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Google tira in ballo Apple per evitare una multa della Commissione Europea

Google ha criticato gli organi di regolamentazione europei per avere ignorato Apple e la rivalità tra Apple e Android nell’ambito delle accuse antitrust mosse a Google.

Lo riferisce Reuters spiegando che Big G sta cercando di un modo per ottenere l’annullamento dal tribunale della sanzione di 4,34 miliardi di euro comminata da Bruxelles nel 2018, a seguito di un’indagine su Android.

Secondo il regolatore europeo, dal 2011 Big G ha sfruttato Android per consolidare il proprio dominio nel settore della ricerca su Internet, impedendo ai rivali di competere con il servizio di Google. Davanti ai cinque giudici del tribunale, i rappresentanti del gruppo americano hanno spiegato che Android è stato un “enorme successo” che stimola la concorrenza, affermando ancora che “La Commissione ha chiuso un occhio sulla reale dinamica competitiva in questo settore, quella tra Apple e Android”, ha riferito uno degli avvocati di Google. “Definendo il mercato in modo troppo restrittivo e minimizzando il potente vincolo imposto dal potere di Apple, la Commissione ha erroneamente ritenuto che Google dominasse i settori dei sistemi operativi mobili e degli app store, mentre di fatto è un vigoroso disgregatore di mercato”.

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La Commissione europea sostiene che “tirare in ballo Apple in gioco non cambia molto le cose”, giacché Apple e Google seguono modelli diversi e anche perché Apple copre una quota di mercato minore. Android è installato su circa l’80% degli smartphone venduti nel mondo.

L’avvocato della Commissione Nicholas Khan, ha spiegato: “La condotta di Google ha negato qualsiasi opportunità di concorrenza”, facendo riferimento agli accordi che obbligavano i produttori di smartphone ad installare Chrome, Google Play e le varie app di Mountain View, non ritenendo che Google sia in diretta competizione con Apple e da qui l’accusa di posizione dominante nei suoi confronti.

Secondo la Commissione, il dominio di Google e le barriere poste per frenare i rivali è una sorta di “circolo virtuoso per Google, ma vizioso per tutti gli altri”.

Google continua a combattere per evitare la sanzione e per il verdetto finale potrebbe essere necessario attendere fino al 2022.

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