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La Giustizia USA vuole fare a pezzi Google

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Negli Stati Uniti anni di indagini e processi stanno arrivando al dunque: stabilito il comportamento monopolistico di Google sulle ricerche online, inclusi i pagamenti ad Apple per essere il motore predefinito, sia il giudice federale, ma soprattutto il ramo antitrust del Dipartimento di Giustizia USA, valutano le soluzioni per ripristinare la concorrenza: sul tavolo ci sono tutte le ipotesi e le possibili richieste, che vanno dall’obbligo di modificare le pratiche commerciali di Big G, fino ad arrivare ai rimedi più estremi, inclusa la separazione di divisioni o interi settori.

Non si tratta di imporre un’altra multa record, ma di intervenire sul mercato, che negli USA è più sacro che altrove: questa volta la Giustizia USA parla di rimedi o, meglio, di cambiamenti strutturali.

Anche presi singolarmente le ricerche su Internet, la pubblicità, il sistema operativo Android, il browser Chrome e Google Play Store determinano come milioni di statunitensi e persone nel mondo accedono a Internet, ricercano e fanno acquisti, comunicano, lavorano e molto altro ancora. Ma il vantaggio di Google rispetto ai concorrenti è che può sfruttare l’enorme quantità di dati che emergono incrociando tute le sue attività, i suoi servizi, piattaforme e software.La Giustizia USA vuole fare a pezzi Google

A questo si aggiungono le pratiche anticompetitive e monopolistiche, confermate in agosto, che hanno ulteriormente ristretto se non azzerato le possibilità di accesso ad altre società, non solo piccole startup, ma anche una impresa ardua per colossi ben finanziati. La posizione dominante di Google su dati e piattaforme, sono convinti gli inquirenti, può creare un altro vantaggio per Big G anche nella rivoluzione dell’Intelligenza Artificiale in corso.

La lista dei rimedi straordinari del Dipartimento di Giustizia USA, segnalata dal New York Times, contempla l’obbligo per Google di divulgare alcuni dei suoi dati più segreti ai concorrenti, come per esempio quelli sulle ricerche internet. In alternativa Big G potrebbe vedersi costretto a modificare alcune delle sue pratiche commerciali più discusse, come per esempio nella pubblicità online.

Infine, e qui rientrano i rimedi più tosti, l’antitrust USA potrebbe chiedere lo scorporo di rami e divisioni: in questo caso, per esempio, Google potrebbe essere obbligata a separarsi della divisione pubblicità online, oppure scorporare Android per renderlo una società separata.

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Si tratta di rimedi che gli USA hanno intrapreso solo raramente nella storia e per una lista molto ristretta di società. Le sentenze più celebri che la causa antitrust Google richiama alla memoria sono il caso Stati Uniti contro Standard Oil che risale al 1911 e il caso AT&T con lo scorporo di Bell nel 1982.

Secondo alcuni la separazione di AT&T contribuì non poco alla rivoluzione digitale e informatica di quegli anni. Forse potrebbe succedere lo stesso ora, con vantaggi in vista per Microsoft, OpenAI e non solo.

Ma secondo gli osservatori d’Oltreoceano la lista all’antitrust USA significa anche che tutti concordano che bisogna fare qualcosa, ma ancora nessuno sa bene cosa. Non bisognerà attendere molto: a novembre sapremo come si concluderà la causa su attività e tecnologia pubblicitaria di Google. Bisogna invece attendere il 2025 per la sentenza del secondo processo sulle pratiche monopolistiche.

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