Sino ad ora i piccoli, piccolissimi dischi (meno di due pollici) utilizzati non solo sugli iPod ma anche su personal computer portatili “estremi” – come alcuni modelli Sony mai arrivati in Europa o negli Stati Uniti – adesso maturi contenitori di dati.
I nuovi hard disk presentati da Hitachi sono della linea da 1,8 pollici e raggiungono la capacità di 40 e 60 GB. Quasi un record se si pensa che i modelli da 2,5 pollici comunemente utilizzati nei personal computer portatili sono “fermi” a 100 GB (ma già si attende il salto verso i 120 e i 140 GB).
Non si tratta solo di capienza o di velocità , comunque. Anche se i nuovi dischi di Hitachi “girano” a 4.200 giri al minuto e hanno un tempo di latenza di 7,1 millisecondi e un tempo medio per trovare le informazioni di 15 millisecondi, fattori questi che li rendono paragonabili ai “fratelli maggiori” impiegati nei laptop. Per quanto riguarda le dimensioni, i modelli precedenti era alti 7 millimetri e pesavano 47 grammi, i nuovi (con doppio piatto e seconda coppia di testine) sono alti 9,5 millimetri e pesano 62 grammi.
No, il punto centrale è la capacità di Hitachi di integrare una interfaccia IDE standard, al posto dell’interfaccia ZIF utilizzata sinora. La differenza, per la quale sono in realtà interessati solo i fabbricanti di schede madri e gli OEM, ha un suo interesse perché apre la strada a una maggiore standardizzazione delle componenti e quindi al calo dei costi necessari a implementare l’uso di questi dischi. L’interfaccia IDE porta come conseguenza la porta parallela ATA-100 su tutti i dischi.
Il punto rilevante, dicevamo, è quello dei costi. Si tratta sinora, infatti, di costi “occulti”, calcolati sopra il valore dell’hard disk dal punto di vista di chi ne deve sviluppare le schede logiche su cui verranno impiegati e quindi si ripercuote nel costo finale all’utente. Adesso, questa voce di costo sta per calare sensibilmente e quindi apre la via a una riduzione dei costi complessivi di quasi tutti gli apparecchi che ne fanno uso…
