenere costantemente allineato il mondo Pc e Mac, anche se alle volte con qualche ritardo. E sono anche gli eredi di una tradizione che Microsoft fa finta di non ricordare ma che sta alla base della storia dell’azienda di Bill Gates. Il software per Mac, infatti, è stato il primo, vero affare commerciale di successo per la neonata Microsoft. Che poi, a furia di guardare lo sviluppo di un nuovo sistema operativo basato sull’interfaccia a finestre destinato a un innovativo computer nato proprio 20 anni fa, ebbe “l’ispirazione” (alcuni lo chiamano furto) di creare Windows…

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