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Gli sviluppatori di Musi denunciano Apple

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Musi, un’app gratuita per lo streaming disponibile solo per iPhone, ha citato in giudizio Apple affermando che quest’ultima avrebbe violato gli accordi con gli sviluppatori, rimuovendo l’app dall’App Store senza un motivo valido.

Della vicenda riferisce il sito statunitense Arstechnica: a detta di Musi, Apple avrebbe deciso di rimuovere l’app in questione dall’App Store in seguito a segnalazioni di presunte affermazioni “infondate” di YouTube, seconda la quale Musi vìola proprietà intellettuali della piattaforma web che consente la condivisione e visualizzazione in rete di contenuti multimediali.

Musi afferma che la rimozione dell’app è stata decisa per un reclamo: secondo YouTube, l’app viola generici “termini di servizio” senza specificare quali. YouTube, sempre secondo Musi, avrebbe mentito a Apple, negando l’esistenza di tentativi di accordi tra le parti.

Musi è un’app controversa: presentata nel 2016, è una sorta di Spotify per ascoltare musica gratis sfruttando YouTube e altri contenuti online, con guadagni per gli sviluppatori che derivano dalla visualizzazione di annunci pubblicitari.

Musi afferma che la musica in streaming arriva da contenuti disponibili gratuitamente su YouTube; il problema è che, anziché usare le API di YouTube, gli sviluppatori dell’app sfruttano i video bypassando i meccanismi di interfacciamento ufficiali concessi agli sviluppatori, mostrando quella che chiamano una “interfaccia accrescitiva” che secondo Musi “non memorizza, elabora o trasferisce video YouTube” ma “riproduce o visualizza contenuti in base alle interazioni dell’utente con la piattaforma, migliorando l’esperienza d’uso con la tecnologia proprietaria di Musi”.

Gli sviluppatori dell'app Musi hanno citato in giudizio Apple per la rimozione dall'App Store

YouTube si è evidentemente stancata delle spiegazioni di Musi, anche se gli sviluppatori dell’app affermano di avere avuto contatti sporadici con YouTube sin dal 2015, rispondendo alle loro richieste, indicando quando richiesto dettagli sul funzionamento dell’app e insistendo nell’affermare che questa è perfettamente conforme ai termini di servizio di YouTube.

Nonostante i presunti contatti con YouTube, quest’ultima ha deciso di agire, contattando anche Apple e Cupertino ha deciso di rumuovre l’app dall’App Store. La Mela si trova quindi al centro della disputa: “mpropriamente schierata” con YouTube a detta degli sviluppatori. Cupertino ha chiesto alle due parti di risolvere la questione; gli sviluppatori dell’app affermano di avere più volte cercato di mettersi in contatto con YouTube senza ricevere risposte; la piattaforma di condivisione video avrebbe riferito a Apple di non avere ricevuto risposte da Musi e quindi Apple ha acconsentito alla rimozione dell’app.

“La decisione di Apple di rimuovere bruscamente e arbitrariamente l’app Musi dall’App Store senza alcuna indicazione [..] su come l’app Musi avrebbe violato la proprietà intellettuale del denunciante o i suoi termini di servizio, è irragionevole, senza giusta causa e vìola i termini dell’accordo con gli sviluppatori di Apple”, scrive Musi nella citazione. I termini che gli sviluppatori di app sottoscrivono con Apple, prevedono che la rimozione avvenga se si “ritiene ragionevolmente” che questa vìoli diritti di proprietà intellettuali altrui, elementi per i quali, secondo Musi, Apple non ha le basi per ritenere ragionevole le affermazioni di YouTube.

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